ACRI, Francesco
Nacque a Catanzaro il 19 marzo 1834 (alcuni biografi scrivono erroneamente 1836), di umile famiglia, e compì i suoi studi nella città natale, sotto la guidg del fratello Luigi (divenuto poi sacerdote, traduttore dell'Orazione per la corona di Demostene, Napoli 1858). L'educazione religiosa ricevuta dai padri liguorini prima e poi dagli scolopi, presso cui frequentò i corsi superiori, lasciò in lui una profonda traccia. Nel 1852 si diplomò in lettere e filosofia; nel 1857 si laureò in giurisprudenza. Nel 1859 aprì a Catanzaro una scuola privata, ma poi accettò un posto di precettore presso una famiglia in provincia di Cosenza. Dopo essere stato per qualche tempo a Chieti ad insegnare in un liceo di scolopi, nel 1861 vinse a Napoli un concorso per cattedre di filosofia, discutendo una tesi "Sovra il tempo e lo spazio" e ottenendo un favorevole giudizio da Vito Fornari, cui si legò di grande amicizia, scrivendone poi, in occasione della morte, sulla Rassegna nazionale (CXIX [1901], pp. 372-392). Non essendovi cattedre libere, l'A. si recò con una borsa di studio in Germania, ove frequentò (negli anni accademici 1861-62 e 1862-63) le lezioni dell'antihegeliano F. A. Trendelenburg e dell'hegeliano di destra K. L. Michelet. Tornato in Italia, insegnò per un anno (1863-64) al liceo di Modena. Nell'ottobre del 1864 fu trasferito alla direzione della scuola tecnica di Palermo; e nel settembre del 1865al liceo Spedalieri di Catania. Nel 1866-67 fu professore incaricato di filosofia teoretica presso l'università di Palermo, e vi tenne anche un corso libero di storia della filosofia. Fu poi nominato, nell'ottobre 1867, professore straordinario di filosofia teoretica e di storia della filosofia presso la medesima università; ma non ottenne la nomina definitiva per l'opposizione dei colleghi, che non avevano approvato un suo discorso contro i materialisti. In quegli anni l'A. veniva scrivendo l'Abbozzo di una teorica delle idee, pubblicato per la prima volta a Palermo nel 1870, e ripubblicato poi a Bologna nel 1907 col titolo: Videmus in aenigmate.
È questa l'unica opera veramente speculativa dell'A., con la quale egli si ripropone il problema platonico delle idee, muovendo dal presupposto che non ci sono idee semplici, ma che ogni idea, analizzata a fondo, implica tutte le altre; e lo scambievole rapporto di tutte le idee è sostenuto dalla loro totalunità. Questo organico mondo di idee, di cui l'A. discute la relazione con l'unità di Dio, può essere conosciuto dall'uomo intuitivamente, alla maniera giobertiana; tuttavia non in modo perfetto, ma solo "in aenigmate", almeno in questa vita. La problematica rosminiano-giobertiana in cui quest'opera, come tutto il pensiero dell'A., si inserisce, è dall'A, ritenuta tipicamente italiana, e ricollegata alla tradizione agostiniana e bonaventuriana contro quella tomista.
Nel 1871 fu chiamato alla cattedra di storia della filosofia dell'università di Bologna, vacante per il trasferimento di F. Fiorentino a Palermo. Nonostante il suo lungo insegnamento, l'A. rimase quasi sconosciuto al mondo della cultura italiana, sia per il suo carattere solitario, sia per avere scritto poco, soprattutto a causa di certo suo desiderio di prosa artistica, ereditato, attraverso il Fornari, dal purismo napoletano del Puoti. La sua principale fatica fu la traduzione dei dialoghi platonici, la quale occupò quasi tutta la sua vita e risultò un'opera di gran pregio, anche letterario, e sollecitatrice di una nuova lettura di Platone.
I titoli delle sue traduzioni sono: Volgarizzamenti da Platone di F. A.: Il Parmenide, Il Timeo, Berlin 1862; Dialoghi di Platone volgarizzati: il Fedone e il Critone, Napoli 1884; Contro ai veristi filosofi, politici e poeti. Ragionamenti di F. A. ai quali, come riprova, segue il volgarizzamento del Convito di Platone, Napoli 1885; Dialoghi di Platone volgarizzati: Il Timeo e l'Eutifrone, Napoli 1886; Dialoghi di Platone volgarizzati, L'Assioco, il Ione, il Menone, il Parmenide (premesso un ragionamento dal titolo "Si considera secondo filosofia se si possa volgarizzare uno scrittore, qualunque egli sia, e specialmente Platone"), Napoli 1889.
Tutte le traduzioni furono poi raccolte nei 3 volumi dei Dialoghi di Platone volgarizzati da F. A., Milano 1913-1915.
