FOSFATI
Materia prima per l'industria chimica, che ne assorbe oltre il 97% della produzione mondiale per la trasformazione sia in fertilizzanti (90%), sia in prodotti per la fabbricazione di detergenti. I f., benché largamente diffusi sulla crosta terrestre, presentano un quadro della produzione e del commercio fortemente caratterizzato dalla concentrazione geografica
Ai rapidissimi progressi della produzione mondiale (più che quadruplicata negli ultimi 30 anni) non ha fatto riscontro una significativa diversificazione nell'ambito dei paesi produttori: USA, URSS e Marocco coprivano il 78% del totale nel 1960, il 79% nel 1970 e ancora il 64% nel 1989. Per di più, poiché le produzioni statunitense e sovietica sono sempre più orientate al soddisfacimento della domanda interna, il mercato internazionale è largamente soddisfatto dalla produzione marocchina che tende ad assumervi una posizione dominante
Questo livello di concentrazione geografica non appare destinato a subire drastiche riduzioni nel breve termine, sia per la tipologia dei giacimenti di f., sia per la relativa disponibilità di riserve. Infatti, mentre divengono economicamente trascurabili i giacimenti di origine organica (guano), rimangono limitati quelli di origine ignea (apatite), e hanno un peso marginale le scorie di defosforazione dell'industria siderurgica; i giacimenti sedimentari, che rappresentano il 95% delle riserve attuali e l'80% della produzione, concentrano in Marocco i due terzi delle riserve e i tre quarti delle risorse. Della restante parte di riserve, di rilievo la quota degli USA (10%) e del Sudafrica (10%); mentre l'URSS e l'Australia raggiungono rispettivamente solo il 3%. Con riferimento alle risorse, invece, peggiora sensibilmente la situazione di tutti i paesi citati, a eccezione dell'URSS (6%).
Il rapido incremento della produzione mondiale di f. va messo in relazione con gli altrettanto rapidi incrementi della domanda di fertilizzanti chimici da parte dell'agricoltura dei paesi sia a economia avanzata, sia del Terzo Mondo. La produzione mondiale di f. è quindi aumentata con progressività e ha subito solo marginalmente i contraccolpi della crisi economica, seguita agli shocks petroliferi. Da un totale mondiale di 36 milioni di t (1960) si è passati agli 85 milioni di t del 1970, ai 145 del 1980 e ai circa 160 del 1989. Solo nel biennio 1982-83 si è registrata una riduzione della produzione totale, per il considerevole rincaro del prezzo dei f. marocchini, nella fase più acuta della crisi del mercato petrolifero e delle materie prime. A partire dal 1983 i prezzi hanno subito un calo di circa il 30% e la produzione, nuovamente risalita, tende a stabilizzarsi attorno ai 150 milioni di t annue.
Con una produzione che si è alternata fra i 40 e i 50 milioni di t i principali produttori di f. sono gli USA, con tre importanti zone di estrazione. La maggiore è quella della Florida centrale, nella regione di Mulberry e Bartow, che si avvale del porto di Tampa per le esportazioni. La seconda è situata negli stati occidentali del Montana, del Wyoming, dell'Idaho e dello Utah. Il Tennessee, infine, costituisce la terza zona.
L'URSS, che è il secondo produttore mondiale e che dal 1979 ha sensibilmente aumentato la propria quota, non estrae che i tre quinti della quantità prodotta dagli USA. Dei tre distretti minerari individuabili, i primi due (Russia europea e sezione orientale del Kazakistan) sono orientati a soddisfare la domanda interna, il terzo (penisola di Kola), utilizzando allo scopo il porto di Murmansk, è prevalentemente orientato verso l'esportazione.
Anche in Marocco, quarto produttore mondiale con 18,7 milioni di t, s'individuano tre distretti di estrazione: Khouribga e Youssoufi sono attivi fin dal 1920; di recente i f. si estraggono anche a Bu Craa, nel territorio appartenente in precedenza al Sahara spagnolo e ora annesso al regno marocchino. Nel 1989 la Cina, le cui riserve ammontano a 15 miliardi di t, ha superato la produzione del Marocco.
Il commercio internazionale dei f. è costituito da una somma di mercati regionali piuttosto che da un vero e proprio mercato mondiale. Tuttavia, negli ultimi anni, con l'ampliamento dei tradizionali paesi consumatori che, oltre all'Europa occidentale, gli USA e l'Australia, comprendono anche il Giappone e l'Europa orientale, si assiste a una certa dilatazione del quadro dei flussi internazionali, in massima parte assicurati dalla produzione marocchina. Questa si dirige, per i due terzi, verso i paesi della CEE e per il resto in Giappone e verso gli stessi USA, orientati a utilizzare i più competitivi minerali marocchini, anche in funzione di una politica di conservazione delle risorse interne.