FRANCA CONTEA
(franc. Franche-Comté; ted. Freigrafschaft Burgund)
Regione storica della Francia centro-orientale (comprendente i dip. Doubs, Haute-Saône, Jura, Territoire de Belfort), così chiamata dagli inizi del sec. 14°, che pur facendo geograficamente parte della Borgogna (v.) se ne è distinta per autonome vicende politiche.Il territorio della F., formato da quattro pagi (Escuens, Varais, Portois, Amous) della civitas dei Sequani nella diocesi di Besançon, vide nel sec. 5° lo stanziamento dei Burgundi e successivamente condivise le sorti del regno di Borgogna, pur formando già nei secc. 9° e 10° una contea distinta. Morto nel 1032 Rodolfo III, ultimo sovrano del regno di Borgogna, il dominio della regione fu conteso tra i conti locali e gli arcivescovi di Besançon, che poterono costituire un principato indipendente grazie a una concessione dell'imperatore Enrico III (1017-1056). Con il matrimonio di Beatrice di Borgogna (1140 ca.-1184) con Federico I Barbarossa (1122-1190) la F. passò a far parte dei domini imperiali e solo alla metà del sec. 13° l'antica famiglia comitale tornò a impadronirsi della regione, grazie al matrimonio di Alice di Merania (m. nel 1279), contessa di Borgogna e di Savoia, con Ugo (m. nel 1266), figlio di Giovanni di Chalon, capostipite di un ramo cadetto che aveva in precedenza contestato l'autorità dei conti del ramo primogenito e che aveva assunto il controllo di Salins (od. Salins-les-Bains). Il figlio di Alice, il conte Ottone IV, vendette però nel 1295 la contea al re di Francia Filippo IV il Bello (1268-1314), suo genero. A tale acquisizione, che sostituì l'influenza francese a quella imperiale, seguì il matrimonio del duca di Borgogna Oddone IV (m. nel 1350 ca.) con Giovanna, figlia del re di Francia Filippo V il Lungo (1294-1322), la quale portò la F. in dote (1330). Alla morte del suo successore, Filippo I duca di Borgogna, detto di Rouvres (1346-1361), la F. passò a un'altra figlia di Filippo V, Margherita; ma il matrimonio della nipote Margherita di Mâle, contessa di Fiandra (1350-1405), con Filippo l'Ardito (1342-1404) ricondusse la contea nelle mani dei duchi di Borgogna, sotto i quali restò fino al 1477.L'attività economica della F. si basava su una prospera agricoltura, sullo sfruttamento delle acque, delle foreste e delle saline; gli Chalon contribuirono inoltre allo sviluppo dell'Alto Giura creandovi nuovi villaggi, ma un ruolo di grande rilievo fu svolto anche dalle città a vocazione commerciale, poste sulle strade che conducevano in Italia; né va dimenticata l'industria tessile, dal momento che le stoffe di Besançon erano apprezzate sul mercato genovese. Tutto questo spiega il progressivo arricchimento della borghesia della regione, che contribuì a finanziare la decorazione delle chiese di fondazione comitale o signorile. La nobiltà comitale, che, a partire dai Vergy, fece costruire nella regione numerosi castelli, occupava un posto importante nell'esercito e nel palazzo ducale.Dalla fine del sec. 12° a tutto il 13°, la borghesia cittadina di Besançon tentò di scuotere l'autorità dell'arcivescovo, che però, appoggiato dall'imperatore, impedì la costituzione di un Comune; Besançon rimase dunque una città imperiale, sotto la tutela del duca di Borgogna. L'autorità spirituale dell'arcivescovo superava i confini della F., comprendendo le diocesi di Losanna, Basilea e Belley. Lo sviluppo dei centri urbani generò la trasformazione di molte cappelle castrali in collegiate e la moltiplicazione delle parrocchiali (per es. Dôle, Salins); va ricordato inoltre il favore che l'arcivescovo Ugo di Salins (1031-1066) testimoniò verso l'istituzione dei Canonici: egli infatti costituì diversi Capitoli, in particolare a Besançon, dove i Canonici di Saint-Jean ricevettero le stesse prerogative di quelli di