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forziera

di Luigi Vanossi - Enciclopedia Dantesca (1970)
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forziera

Luigi Vanossi

Forziere è la lezione portata dal codice in Fiore CXXIV 11 Ancor gastigo alressì usurai, / e que' che sopravendono a credenza, / roffïane e forziere e bordellai.

Il termine ha opposto una notevole resistenza ai tentativi esegetici. Così il Parodi: " forziera? CXXIV, 11. Potrebb'esser da leggere forzieri, anziché -e; il maschile si adatterebbe meglio al senso, che potrebbe supporsi, ‛ di forzatore ', come oggi dicono in Toscana a chi fa i giochi di forza. Si capisce che i ‛ forzatori ' d'allora potessero dal poeta essere accoppiati con bordellai, ecc. Meno probabile mi pare che il vocabolo sia da unire con forceor francese, forsador provenzale, ‛ chi commette azioni di violenza ' e, in ispecie, ‛ stupratore ' ". Delle due ipotesi formulate dallo studioso (sulla traccia del Tommaseo-Bellini: cfr. ‛ forzatore '), la seconda sembra la più verosimile (gli altri due elementi del verso si riferiscono entrambi al commercio sessuale). Non è forse del tutto priva d'interesse neppure la correzione sorziere (francese sorciers, " maliarde ", " streghe "), respinta dal Parodi in quanto " non s'addice ai vocaboli contigui ". Scarso contributo interpretativo fornisce il corrispondente passo del Roman de la Rose 11735 ss. " Ou vieilles putains ostelieres, / Ou maquerel, ou bordelieres, / Ou repris de quelconques vice ".

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