COERCITIVA, FORZA
. È noto che un pezzo di ferro o di acciaio, immerso in un campo magnetico, si magnetizza esso pure, e assume un'intensità di magnetizzazione, che, col crescere indefinito della forza magnetizzante, tende a un certo valore limite (saturazione magnetica). Se, quando il pezzo ha raggiunto la saturazione, la forza magnetizzante decresce fino ad annullarsi, l'intensità di magnetizzazione non torna a zero, ma conserva un valore più o meno grande, a seconda della qualità del materiale. Questa intensità di magnetizzazione, rimasta dopo tolto il campo magnetizzante, prende il nome di magnetismo residuo del pezzo. Per annullare il magnetismo residuo, e ridurre il corpo allo stato neutro, è necessario invertire il campo magnetizzante, cioè fare agire sul corpo una forza magnetica di opportuna intensità, diretta in senso opposto. Questa forza magnetica è chiamata forza coercitiva.
È interessante per la tecnica conoscere il valore della forza coercitiva dei materiali, perché ad essa è legata la perdita di energia per isteresi magnetica: ad esempio, per l'acciaio dolce usato nelle dinamo, il lavoro d'isteresi si può ritenere all'incirca uguale a quattro volte il prodotto della forza coercitiva per l'intensità di magnetizzazione massima. È noto che il ferro dolce ordinariamente conserva il magnetismo molto meno dell'acciaio, benché poi il magnetismo residuo nel ferro sia maggiore che nell'acciaio. Ciò dipende dal fatto che la forza coercitiva è piccola nel ferro dolce, grande nell'acciaio, sicché nel ferro l'azione smagnetizzante, dovuta al magnetismo libero, riesce facilmente ad annullare il magnetismo residuo. Questo avvieue soltanto se il pezzo ha lunghezza piccola, di fronte alle dimensioni trasversali; perché nel caso dei fili lunghi e sottili, dove l'azione smagnetizzante è trascurabile, il ferro si mantiene magnetizzato anche più dell'acciaio.