fotografia e tecnologia
fotografìa e tecnologìa. – Il primo decennio del 21° sec. è segnato dalla massiccia diffusione della fotografia digitale, sempre più fruita a livello di massa come standard di riferimento e non più come possibile alternativa alla fotografia analogica. A causa della progressiva accelerazione di questa tendenza, i parametri di seguito riportati sono destinati a una rapida obsolescenza (il fenomeno è evidente se si pensa che le prestazioni tecnologiche sono più che decuplicate in dieci anni). La risoluzione ottica della maggior parte delle fotocamere di uso comune si attesta attorno a 12 MB, sufficienti a realizzare immagini di buona qualità nei tradizionali formati della fotografia. Più diversificato è il mercato professionale, dove lo standard maggiormente diffuso è la reflex full frame, il cui sensore, generalmente basato su tecnologia CCD (Charge coupled device) o CMOS (Complementary metal oxide semiconductor), presenta un rapporto dimensionale di 1:1 rispetto al fotogramma del sistema analogico 35 mm (2,4×3,6 cm). Simili apparecchi possono registrare immagini delle dimensioni di 25÷35 MB in formato Raw («grezzo», tecnicamente un negativo digitale, cioè una trascrizione neutra dei dati captati dal sensore). I file, una volta sviluppati, cioè convertiti in un formato più comune, come TIFF (Tagged image file format) o PSD (Photoshop document), possono superare 70 MB. Nel passaggio al digitale la tecnologia fotografica ha conservato la distinzione tra i diversi formati di ripresa (oltre al 35 mm, nel Novecento i più comuni erano il medio e il grande formato, assimilabili a fotogrammi di 6×6 e 10×12 cm). Nel 2009, per es., la tedesca Leica ha prodotto una fotocamera medio formato di dimensioni molto simili alle vecchie reflex analogiche, ma con sensore di 3×4,5 cm in grado di produrre immagini di circa 40 MB. Lo standard analogico del banco ottico – sistema a pellicole piane grande formato composto da elementi modulari decentrabili e basculanti in grado di correggere la prospettiva e la profondità di campo dell’immagine – è invece stato sostituito da corpi medio formato con dorso (apparato di memorizzazione) digitale, che possono registrare file Raw di circa 80 MB (sviluppati superano 120 MB). Di fatto i fotografi che ancora lavorano con il banco ottico – strumento che consente nel corso delle riprese operazioni che in digitale devono essere eseguite in postproduzione – scelgono anche di utilizzare supporti analogici. Questa opzione assume spesso connotazioni ideologiche (tra le ragioni dell’analogico, per es., la predilezione per un approccio 'lento' e artigianale, meno vincolato agli automatismi del mezzo), il che è sintomatico di come tra i due standard permanga tuttora una certa tensione dialettica. All’evoluzione delle fotocamere si è subito affiancata la diffusione dei più diversi software di postproduzione: dal fotoritocco (tra i più diffusi, Photoshop e Lightroom) ai programmi di animazione e morphing (interpolazione e fusione di immagini), fino a quelli che consentono di realizzare mosaici, vedute panoramiche, ambienti tridimensionali e così via. Anche a livello di stampa, le possibilità negli ultimi anni sono molto aumentate. Si va dai vecchi supporti argentati, alla stampa digitale su supporto fotochimico (come il sistema Durst Lambda, tipico esempio di ibrido tecnologico), a numerose tecniche interamente digitali. Rispetto a questa drastica trasformazione, la chiusura degli stabilimenti produttivi di due case storiche quali Polaroid e Kodak, rispettivamente nel 2008 e nel 2012, ha assunto un valore simbolico. Il mercato analogico si è però via via riorganizzato, contestualmente alla crescita d'interesse da parte di amatori e professionisti per queste forme sempre più desuete, cosicché riemergono procedimenti legati al mercato home made del secolo scorso o addirittura tecniche che precedono la stessa origine della fotografia (Holga, Lomo, Instamatic, pinhole). Un punto di contatto tra queste tendenze può essere considerato lo straordinario incremento di fotografie prodotte attraverso camera phone, che integrano software in grado di imitare diverse tecniche arcaiche. In tal senso si può parlare di una nuova cultura diffusa della fotografia, praticata a livello di massa, soprattutto sul web attraverso siti di photo sharing come Flickr, e partecipe per molti versi della tendenza postmoderna verso la simulazione e l’ibridazione di tecnologie e immaginari appartenenti alla storia della riproducibilità tecnica.