• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

FOTOELASTICITÀ

di Domenico GENTILONI SILVERJ - Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)
  • Condividi

FOTOELASTICITÀ (App. I, p. 613)

Domenico GENTILONI SILVERJ

Fotoelasticità spaziale. - La fotoelasticità spaziale si propone di determinare lo stato elastico di un solido qualsiasi comunque sollecitato. Si colpisce il modello trasparente con luce polarizzata e si analizzano le perturbazioni che essa subisce per effetto della birifrangenza accidentale indotta nel modello dallo stato di tensione (e deformazione); questo principio è comune con la fotoelasticità piana, ma i principî fisici e in particolare ottici che si utilizzano sono notevolmente diversi.

In fotoelasticità spaziale il problema da risolvere è assai più complesso perché l'effetto ottico sul raggio di luce polarizzata che attraversa il modello è il risultante dei diversi effetti ottici intervenuti punto per punto lungo il percorso, e non si può quindi mettere in diretta relazione con lo stato di tensione dei singoli punti.

Un gruppo di metodi riguarda l'impiego della fotoelasticità piana per affrontare il problema spaziale in casi particolari. Così si possono studiare quelle parti di un modello tridimensionale il cui stato di tensione sia prevalentemente piano (es.: aste di tralicci spaziali, pareti di travi-cassone, ecc.).

Una tappa importante verso la soluzione del problema tridimensionale è data dalla conoscenza delle tensioni sulla superficie libera, dove l'ellissoide delle tensioni si riduce in ogni punto a un'ellisse. Si è pensato quindi di utilizzare il metodo della fotoelasticità piana per riflessione: A. Mesnager (1930) applica una pellicola di resina trasparente sulla superficie del modello resa speculare; G. Mabboux (1932) estende il metodo a solidi di calcestruzzo, includendo sulla superficie degli elementi di specchio. La resina ovvero gli specchi, assunto lo stato elastico della superficie, modificano il raggio polarizzato con doppio effetto (andata e ritorno). L'idea di Mabboux è stata recentemente ripresa da M. A. de Sousa Coutinho (1948). A. Favre (1932) propose di includere entro un modello di vetro speciale insensibile (di costante fotoelastica praticamente nulla) un vetrino sensibile nel punto da studiare in modo da riportare l'effetto ottico da globale a puntuale.

La fotoelasticità spaziale propriamente detta ha avuto inizio intorno al 1936 con i lavori di G. Oppel; oggi essa è ancora riservata a laboratorî specializzati che operano per metterne a punto i metodi, assai delicati sia dal punto di vista sperimentale che da quello teorico. Non è ancora entrata come strumento consueto di ricerca nel campo dell'ingegneria. Due principali metodi, del tutto distinti, sono stati proposti ed elaborati: nel primo la deformazione e la birifrangenza vengono "fissate " nel modello in modo che permangono dopo la rimozione delle forze esterne (G. Oppel, R. Hiltscher a Monaco: Erstarrungsverfahren; M. Hetenyi ed altri in America: fixation method); il secondo è il metodo per luce diffusa (R. Weller).

Nel primo metodo si utilizzano per la costruzione del modello le resine fenoliche (bachelite, marblette, trolon ecc.). Esse presentano un comportamento elastico lineare (entro opportuni limiti di tensione), sia alla temperatura ordinaria che a 80°÷110° C, ma alla temperatura elevata sono assai più deformabili e fotoelasticamente sensibili: il modulo di elasticità è circa 650 volte minore, la costante fotoelastica circa 25 volte maggiore che alla temperatura ordinaria. Il fenomeno viene spiegato secondo i concetti della polimerizzazione, ammettendo che il mezzo sia costituito da uno scheletro stabile di molecole unite da legami forti, i cui vani sarebbero riempiti da macromolecole (micelle) a legami deboli: a temperatura ordinaria la rigidità è data dal complesso, a temperatura elevata il materiale compreso nei vani fonde e la struttura resistente si riduce al solo scheletro, per cui si ha una rigidità assai inferiore pur mantenendosi un comportamento elastico.