Saint-Etienne; la loro conseguente rivalità comportò la presenza in città di due cattedrali.La vita monastica si manifestò precocemente nel Giura, dove i 'padri del Giura', i ss. Romano e Lupicino, provenienti dall'aristocrazia senatoria di Lione, fondarono diversi monasteri, tra cui l'abbazia di Condat, che acquistò prima il nome di Saint-Oyand-de-Joux - da s. Eugendo abate, la cui tomba attirava un grande flusso di pellegrini - e poi quello di Saint-Claude, divenendo cattedrale dell'omonimo centro urbano. Nel sec. 7° ebbe notevole espansione il monachesimo irlandese (per es. a Lure nella valle dell'Ognon), introdotto a Luxeuil (od. Luxeuil-les-Bains) da s. Colombano; in seguito prevalse invece la Regola benedettina. Agli inizi del sec. 10° il movimento di riforma si diffuse a partire dall'abbaziale di Saint-Pierre a Gigny, fondata da Bernone (850 ca.-927), poi abate di Cluny. Molti monasteri della F. divennero priorati della grande abbazia borgognona, non senza resistenza, in particolar modo nell'abbaziale di Baume-les-Messieurs.Alla fine del sec. 11° il movimento eremitico trovò un ampio seguito, che favorì successivamente anche la costituzione di comunità certosine, premostratensi e cistercensi, mentre gli Ordini mendicanti conobbero a loro volta un intenso sviluppo nel Duecento.Nonostante il notevole numero e l'importanza delle fondazioni monastiche, in F. si conservano poche vestigia architettoniche di epoca altomedievale; tuttavia le indagini archeologiche hanno permesso di identificare alcune chiese risalenti ai primi secoli cristiani, come quella di Chassey-les-Montbozon (dip. Haute-Saône). La regione è invece ricca di edifici che testimoniano lo sviluppo della vita religiosa nell'11° secolo. Le costruzioni legate all'arcivescovo Ugo di Salins a Besançon e nella sua diocesi sono note solo attraverso le fonti, ma si conservano Saint-Pierre a Gigny e l'abbaziale di Baume-les-Messieurs. Nell'architettura della F. del sec. 11° si coglie una reale unità stilistica, non solamente nelle chiese del Giura (Saint-Hymetière, Saint-Lupicin presso Saint-Claude, Saint-Lothain, Saint-Désiré a Lons-le-Saunier, Saint-Just ad Arbois) vicine alle abbaziali di Baume-les-Messieurs e di Gigny, ma anche in alcuni edifici posti più a N, come l'abbaziale di Saint-Bénigne a Faverney. Queste costruzioni rivelano una notevole continuità con la tradizione architettonica dei territori dell'impero ed erano perciò caratterizzate, tra l'altro, da vasti interni coperti a tetto e da navate suddivise da pareti lisce, poggianti su grandi arcate sostenute da pilastri in muratura. Tuttavia, al di là di questi caratteri, consueti agli edifici delle regioni imperiali o vicine all'impero, l'esame delle costruzioni conservate permette di porre in evidenza tratti più peculiari. Il Saint-Pierre a Gigny, in particolare, costituisce una preziosa testimonianza delle ricerche condotte dagli architetti della F. nell'11° secolo. Ciò nonostante, la sua importanza è stata sovente sottovalutata, anche a causa delle molteplici trasformazioni che ne hanno alterato la disposizione originaria (distruzione dell'abside, dei bracci del transetto e delle sue cappelle orientate; chiusura dell'incrocio con tramezzi destinati a evitare il crollo della cupola, sorretta da pilastri troppo deboli; sostituzione nel corso del Duecento della primitiva copertura a tetto con volte ogivali). Malgrado tali rimaneggiamenti, è comunque possibile ricostruire idealmente l'edificio originario, che doveva essere in parte voltato (capocroce, transetto, navatelle) e che esemplificava le tendenze che andavano affermandosi intorno alla metà del sec. 11° nell'architettura romanica di talune regioni, come in particolare la vicina Borgogna.In pianta, la maggior parte dei capocroce di questo gruppo di edifici presenta