fossato
Nella ricca terminologia dantesca di nomi comuni di corsi d'acqua grandi, piccoli e minimi (‛ canale ', ‛ rigagno ' ‛ ruscelletto ' ‛ ruscello ', ‛ torrente ', ‛ rivo ', ‛ rivera ', ‛ fiumicello ', ‛ fiume ', ‛ fiumana ', ecc.) f., in quanto " rigagnolo ", è meno di ‛ fosso ', ‛ fossa ' (v.), che può significare anche " fiume ": sovr' una fonte che bolle e riversa / per un fossato che da lei deriva (If VII 102); in Pg V 119 è rivolo di acqua piovana che immette nei torrenti: la pioggia cadde, e a' fossati venne / di lei ciò che la terra non sofferse. Non diverso dai precedenti è il senso di f. in Cv IV VII 6 campo con siepi, con fossati, con pietre, con legname, con tutti quasi impedimenti.
In Fiore CXL 2 nel fossato / e' non ha guar che noi l'abbiam gittato, il f. di cui si parla è quello del castello fondato da Gelosia con gran fossi dintorno e barbacani (XXVIII 2).