JELMONI, Francesco Aimone
Nato a Milano il 10 sett. 1910 da Amilcare ed Elvira Ferrari, si trasferì a Roma dove conseguì la maturità scientifica nel 1928 e si iscrisse al biennio di ingegneria. Ritornò a Milano nel 1930 dove venne ammesso al terzo anno di ingegneria civile al Politecnico. Conseguì la laurea con lode (ottobre 1933) e successivamente le specializzazioni in ingegneria stradale (1935) e in cemento armato (1936). Subito dopo la laurea lo J. fu impegnato a supporto dei corsi sia di costruzioni stradali e ferroviarie (con il prof. C.I. Azimonti), sia di meccanica razionale, sia di statica grafica (con U. Cisotti). Il suo stato di servizio inizia quale assistente volontario dal 1° nov. 1933, prosegue quale assistente incaricato dal 1° nov. 1934, poi aiuto incaricato dal maggio 1945 con primo incarico di insegnamento, quale professore ufficiale, nel settembre 1943; poco prima, nel giugno 1943, aveva conseguito la libera docenza in costruzioni stradali e ferroviarie, che gli fu confermata nel 1949.
Dal 1943 al 1960 lo J. svolse presso il Politecnico di Milano, quale professore incaricato, il corso di costruzioni stradali e ferroviarie; nel 1960 divenne professore ordinario della stessa materia che successivamente sarà denominata costruzione di strade, ferrovie, aeroporti.
Dal 1946 al 1980 insegnò economia dei trasporti presso l'Università cattolica di Milano. Al Politecnico diresse dal 1943 al 1982 l'istituto di vie e trasporti, dove attivò le scuole di perfezionamento e cultura in tecnica stradale e in tecnica del traffico. Nel 1985 divenne professore emerito.
All'attività accademica accompagnò un'intensa e significativa vita professionale che lo rese protagonista della storia infrastrutturale dell'Italia. Caratteristica peculiare del suo impegno è una concezione globale della figura dell'ingegnere che spazia dall'opera in sé considerata al contesto generale, dai momenti iniziali di definizione della idea ai dibattiti politici di sostegno della realizzazione, dal rigore tecnico del progetto fino alla fase costruttiva.
L'esempio più significativo di tale impostazione, è l'autostrada del Sole, da Milano a Roma per 553 km e poi da Roma a Napoli per altri 202 km. Di questa grande arteria, iniziata nel 1956 e conclusa nel 1964, lo J. viene riconosciuto il grande ideatore e progettista, prima (1952) a supporto della SISI (Agip, Fiat, Pirelli, Italcementi) e poi (1955) dell'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI) con Italstrade Spa.
Per il ruolo determinante in tale realizzazione gli venne assegnato - nel 1965, su proposta del Consiglio nazionale delle ricerche - il premio internazionale delle comunicazioni "Cristoforo Colombo" che, conferito per la prima volta a uno studioso italiano, costituiva una sorta di Nobel per i trasporti.
Lo J. progettò e realizzò tra il 1960 e il 1975 anche altri tratti autostradali, tra cui i più significativi restano, anche per l'avanzata concezione tecnica, la Genova-Sestri Levante, la Messina-Catania, la Genova-Alessandria-Sempione e la Messina-Palermo. Partecipò attivamente alle commissioni ministeriali di studio sui problemi dei trafori alpini, ferroviari e stradali, sostenendo interventi nelle Alpi centroccidentali. Tra le sue realizzazioni nel settore aeroportuale si ricordano i progetti (1958-60) delle piste di Milano Linate e di Malpensa.
Moltissime le opere realizzate, ma molte anche le iniziative sostenute senza esiti realizzativi, specie per idee di tracciato dove lo J. eccelleva per sensibilità progettuale e creativa. Si ricordano gli studi per l'autostrada Pedemontana da Biella a Bergamo, i progetti di trafori stradali nelle Alpi Retiche.
Nella attività professionale di ingegnere lo J. mantenne un esclusivo interesse di alto profilo, evitando la routine degli ordinari lavori. Le sue opere di grande ingegneria vanno lette quale diretta prosecuzione applicativa dell'impegno accademico.
Presidente (1950-75) della commissione trasporti dell'Automobile Club di Milano, nonché vicepresidente (1950-65) della Conferenza del traffico e della circolazione, entra inoltre, in quegli anni, nel consiglio di amministrazione dell'Azienda trasporti municipali di Milano.
Per oltre trent'anni lo J. ricoprì la carica di direttore responsabile di autorevoli riviste periodiche tecniche, come Asfalti, bitumi, catrami che, divenne, dalla metà degli anni Sessanta, Rivista della strada.
Ha lasciato oltre duecento pubblicazioni e ancor più numerosi articoli, riguardanti tutti gli aspetti del settore trasporti, alternando memorie di alto valore scientifico a testi divulgativi. I suoi saggi si distinguono per l'attenta cura stilistica e per l'interesse verso la ricostruzione del passato. Nelle opere scientifiche egli rivela un significativo spirito anticipatore: fin dall'immediato dopoguerra introduce nell'insegnamento di costruzioni stradali e ferroviarie l'ingegneria del traffico, la geotecnica e gli aeroporti.
Lo J. morì a Milano il 24 luglio 1991.
Fonti e Bibl.: Milano, Arch. generale del Politecnico, Fascicoli personali, 6600; F.A. Jelmoni, Origini e sviluppo delle strade, in Asfalti, bitumi, catrami, XVI (1947); Pubblicazioni dell'Istituto di costruzioni stradali e ferroviarie del Politecnico di Milano, 1950, n. 11; F.A. Jelmoni, Come ho progettato l'Autostrada del Sole, in Asfalti, bitumi, catrami, XXIX (1960), pp. 399-409; "Al prof. J. il premio internazionale "Cristoforo Colombo"", in Rivista della strada, XXXIV (1965), pp. 1039-1042; G. Da Rios - F.A. Jelmoni, Contributo al piano regolatore dei transiti stradali alpini, in Pubblicazioni dell'Istituto di vie e trasporti del Politecnico di Milano, 1971, n. 166; G. Da Rios, Ricordo del prof. A. J., in Le Strade, 1991, n. 1280, pp. 1215 s.