FOSSATI (poi Fossati Bellani)
Famiglia di industriali tessili attiva a Monza e in Valtellina tra '800 e '900. Nel febbraio 1874 Felice (Monza, 8 ott. 1850-ivi, 24 nov. 1916), figlio di Luigi, di professione cappellaio e di Luigia Valera, fondò a Monza insieme con il cugino Antonio la ditta F. A. cugini Fossati, una società in nome collettivo dal capitale di 100.000 lire. Si trattava di una modesta tessitura a mano di cotone a carattere artigianale che probabilmente subentrava a una precedente iniziativa avviata sin dal 1852 da uno zio di Antonio, Quirino, anch'egli proveniente da una famiglia di cappellai.
Il cappellificio era infatti un'antica e affermata attività manifatturiera tipica di Monza, destinata a svilupparsi ulteriormente per qualche decennio; tuttavia già nel periodo preunitario aveva fatto la sua comparsa nella cittadina, e più in generale in Brianza, il settore cotoniero e specialmente il ramo della tessitura, mentre ad esempio nella zona di Legnano-Gallarate-Busto Arsizio si affermava di preferenza la filatura meccanizzata. È vero che a Monza il livello tecnologico rimase a lungo assai basso (erano utilizzati prevalentemente telai a mano), ma appunto negli anni Settanta del secolo XIX cominciò a diffondersi la tessitura meccanizzata.
In questo clima di lento superamento di una condizione di arretratezza tecnologica va inquadrato il fatto che pochi anni dopo la sua costituzione, l'azienda dei F. si dotasse di telai meccanici. La scelta si rivelò felice, perché la ditta conobbe subito una rapida espansione, ottenendo ben presto lusinghieri riconoscimenti a diverse esposizioni industriali. Nel 1894 lo stabilimento di Monza illuminato a luce elettrica da una dinamo del Tecnomasio italiano Cabella e mosso da forza motrice a vapore (generata da sei caldaie e da due macchine a vapore da 120 cavalli), comprendeva 400 telai meccanici e un reparto di tintoria e apparecchio, il tutto protetto da un efficiente impianto antincendio collegato a due grandi serbatoi d'acqua. Nella fabbrica erano attivi 600 operai, che lavoravano sotto la guida di un esperto direttore tecnico. Già allora il principale articolo prodotto dai F. era il tipo "florida" (poi denominato "Massaua bleu 10"), uno speciale tessuto colorato per indumenti da lavoro che incontrò larghissimo smercio sia in Italia sia all'estero, in particolare nell'America centrale e meridionale, dove la ditta si era precocemente introdotta grazie alle pionieristiche iniziative del "principe mercante" E. Dell'Acqua.
Pur in assenza di documenti contabili riferibili a quell'epoca, si deve presumere che questa politica produttiva fosse apportatrice di abbondanti profitti, perché proprio in quegli anni i F., e in particolare Felice, iniziarono a partecipare alla costituzione o al finanziamento azionario di altre imprese. Nonostante l'ottimo andamento aziendale, nell'aprile 1895 i cugini si separarono: mentre Antonio aprì un'altra tessitura a Monza, che peraltro non ebbe lunga vita (anche per l'atteggiamento di ostinata preclusione nei confronti delle nascenti organizzazioni sindacali, il che provocò una forte conflittualità all'interno della fabbrica), Felice, ormai unico titolare della ditta, di cui aveva rilevato tutti gli stabili e gli impianti, attuò una strategia di sviluppo di ampio respiro che mirava all'integrazione verticale della produzione, seppure in stabilimenti assai lontani fra loro.
Nel 1896 infatti era stata costruita a Sondrio, con capitali svizzeri, una piccola filatura di 9.000 fusi e 95 operai, la Spelty Keller e C., che, pur trovandosi in una posizione piuttosto decentrata rispetto alla localizzazione tradizionale dei cotonifici lombardi, poteva in compenso usufruire delle acque del torrente Mallero, che fornivano una buona e conveniente forza motrice idraulica, suscettibile, come poi in effetti avvenne, di utilizzazione idroelettrica. Così nel 1899 Felice ebbe una parte di primo piano nella trasformazione della ditta sondriese in società anonima, il Cotonificio di Sondrio Spelty Keller, con un capitale di 2.000.000 di lire.