disposizioni semplici: abside affiancata da ta da due absidiole o, come nel caso di Gigny, capocroce articolato in cinque cappelle orientate di profondità decrescente. Così come in alcuni esempi dell'antico regno di Borgogna, in queste chiese, con muratura a conci di piccole dimensioni, si rilevano variazioni nella tipologia dei sostegni, con pilastri alternativamente a pianta ottagonale, circolare o quadrata, disposti a coppie simmetriche a sostenere la copertura della navata centrale. Gli architetti sfruttarono le proporzioni di tali pilastri per ottenere effetti assai diversi: i pilastri del Saint-Désiré a Lons-le-Saunier o del Saint-Bénigne a Faverney sono alti e sottili, mentre quelli della chiesa di Saint-Lothain o del Saint-Just ad Arbois sono bassi e larghi; ma quali ne siano forme e proporzioni, essi sono privi di veri e propri capitelli e il passaggio dai fusti circolari od ottagonali alla parete piana viene nella maggior parte dei casi risolto con un tratto di muratura ad angoli smussati. Si riconosce in questo elemento il tipo di capitello largamente diffuso nel sec. 11° in un'area che si estende dalla valle del Po alla Borgogna, sino alla Lorena meridionale (per es. priorato di Froville). La scelta di tale austero partito architettonico si accompagna, in F. come altrove, al rifiuto della scultura monumentale e della ricchezza dei suoi effetti.La decorazione esterna a lesene costituisce un altro tratto comune ad alcune chiese della regione (Saint-Hymetière, Saint-Lothain, Saint-Lupicin, abbaziale di Baume-les-Messieurs) e a edifici analoghi dell'arco alpino o della Borgogna. Risulta difficile valutare la fortuna di tali soluzioni architettoniche nel tempo. La parrocchiale di ChâteauChalon, con sostegni in muratura a spigoli smussati su cui poggiano volte ogivali di un tipo piuttosto primitivo, pone il problema in maniera chiara. È peraltro vero che la F. del sec. 12° presenta un paesaggio artistico meno facilmente definibile.Al secondo quarto del secolo risale la ricostruzione della cattedrale di Saint-Jean a Besançon. Si tratta di un edificio ambizioso che presenta soluzioni di grande originalità: il ritorno a un corpo longitudinale interamente coperto a tetto, comprese le navate laterali, e scandito da file di colonne, come nelle basiliche paleocristiane; l'adozione di un impianto a due absidi contrapposte di ispirazione carolingia, ma con alzato a tre livelli ritmato da serie di tre arcate e tre finestre per campata, forse ispirato all'esempio di Cluny III; una ricca decorazione plastica che rivela tendenze protogotiche. Profondamente rimaneggiata nel sec. 13° da una copertura a volte ogivali che comportò la globale ridefinizione dell'alzato romanico, la cattedrale di Besançon non ha finora goduto dell'attenzione critica che merita. Essa sembra peraltro avere avuto scarsa eco nella regione, benché si inserisca in una corrente (Notre-Dame a Courtefontaine, Sainte-Marie-Madeleine a Marast nella valle dell'Ognon) che testimonia la ripresa delle coperture a tetto in un'epoca in cui l'architettura gotica cominciava a diffondersi nel domaine royal e nelle regioni vicine. Benché le volte ogivali siano state adottate abbastanza precocemente in alcune abbaziali cistercensi della F. (Cherlieu, Notre-Dame d'Acey nella valle dell'Ognon), lo stile gotico vi si diffuse lentamente e venne accettato con reticenza da molti architetti del 13° secolo.Tale resistenza fu forse incoraggiata dall'ideale di austerità che sembra avere costituito una costante nell'architettura religiosa della F. e avere conosciuto un rinnovamento nel sec. 12°, sotto l'impulso degli ordini riformati. Questo ideale si affermò, agli inizi del sec. 13°, in un gruppo di edifici (Autrey-lès-Gray, Pesmes nella valle dell'Ognon) in cui il corpo longitudinale a tre navate presenta