Il modello viene riscaldato in bagno di olio e caricato quando si trova a circa 85° C, ottenendo la deformazione e la birifrangenza caratteristiche delle alte temperature; viene quindi raffreddato lentamente sempre sotto carico, mantenendosi così la deformazione. Quando alla temperatura ordinaria le forze vengono rimosse, soltanto una minima parte della deformazione e dell'effetto ottico scompare, corrispondentemente ai valori del modulo e della costante fotoelastica a temperatura ordinaria. Il potere birifrangente indotto dallo stato elastico viene pertanto quasi integralmente "fissato" nel modello e permane anche quando, con opportune precauzioni, si taglia il modello in lamelle piane di 2÷3 mm. di spessore. In questo modo viene superata la maggiore difficoltà della fotoelasticità spaziale, e cioè l'essere l'effetto ottico un effetto globale.

La lamella può essere tagliata in cubetti elementari. A ognuno di questi elementi, se sufficientemente piccolo, corrisponde uno stato tensionale spaziale; per conoscere il relativo ellissoide delle tensioni, occorre determinare l'indicatrice ottica come se il cubetto fosse un cristallo naturale (R. Hiltscher) e inoltre studiarlo in fotoelasticità piana.

Il metodo per luce diffusa proposto da R. Weller, consiste nel portare a coincidere con la generica sezione piana una lama di luce polarizzata che si può spostare in modo da esplorare l'intero modello. L'osservatore, disposto in modo che il raggio visuale giaccia nel piano del fronte d'onda (cioè in un piano normale a quello della sezione illuminata) e formi un angolo di 90° con la direzione di vibrazione della luce polarizzata originale, vede una serie di frange d'interferenza, le cui caratteristiche sono in relazione con lo stato tensionale dei punti della sezione illuminata. In ogni punto la distanza tra due frange successive è inversamente proporzionale alla differenza tra le due tensioni, massima e minima, che in quel punto si verificano nel piano del fronte d'onda.

Secondo la teoria della diffusione, la luce nell'attraversare il mezzo trasparente eccita la vibrazione di particelle submicroscopiche, che divengono in tal guisa sorgenti luminose. Se la luce incidente è polarizzata secondo la direzione r, anche la vibrazione della particella avviene in una direzione privilegiata s, normale ad r, e la luce emessa è visibile solo se il raggio visuale non coincide con tale direzione s. Se ora il mezzo è reso birifrangente dalla sollecitazione, la luce polarizzata originale genera due componenti che avanzano con velocità diverse e quindi dànno luogo a fenomeni d'interferenza lungo il percorso del raggio (per es., nei punti in cui le due componenti ritornano in fase si riproduce la luce polarizzata originale, e pertanto l'osservatore disposto a 90° con la direzione di polarizzazione, e quindi secondo s, vede un punto oscuro).

Bibl.: M. A. De Sousa Coutinho, Détermination des contraintes dans le béton par la méthode du tensomètre photoélastique, in Ann. Inst. Tech. du Bât. et des Trav. pub., maggio 1948, n. 20; A. G. Solakian, On the Hydrodynamic Analogy of Torsion, in Journ. of Appl. Mechs., III, 1936, p. A-31; G. Oppel, Polarisationsoptische Untersuchung räumlicher Spannungs-und Dehnungszustände, in Forsch. d. Ingenieurwes., VII, 1936; R. Hiltscher, Polarisationsoptische Untersuchung des raümlicher Spannungszustandes im korvengenten Licht, ibid. IX, 1938; M. Hetenyi, The Fundamentals of Three-dimensional Photoelasticity, in Journ. of Appl. Mechs., V, 1938, p. A-149; G. Giordano, Fondamenti e possibilità attuali della fotoelasticità tridimensionale, Palermo 1939; id., Fondamenti ottici della fotoelasticità tridimensionale, Palermo 1939; R. Weller, Three-dimensional Photoelasticity usig scattered light, in Journ. of Appl. Physics, 1941, p. 610; A. Pirard, La Photoélasticité, Parigi 1947.