Dopo aver trasferito nel 1902 la sede a Monza, nel 1905 la società, ormai sotto il pieno controllo di Felice, mutò il nome in Cotonificio di Sondrio e si ingrandì notevolmente, portando il numero dei fusi, alle soglie della prima guerra mondiale, a circa 30.000 (anche se gli anni tra il 1908 e il 1914 furono per l'azienda, e per l'intero settore cotoniero, piuttosto critici, causando perdite e contrazione degli addetti, soprattutto nell'opificio di Sondrio).
La filatura di Sondrio e la tessitura di Monza, sebbene controllate entrambe dalla famiglia F. e costituenti di fatto un unico organismo produttivo integrato di filatura-tessitura-tintoria, erano giuridicamente autonome e tale situazione si mantenne fino al giugno 1916, quando, pochi mesi prima della morte di Felice, le imprese di Monza e di Sondrio si unirono nei Cotonifici di Sondrio e Monza Felice Fossati, con un capitale di 3.000.000 di lire. Alla guida dell'azienda successe il primogenito Alberto (Monza, 15 luglio 1878-Merate, 30 ott. 1945), figlio di Felice e di Antonietta Bellani, il cui cognome i F. aggiunsero all'inizio degli anni Venti (secondo la testimonianza dei discendenti della famiglia, l'aggiunta fu determinata dalla volontà di distinguersi dagli altri Fossati, un cognome assai diffuso in Brianza e comune ad altre ditte tessili). Nel frattempo i fratelli Marco Tullio (Monza, 31 ott. 1880-Milano, 12 maggio 1961), Silvio (Monza, 8 ag. 1883-Sondrio, 17 apr. 1945), Luigi Vittorio (Monza, 16 ott. 1889-Roma, 3 apr. 1944) combattevano valorosamente in guerra.
Tra il 1919 e i primi anni Venti Alberto compì cospicui investimenti, portando il numero dei fusi a 42.000 (oltre a 5.800 fusi di ritorcitura) e quello dei telai a 660, di cui molti automatici. Superata la "grande crisi" iniziata nel 1929, e che comunque causò perdite di bilancio alla ditta solo nel 1931 e nel 1933, gli investimenti ripresero massicciamente: tra la fine degli anni Trenta e il periodo bellico fu importato un modernissimo impianto di tintoria in nastro, fu installato un impianto di "decatizzazione" dei tessuti per renderli irrestringibili ai lavaggi, nel 1942-43 fu rifatto e ampliato l'impianto idroelettrico di Sondrio e anche il devastante incendio che colpì la fabbrica valtellinese nell'agosto 1938 fu occasione per la totale ristrutturazione della vecchia filatura. Tenuto conto delle difficili condizioni dell'epoca e dell'entità degli investimenti realizzati, fu questo forse il periodo in cui i F. misero meglio in luce il loro dinamismo imprenditoriale.
Durante la seconda guerra mondiale i F. furono colpiti da gravi sciagure familiari: nel 1944 morì Luigi Vittorio; nell'aprile 1945 Silvio fu ucciso nel corso di un attacco delle formazioni partigiane e pochi mesi dopo scomparve Alberto. Marco Tullio, che fu poi nominato conte da Umberto II, rimase così da solo al vertice della società, anche se ben presto, data l'età anziana dello zio, emerse la figura del figlio di Alberto e Maria Luisa Somarelli, cioè Felice jr. (Monza, 2 genn. 1909-Madonna di Campiglio, 25 ag. 1994). Questi, laureato in giurisprudenza a Pavia, fu dapprima vicepresidente e direttore generale, poi alla morte dello zio assunse la presidenza della società, valendosi della collaborazione soprattutto del fratello Vittorio, detto Gian Vittorio (n. Monza, 22 ag. 1916), vicepresidente e consigliere delegato.
Intanto nell'immediato secondo dopoguerra fu attivato - e mantenuto per qualche anno - un altro stabilimento a Sovico, mentre nel 1946 fu avviata la costruzione di una nuova grande tessitura a Sondrio (dove già nel corso del conflitto erano stati trasportati alcuni telai automatici), che portò gradualmente alla definitiva chiusura di quella antica di Monza.
Nel 1953 l'azienda contava così 52.000 fusi di filatura, 8.000 di ritorcitura e 1.300 telai; da allora i telai si ridussero (erano 800 nel 1970), ma i fusi salirono a oltre 64.000, ai quali andavano aggiunti 20.000 fusi di ritorcitura con un numero di dipendenti che toccò nel 1962 il massimo delle 2.500 unità (ed erano ancora 1.700 nel 1974).
In realtà il grandioso complesso industriale, dopo avere conseguito forti utili di bilancio fino al 1960, si avviava a un triste declino: sempre in perdita a partire dal 1964, l'azienda si trovò nei primi anni Settanta in una gravissima crisi di liquidità e schiacciata da un pesante indebitamento: i debiti verso banche e istituti finanziari superavano infatti i 12 miliardi, a fronte di un capitale sociale di 1,8 miliardi, di cui 1,6 versati. Nel gennaio 1975 i F. decisero di chiudere la fabbrica, che venne immediatamente presidiata dalle maestranze; in un clima di forte tensione, nel febbraio il sindaco di Sondrio, sostenendo trattarsi della "più grave crisi economica e sociale" che avesse investito la Valtellina "a memoria d'uomo" (cfr. Domanda di ammissione…, all. 20), ordinò la requisizione degli stabilimenti. Dopo un inutile tentativo di ottenere prima l'amministrazione controllata e poi il concordato preventivo, nell'ottobre dello stesso anno la società, ormai impossibilitata a saldare i propri debiti, fu dichiarata fallita. Gli stabilimenti furono rilevati dal gruppo Ente nazionale idrocarburi (ENI), la cui gestione peraltro non impedì nuove perdite, e infine privatizzati.
Data l'incompletezza della documentazione consultabile, non è agevole individuare con precisione le ragioni del dissesto di quella che era una delle più gloriose e antiche imprese tessili nazionali.
Certo un ruolo negativo considerevole fu svolto dalla serie di congiunture sfavorevoli attraversate dall'economia italiana e dalla crisi ormai strutturale del settore tessile; non si può d'altra parte non rilevare il pericoloso ritardo con cui si procedette a una radicale e ineluttabile ristrutturazione tecnologica, tanto che nel 1974 ancora funzionavano in fabbrica stiratoi, filatoi e ritorcitoi d'anteguerra, nonché carde del 1947, mentre in tessitura battevano centinaia di telai del 1949 o di poco posteriori. In realtà la crisi degli anni Sessanta e l'insufficienza dei capitali ("la base azionaria estremamente ristretta, quasi familiare" impediva poi il ricorso al mercato azionario; cfr. Memoria…) avevano praticamente bloccato gli investimenti dell'impresa, che furono ripresi, fra l'altro in un momento di drastica riduzione della domanda, solo dopo la legge del 1971 a favore del settore (legge grazie alla quale il cotonificio valtellinese godette di finanziamenti agevolati per oltre 3 miliardi). Non solo, le normali difficoltà iniziali che comportava l'introduzione di nuove macchine si rivelarono alla Fossati ancora più acute, provocando la perdita di 1.000.000 di m² di tessuti difettosi. Inoltre la tipologia produttiva della Fossati, anche se aveva permesso in passato lusinghieri successi commerciali, era rimasta obiettivamente arretrata, proprio in un periodo in cui diveniva essenziale per la sopravvivenza del tessile l'acquisizione di alti o altissimi livelli qualitativi. Benché infatti si fosse spinta, e con buoni risultati, la produzione di filati per maglieria (tinti in rocche e mercerizzati in matasse), nel 1974 quasi la metà del prodotto di tessitura era ancora costituita dal vecchio "Massaua bleu" o comunque da tessuti per abiti da lavoro. Si devono infine sottolineare l'esuberanza numerica e la scarsa produttività di una manodopera particolare ancora legata all'antico modello dell'"operaio-contadino", modello che, se nel secolo XIX aveva per molti versi favorito il radicamento nel territorio e lo sviluppo del settore cotoniero, appariva ormai del tutto inadeguato. D'altra parte è interessante notare che dalla popolazione locale era accolta con sincera gratitudine la benevola tolleranza di Felice jr. "rispetto alle assenze nella stagione del fieno o in quella della vendemmia" (Centro Valle, 18 sett. 1994), nonostante gli effetti sulla regolarità produttiva che è facile immaginare.
Con la caduta dell'azienda di famiglia i F. cedettero anche le importanti partecipazioni industriali che detenevano da gran tempo. Già infatti Felice sr., oltre a essere stato nell'ultimo ventennio del secolo XIX uno dei maggiori finanziatori della Manifattura Festi Rasini di Villa d'Ogna, era entrato in due fra le più imponenti aziende tessili dell'epoca, il Linificio e canapificio nazionale e il Lanificio di Gavardo, e i suoi discendenti ne accrebbero il controllo. Nel 1958 i F., e in particolare Gian Vittorio, crearono a San Pietro Berbenno la Manifattura dell'Adda, un'impresa di confezioni che lavorava i prodotti Fossati, mentre Felice jr. fu, all'inizio degli anni Settanta, vicepresidente e socio del Banco Ambrosiano. Un carattere temporaneo e per certi versi casuale ebbe invece, tra il 1926 e il 1932, il controllo del Lanificio di Brugherio (già Bertani), passato poi ai Marzotto. Notevole fu infine l'attività edilizia della famiglia specialmente a Monza: a partire dal 1887 Felice fece progettare e realizzare nella cittadina brianzola un nuovo moderno quartiere, un esempio seguito negli anni Venti del secolo successivo dal figlio Alberto.