L'A. inoltre polemizzò sia contro gli hegeliani sia contro i positivisti, in difesa delle sue convinzioni spiritualiste e cattoliche. Già nella prolusione del 1871, intitolata Su 'L natura della storia della filosofia, Bologna 1872, l'A. aveva criticato le concezioni dello Hegel. Tre anni dopo, quando il Fiorentino scrisse Die philosophische Bewegung Italiens seit 1860 (in "Italia", herausgegeben von K. Hillebrand in Florenz, II, Leipzig 1875, pp. 156), esaltando gli hegeliani e trascurando gli altri pensatori italiani, l'A. rispose con la Critica di alcune critiche di Spaventa, Fiorentino e Imbriani su i nostri filosofi moderni, Bologna 1875. Il Fiorentino replicò con il volume La filosofia contemporanea in Italia, Napoli 1876, cui l'A. rispose con I critici della critica di alcune critiche, cioè i professori Spaventa, Fiorentino e Imbriani, apparsi in sogno al professor Acri, Bologna 1876. A conclusione della polemica, l'A. pubblicò a Firenze, nel 1877, Una nuova esposizione del sistema dello Spinoza. Tutti gli scritti relativi a questa discussione furono ripubblicati in Dialettica turbata e serena, Bologna 1911. Contro i positivisti l'A. pronunziò inoltre nel 1879 a Bologna la prolusione: Della relazione tra la coscienza e il corpo secondo i filosofi naturali sobri e quelli detti positivi e quelli materiali (pubblicata a Bologna nel 1880 ed inclusa poi nell'opera Videmus in aenigmate, cit.). Polemici contro il positivismo sono anche i ricordati Ragionamenti, premessi alla edizione del 1885 del Convito.
Eletto nel 1895 consigliere comunale di Bologna, l'A. si batté, nei suoi pochi discorsi politici, per l'introduzione del catechismo nelle scuole e contro il divorzio. L'impegno pratico in difesa della religione cattolica fu parte essenziale dell'attività e della figura dell'A.; e nel suo pensiero la fede, la tensione verso di essa e la sua giustificazione ebbero posto fondamentale, come pure la speculazione intorno all'idea di Dio e la meditazione, costante, del problema della morte.
Dal 1907 l'A. attese a raccogliere in collezione completa i suoi scritti.
Oltre i volumi già ricordati, pubblicò Amore, dolore e fede (Bologna 1908; 2 ediz., ibid. 1915), che contiene in gran parte commemorazioni di amici e parenti defunti ed è in certo senso l'opera sua più significativa. Un quarto volume di scritti, Dialettica serena (Bologna 1917), fu pubblicato postumo a cura del figlio Umberto (in esso è incluso il notevole scritto Un'ombra di nesso nella filosofia greca,g ià stampato dal 1881 al 1885 nella rivista torinese La Sapienza come serie di Lezioni di storia della filosofia).
L'A. morì a Bologna il 21 nov. 1913.
Fonti e Bibl.: Archivio Centrale dello Stato, Ministero della Pubbl. Istruz., Fascicoli personali (1860-1880), b. s. Sulla vita: L. Ambrosini, La vita [di F. A.], premessa a Le cose migliori, Lanciano 1910; M. Valgimigli, F. A., in Il nostro Carducci - Maestri e scolari della scuola bolognese, Bologna 1935, pp. 51-74. In generale e sul pensiero: L. Ambrosini, Un filosofo mistico e dialettico, in Rinnovamento, III (1909), pp. 312-368; E. Chiocchetti, Il sistema filosofico di F. A., in Riv. di filosofia neoscolastica, V (1913), pp. 566-585; R. Mondolfo, F. A. e il suo pensiero, Bologna 1914; G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia, I, I Platonici, Messina 1917, pp. 366-383; V. Pugliese, F. A., Catanzaro 1923; G. Marino, F. A., in Riv. rosminiana, XVII (1924), pp. 81-84; F. Calderaro, F. A. e il suo spiritualismo, Roma 1941; G. Alliney, I pensatori della seconda metà del sec. XIX, Milano 1942, pp. 304-312, 341-343; I. Cancarini, A., Brescia 1945 (con bibl.); L. Paggiaro, La filosofia di F. A., Padova 1953(con bibl. aggiornata al 1952); A. Carlini, F. A., in La filosofia italiana fra Ottocento e Novecento, Torino 1954, pp. 41-50; E. Garin, Cronache di filosofia italiana (1900-1943), Bari 1955, pp. 87-88; L. Monetti, Saggio sul pensiero filosofico di F. A., in Giorn. di metafisica, XII (1957), pp. 101-126 (poi in volume, Torino 1957).
Su A. maestro: R. Serra, recens. a Le cose migliori, in La Voce (1911), n. 10; L. Emery, Il nostro maestro A.,i n La Voce (1913), n. 48; D. M., F. A. - Pensieri e ricordi di un suo discepolo, in Riv. rosminiana, IX (1914-15), pp. 168-178; R. Mondolfo, La filosofia e l'insegnamento di F. A., in Riv. di filos., XIV (1923), pp. 289-319.