un alzato a due soli livelli, scandito da sostegni a sistema uniforme (colonne o pilastri cruciformi) e caratterizzato da ampie superfici murarie aperte da finestre di modeste dimensioni. In qualche caso, come nel Saint-Christophe a Chissey (od. Chissey-lès-Mâcon), una grossa cornice che corre tra le grandi arcate e le finestre alte rimanda a soluzioni romaniche; una simile cornice si trovava nella cattedrale di Besançon. Solamente i capitelli a crochets, spesso realizzati in maniera schematica e quasi rudimentale, ricordano lo stile proprio del tempo; i portali continuarono a essere realizzati con profilo ad arco a tutto sesto e, benché l'abbaziale di Château-Chalon, distrutta durante la Rivoluzione francese, presentasse un portale con statue-colonna, la scultura architettonica sembra essere stata poco ricercata.Il secondo quarto del sec. 13° dovette segnare, con l'apertura di molti grandi cantieri, una svolta nella storia dell'architettura gotica in Franca Contea. Il rifacimento della cattedrale di Besançon, dopo l'incendio che nel 1212 aveva distrutto la copertura a tetto romanica, si ispirò direttamente alle soluzioni adottate nella cattedrale di Losanna, basate sullo sdoppiamento del muro nelle parti superiori della navata centrale. A Besançon l'architetto collocò una triplice arcatura davanti alla parete romanica, creando così un passaggio e dando vita a effetti di trasparenza che conferiscono all'alzato un carattere propriamente gotico. Un secolo più tardi, questo rifacimento della cattedrale dovette fungere da modello all'architetto che riedificò il corpo longitudinale della collegiata di Saint-Paul a Besançon, ma, a differenza di quanto accadeva in Borgogna, in F. lo sdoppiamento delle pareti non venne adottato con frequenza, perché si preferì restare fedeli alla locale tradizione del muro pieno. La maggior parte degli altri architetti della metà del sec. 13° si volse soprattutto verso modelli 'francesi'. Nell'abbaziale di Luxeuil, l'abside, iniziata in quest'epoca, è conforme ai principi dell'arte rayonnante; in Notre-Dame a Poligny, divenuta in seguito chiesa dei Domenicani, e a Saint-Anatoile a Salins, l'alzato a tre livelli comprende nella fascia mediana un triforio. Nonostante l'adozione, in Notre-Dame a Poligny, di pilastri di tipo chartriano in alcune campate e di tipo rayonnant in altre, si nota in questi edifici un attaccamento alla tradizione regionale, testimoniato in particolare dalle modeste dimensioni delle finestre e dall'ampiezza delle superfici murarie. A Luxeuil, dove intorno al 1280 si riprese la costruzione della chiesa abbaziale dopo un periodo di arresto dei lavori, si esaltò il deliberato ritorno alla semplicità formale nell'architettura monastica, una ricerca di semplicità destinata a imporsi in maniera duratura.L'avvio della ricostruzione alla fine del sec. 14° dell'abbaziale di Saint-Claude, portata a termine solo nel sec. 18°, appare come una rinascita dell'architettura monastica legata a correnti internazionali; spesso paragonata all'abbaziale della Chaise-Dieu (Auvergne), eretta alla metà del sec. 14°, essa presenta tuttavia punti di contatto anche con le abbaziali cistercensi di Salem in Germania (Baden-Württemberg) e di Kappel in Svizzera.L'intensa attività costruttiva che caratterizzò la F. nel sec. 18° determinò la scomparsa di un gran numero di edifici religiosi e civili medievali, rendendo talvolta difficile la lettura di quelli pervenuti. Il fenomeno, che interessò anche la statuaria, è riscontrabile per es. nei tre busti di profeti provenienti dalla Sainte-Madeleine a Besançon (Mus. des Beaux-Arts et d'Archéologie), uniche vestigia di un grande portale del sec. 13°, e nella splendida Vergine con il Bambino duecentesca del Saint-Just ad Arbois.
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