La rilevanza ben presto assunta dai F. nel contesto economico locale e poi nazionale ne favorì certo l'ingresso e l'attiva partecipazione nei primi organismi di associazionismo imprenditoriale.
Felice fu tra i promotori della Federazione degli industriali di Monza, un'associazione sorta nel 1902 con finalità e metodi particolarmente moderni nel campo delle relazioni industriali, nonché membro ascoltato e influente dell'Associazione cotoniera, anche se non sempre docile, come del resto fu il figlio Alberto, nei confronti degli organismi creati dalla Cotoniera per limitare la produzione (l'Istituto cotoniero) o provvedere al trasporto del cotone greggio (l'Ente trasporto cotoni). Il figlio di Alberto, Felice jr., già più volte consigliere e vicepresidente della Cotoniera, ne assunse nel 1964 la presidenza che tenne fino al 1974, essendo stato rieletto nel 1967 e nel 1971. Assunto l'incarico in un periodo di forti turbolenze sindacali e di recessione economica, Felice jr. promosse la costituzione, all'interno dell'associazione di categoria, di un centro studi congiunturali che si segnalò per la serietà delle ricerche e dei risultati ottenuti. Oltre a procedere a una democratizzazione delle strutture direttive della Cotoniera (come l'istituzione del divieto di rielezione del presidente per una terza volta, cosicché il rinnovo del mandato nel 1971 fu concesso solo per una speciale deroga) Felice jr. si impegnò assiduamente per una celere approvazione della già citata legge del 1971 a sostegno del settore tessile nazionale.
Nel campo dei rapporti con la manodopera i F. seguirono, a cominciare dal periodo fra le due guerre, e dunque sotto la direzione di Alberto, il tipico modello "assistenziale", che si realizzava attraverso un sistema organico di provvidenze per i lavoratori (costruzione di case operaie, cure mediche gratuite, servizio di mensa, previdenza interna, organizzazione del tempo libero, colonie per i figli dei dipendenti, ecc.).
Tale sistema (e l'immagine del datore di lavoro che ne derivava) fu inizialmente introdotto a Monza, ma si trasferì poi in parte a Sondrio, dove, è interessante notarlo, si mantenne praticamente fino all'ultimo. In effetti più ancora che a Monza, centro industriale fitto di fabbriche e ormai caratterizzato da ampie diramazioni plurisettoriali, era a Sondrio che poteva esplicarsi questo tipo di relazioni industriali, poiché qui il Cotonificio Fossati rappresentava l'unico grande stabilimento manifatturiero presente, polo di attrazione e di sbocco lavorativo per un'area sostanzialmente depressa.
La famiglia F. ha lasciato importanti tracce anche per quanto riguarda la promozione culturale e la beneficenza. Se Alberto fu molto legato alla scuola professionale di Monza - di cui fu per molti anni presidente e finanziatore - Luigi Vittorio fu personaggio assai singolare perché, in apparente contrasto con il carattere estremamente tecnico della sua laurea in ingegneria, ebbe vasti interessi artistici e letterari, giungendo tra l'altro a raccogliere una ricca collezione di guide e libri di viaggio, che venne poi donata alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, dove è conservata in una sala intestata a suo nome. In ambito benefico i F. si distinsero per le donazioni all'ospedale di Monza e in occasione della fondazione dell'attuale Istituto dei tumori di Milano.
Fonti e Bibl.: L'Archivio del Cotonificio, conservato in infelici condizioni presso il curatore fallimentare di Monza, è pressoché inconsultabile. Si è potuto però utilizzare la cartella dal titolo Cotonificio Felice Fossati Spa. Domanda di ammissione alla procedura di amministrazione controllata… ed allegati relativi e in particolare la Memoria del presidente del Consiglio di amministrazione [Felice Fossati Bellani] del Cotonificio Felice Fossati, Monza 15 febbr. 1975. Monza, Archivio municipale, c. 1416, f. 6; c. 2191, f. 2; Milano, Arch. stor. della Banca commerciale italiana, Ente trasporto carni (ETC), c. 7, f. 1; c. 75, f. 3; Verbali del Comitato locale, n. 16; Comitato della Direzione centrale, nn. 2-4, 6-10; Libri inventari filiale Monza, 1918-1928; Ibid., Archivio storico della Camera di commercio, Registro ditte, scat. 528; Ibid., Archivio storico diocesano, Monza, S. Giovanni Battista, Atti di battesimo, 1844-1893; L. Sabbatini, Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Milano, Milano 1893, pp. 451, 454; E. Trevisani, Rivista industriale e commerciale di Milano e provincia, Milano 1894, p. 287; L. Einaudi, Un principe mercante. Studio sulla espansione coloniale ital., Torino 1900, p. 303; Ministero di Agricoltura, Ind. e Comm., Dir. gen. della statistica, Statistica industriale. Lombardia, Roma 1900, pp. 413, 429, 544; Ricordo del Linificio e canapificio nazionale. Anno 1900, Milano s.d., pp. n.n.; L'industria del cotone in Italia, in Annali di statistica, s. 4, LXIV (1902), 100, pp. 56, 117, 120; C. Di Nola, La crisi cotoniera e l'industria del cotone in Italia, in Giorn. degli economisti e riv. di statistica, s. 3, XXIII (1912), 44, pp. 546 s.; A. Cabiati, L'Istituto cotoniero ital. e la crisi, in La Riforma sociale, XX (1913), 24, p. 330; Bollettino della Cotoniera, XII (1916), luglio-agosto, p. 55; novembre-dicembre, pp. 156 s.; Uno sguardo all'industria monzese, in Primo centenario del 1848 monzese, Monza 1948, p. 34; I libri di viaggio e le guide della raccolta Luigi Vittorio F. Bellani. Catalogo descrittivo, a cura di A. Pescaroli, Roma 1957; Libro d'oro della nobiltà ital., XVI, Roma 1969-72, ad nomen; Creatori di lavoro, a cura della Confederaz. generale dell'industria ital., Roma 1969, ad nomen; S. Zaninelli, Vita economica e sociale, in Storia di Monza e della Brianza, a cura di A. Bosisio, III, Milano 1969, p. 149; E. Rullani, L'economia della provincia di Sondrio dal 1871 al 1971, Sondrio 1973, p. 180; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia 1894-1906, I, Milano 1974, p. 385; Cenni sullo sviluppo dell'industria cotoniera nella provincia di Bergamo. La "Festi Rasini", a cura di I. Lucchini, Villa d'Ogna 1975, pp. n.n.; E. Diligenti - A. Pozzi, La Brianza in un secolo di storia d'Italia (1848-1945), Milano 1980, pp. 131, 166, 168, 287; A. Bernard, Storia dell'Associazione cotoniera italiana, Milano 1982, pp. 154, 156, 166, 174-177, 179; A. Confalonieri, Banca e industria in Italia dalla crisi del 1907 all'agosto 1914, Milano 1982, I, p. 173, tab. XXVII; II, p. 162; M. Lovison, La contrattazione collettiva nell'azione di A. Grandi (1915-1925), in Boll. per la storia del movim. sociale cattolico in Italia, XVII (1982), pp. 48, 52; G. Longoni, Per una storia dell'associazionismo imprenditoriale in Lombardia: il caso della Federazione degli industriali monzesi, in Studi lombardi, I (1984), p. 179; G. Roverato, Una casa industriale. I Marzotto, Milano 1986, pp. 177-181; G. Longoni, Una città del lavoro. Industria, associazionismo imprenditoriale e relazioni sindacali a Monza all'epoca della prima industrializzazione (1870-1930), Bologna 1987, pp. 52 s., 91, 108 s., 112 s., 118, 120, 189, 212, 217; R. Romano, L'industria cotoniera lombarda dall'Unità al 1914, Milano 1992, passim; È morto Felice F., in La Provincia di Sondrio, 3 sett. 1994; F. Bettini, È scomparso Felice F. imprenditore "vecchio stampo", in Centro Valle (Sondrio), 18 sett. 1994; Associazione cotoniera italiana, Annuario dell'industria cotoniera in Italia, Milano 1912, pp. 48, 68, 170; Banca commerciale italiana, Cenni statistici sul movimento econ. dell'Italia, Milano 1915, p. 277; Credito italiano, Notizie statistiche sulle principali società ital. per azioni [e altre titolazioni], Milano-Roma 1912-1926; Associazione fra le società italiane per azioni, Annuario delle società associate [e altre titolazioni], Roma 1927-1980.