EXIMÈNIÇ, Francesc
Scrittore catalano, nato con ogni probabilità a Gerona verso il 1340, e morto forse a Perpignano, poco dopo il 1408. Vestì l'abito francescano e, singolarmente protetto dal re Pietro III, studiò teologia a Tortosa (1373-74). Durante la sua dimora a Barcellona, tra il 1377 e il 1383, ideò la sua enorme enciclopedia El Crestià, che, in tredici libri di vaste dimensioni, avrebbe dovuto illustrare le verità della fede e prescrivere all'uomo e al cittadino le norme della perfetta vita cristiana. A Valenza s'ebbe larghi onori, e dedicò (1384) ai giurati della città il Regiment de la cosa pública (Valenza 1499), che insieme con la Doctrina compendiosa de viure (Barcellona 1509) costituisce parte della materia svolta nel dodicesimo libro del Crestià, o Regiment de Prínceps (Valenza 1484): concezione dello stato ideale, rigorosamente accentrato e poggiante sulle virtù dell'individuo. Scrittore inesauribile, di larghe letture, piegato più verso il mondo che alla contemplazione, dopo aver compiuto suglì schemi di Dionigi l'Areopagita (1392) il Libre dels angels (Barcellona 1494), l'opera sua più diffusa e tradotta in castigliano, francese e latino, l'E. si volse all'educazione della donna col Libre de les dones (Barcellona 1495), e per la regina Maria, sposa di Martino I, compose in catalano la Scala Dei, trattatello di devozione. Della cultura biblica, che nell'interpretazione allegorica gli forniva argomenti per visioni e prognostici che suscitarono talvolta echi profondi di discussione, sono documento la Expositio in Psalmos pønitentiales e il De triplici statu mundi. Papa Benedetto XIII, cui aveva dedicato (1404) il Psalterium laudatorium (traduzione catalana di Guillem Fontana, Gerona 1495), lo nominò, poco innanzi la morte, vescovo di Elna e cardinale col titolo di San Lorenzo in Lucina (1408). Ultimo grande scrittore enciclopedico medievale, l'E., ai primordî dell'umanesimo catalano, si sforza di comporre in unità, entro la fede tradizionale, gli svariati elementi della cultura contemporanea. La sua opera immensa riesce, pur nel disordine con cui vi si travasa il sapere attinto a fonti disparate, lo specchio fedele di un periodo di crisi e di trasformazione, ed è l'espressione di un'austera anima di moralista che osserva la vita con larghezza di sentimento e di compatimento umano.
Bibl.: J. Massó y Torrents, Les obres de fra F. E., in Anuari del Istitut d'Estudis catalans, III, 1909-10, p. 588 segg.; J. H. Probst, Idées politiques et sociales de F. E., in Revue hispanique, XXXIX (1917), p. 1 segg.; P. Martí de Barcelona, Fra F. E., in Estudis franciscans, XL, p. 437 segg.