Vedi anche
birifrangenza In ottica, proprietà di sostanze otticamente anisotrope (generalmente cristalli) di dar luogo al fenomeno della doppia rifrazione (o birifrazione), consistente nello sdoppiamento di un raggio incidente in due raggi rifratti (eventualmente sovrapposti). I due raggi hanno diverse velocità di propagazione ... fìsica atòmica fìsica atòmica Settore della fisica che si occupa dello studio dell'atomo, e precisamente della sua struttura, dei suoi costituenti e dei processi mediante i quali gli atomi interagiscono con altri atomi, con la radiazione elettromagnetica e, genericamente, con altre particelle. Nel corso degli ultimi ... Orso Mario Corbino Fisico italiano (Augusta 1876 - Roma 1937), fratello di Epicarmo. Prof. di fisica all'univ. di Messina dal 1905, passò nel 1908 in quella di Roma, ove (1918) divenne direttore dell'istituto fisico; senatore dal 1920, nel 1921 ministro della Pubblica Istruzione e nel 1923 dell'Economia Nazionale. Fu socio ... modello In arte e architettura, persona od oggetto che l’artista ritrae o riproduce, oppure esemplare preparatorio dell’opera finale. Nel linguaggio scientifico, costruzione schematica, puramente ipotetica o realizzata materialmente, di origine anche intuitiva, con cui viene rappresentato globalmente o soltanto ...
Tag
  • MODULO DI ELASTICITÀ
  • POLIMERIZZAZIONE
  • BIRIFRANGENZA
  • MESNAGER
  • ELLISSE
Altri risultati per FOTOELASTICITÀ
  • fotoelasticità
    Enciclopedia on line
    fotoelasticità Metodo per la determinazione sperimentale dello stato di tensione di un corpo sottoposto a carichi esterni, con procedimenti sfruttanti la birifrangenza meccanica su modelli. Essa costituisce, in vari casi, uno strumento di notevole importanza per i progettisti sia meccanici sia civili. ...
  • fotoelasticita
    Dizionario delle Scienze Fisiche (1996)
    fotoelasticità [Comp. di foto- e elasticità] [MCC] [OTT] Tecnica ottica, basata sulla birifrangenza meccanica, per valutare la distribuzione e l'entità delle tensioni in una struttura piana sollecitata (f. piana: v. oltre), mediante un modello di essa realizzato con un adatto materiale trasparente (modello ...
  • FOTOELASTICITÀ
    Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)
    FOTOELASTICITÀ (App. I, p. 613; II, 1, p. 962) Domenico GENTILONI SILVERJ Materiali per i modelli. - Continua la sperimentazione alla ricerca di materiali che presentino, oltre ai fondamentali pregi di elasticità lineare e resistenza, un'elevata sensibilità ottica accompagnata tuttavia da valori per ...
  • FOTOELASTICITÀ
    Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
    FOTOELASTICITÀ Enrico Volterra L'indagine sul comportamento statico delle strutture complesse sollecitate si è venuta perfezionando negli ultimi anni sia con l'ausilio del calcolo, sia soprattutto con l'introduzione di nuovi metodi di ricerca sperimentali. Tra questi occupa certamente il primo posto ...
Vocabolario
fotoelasticità
fotoelasticita fotoelasticità s. f. [comp. di foto-1 e elasticità]. – In fisica e in tecnica, metodo e teoria per la determinazione sperimentale, con procedimenti ottici sfruttanti la birifrangenza meccanica, delle tensioni in una struttura...
fotoelàstico
fotoelastico fotoelàstico agg. [comp. di foto-1 e elastico] (pl. m. -ci). – Attinente alla fotoelasticità: metodo f., modello fotoelastico.
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali