FOSFATURIA (da fosfato e dal gr. οὗron "urina")
È l'emissione d'urine torbide, lattescenti, fioccose, nelle quali l'esame chimico e microscopico dimostra la presenza di grandi quantità di precipitati amorfi o cristallini di fosfati.
La comparsa transitoria della fosfaturia si può avere in condizioni di ricambio organico perfettamente normali, in soggetti neuropatici (fosfaturia dei nevrastenici); però è nota una fosfaturia permanente che indica una tendenza patologica del ricambio, la quale va sotto il nome di diatesi fosfatica. La precipitazione visibile dei fosfati dipende da speciali condizioni d'ordine fisico-chimico dell'urina diventata meno acida o addirittura alcalina; non è lecito quindi in alcun modo, in base alla fosfaturia, ritenere che abbia luogo un reale aumento dell'escrezione dei fosfati dall'organismo. Infatti la fosfaturia si può avere anche soltanto per effetto di un regime alimentare ricco di vegetali, di frutta, oppure per l'assunzione di sostanze alcaline. Esiste d'altra parte una fosfaturia patologica (diatesi fosfatica) che ha il carattere precipuo d'essere continua nella sua produzione. Può derivare da cause multiple e ha importanza soprattutto nella genesi della calcolosi urinaria (v.). La diatesi fosfatica dipende dalla scarsa acidità urinaria, dovuta non di rado, a sua volta, a un'esaltata perdita di sostanze acide dall'organismo (secrezione gastrica ipercloridrica) e a un eccesso d'eliminazione di calce (calcaruria), almeno in rapporto alla quantità d'acido fosfatico disponibile per le combinazioni con la calce, dalle quali derivano i depositi di fosfati di calce. Essi precipitano già nella vescica, senza che perciò tutti i fosfaturici vadano soggetti alla calcolosi. La cura della diatesi fosfatica consiste nell'uso d'una dieta acidificante, e cioè ricca di cibo carneo, scarsa invece d'alimenti ricchi di calcio, come le uova, il latte e le patate, e nell'impiego d'acque acidule oltre che nell'uso di medicamenti atti a diminuire l'abnorme formazione d'acido cloridrico nello stomaco.