MARAZZI, Fortunato
Nacque a Crema il 19 luglio 1851, secondo dei quattro figli del conte Paolo e della contessa Laura Vimercati Sanseverino. Avviato alla carriera marinara, nel settembre 1870 fuggì dalla Scuola di Marina di Genova per unirsi ai volontari garibaldini in Francia, ma si arruolò nell'esercito francese, contando sull'appoggio del prozio O. Vimercati, addetto militare all'ambasciata italiana in Francia. Il 1° dic. 1870 il M. fu quindi nominato sottotenente nel Régiment étranger, con il quale combatté ad Arcey e a Montbéliard; il 3 febbr. 1871 fu promosso tenente. Successivamente partecipò alla repressione della Comune di Parigi - della quale scrisse un interessante resoconto, Sulla insurrezione parigina dell'anno 1871 (Milano 1873) - e combatté in Algeria.
Tornato in Italia e vinto un concorso speciale, il 25 maggio 1873 fu nominato sottotenente d'artiglieria. Superati i corsi della scuola di applicazione, il 23 ag. 1875 fu promosso tenente e assegnato al 5° reggimento artiglieria. Il 20 apr. 1879 sposò Giuseppina Vitale, cugina di L. Pelloux, dalla quale ebbe cinque figli: Mario nel 1880, Ortensia nel 1882, Anna nel 1883, Paolo nel 1889 e Ottaviano nel 1895.
Conclusa la Scuola di guerra e promosso capitano il 2 febbr. 1882, il M. transitò temporaneamente nello stato maggiore. Assegnato al comando del IV corpo d'armata e poi a quello della divisione militare di Genova, l'8 apr. 1888 fu promosso maggiore a scelta, passando a comandare il I battaglione del 30° reggimento fanteria.
Il M. cominciò anche a sviluppare la propria carriera politica: in una elezione suppletiva, il 23 febbr. 1890, fu eletto deputato di Crema e conservò poi il seggio fino al 1919. Fondò quindi il settimanale Il Paese. Giornale di Crema e circondario, il cui primo numero uscì sabato 1° marzo 1890, che divenne il veicolo delle posizioni politiche del M. per il resto della sua vita.
Il M. intervenne con frequenza nelle discussioni parlamentari e subito espose l'obiettivo per il quale si sarebbe battuto: il reclutamento territoriale per l'esercito che, malgrado alcune speranze affiorate di quando in quando, era destinato a restare una chimera.
Come molti suoi contemporanei, il M. temette la crescita del socialismo ed espose la sua visione della questione sociale nell'opuscolo Del socialismo (Crema 1892): non la lotta, ma la collaborazione tra il gruppo dirigente liberale e le classi meno agiate doveva essere la strada verso una progressiva diminuzione delle differenze economiche. Contemporaneamente espose le sue idee intorno alle questioni militari ne Il contingente unico e le sue conseguenze (Roma 1892), in cui esaminava il principio che tutti i cittadini non esonerati per legittimi motivi dovevano servire nell'esercito anche in tempo di pace.
Tenente colonnello dal 7 ag. 1894 e trasferito al 78° reggimento fanteria, il 26 ag. 1897 fu promosso colonnello e assunse il comando del 5° reggimento fanteria. Dopo la tempesta di fine secolo, il M. diede alle stampe la sua opera più nota L'esercito nei tempi nuovi (Roma 1901), in cui espose una serie di riforme imperniate su: sistema territoriale, sedi fisse dei reggimenti, ferme brevi, frequenti richiami, compagnie piccole, quadri eccellenti, forza bilanciata minima e scuola primaria militare obbligatoria.
Si era intanto avvicinato alle posizioni di S. Sonnino, anche se per alcuni anni restò favorevole a G. Giolitti. Il 18 genn. 1903 fu promosso maggior generale, passando a comandare la brigata Torino. L'11 febbr. 1906 fu nominato sottosegretario alla Guerra nel primo governo Sonnino, che però si dimise dopo soli cento giorni: da quel momento il M. rimase all'opposizione rispetto ai governi giolittiani.
Il 17 ott. 1907 assunse il comando della brigata Ferrara, che da Roma si trasferì a Catanzaro il 1° ott. 1908, e si distinse nelle operazioni di soccorso alle popolazioni colpite dal tragico terremoto del 29 dicembre successivo. Il 23 dic. 1909 fu poi promosso tenente generale e nominato comandante della divisione militare di Bari; il 16 maggio 1911 passò a comandare la divisione di Brescia, ma il 12 dic. 1912 fu giudicato "inidoneo" al comando di un corpo d'armata e il 1° ag. 1913 fu collocato in posizione ausiliaria a sua domanda.
Allo scoppio della Grande Guerra, il M. dapprima fu favorevole alla neutralità, ma con il passare dei mesi si spostò su posizioni di interventismo antiaustriaco, alimentato dai ricordi di gioventù e dal mai sopito amore verso la Francia. Il 1° marzo 1915 fu richiamato al comando della 29ª divisione. Durante le prime due battaglie dell'Isonzo gli furono via via sottratti tutti i reparti combattenti, quasi la divisione fosse il magazzino dei pezzi di ricambio di un'enorme macchina che già mostrava i primi guasti, e al M. rimase solo la facoltà di scegliere quali parti cedere agli altri. Inoltre, tra luglio e settembre, la divisione rimase vittima di un'epidemia di colera. L'unità prese parte alle successive tre battaglie dell'Isonzo nel settore del monte S. Michele ottenendo importanti risultati, anche se a prezzo di perdite elevate. Il 30 maggio 1916 il M. assunse il comando della 12ª divisione, che svolse un ruolo decisivo nella sesta battaglia dell'Isonzo: l'8 agosto i suoi soldati furono i primi a entrare a Gorizia.
L'esito delle successive due battaglie dell'Isonzo non fu però altrettanto brillante e ciò, unito ai cattivi rapporti con il nuovo superiore, P. Ruggeri Laderchi, e all'insofferenza verso la gestione cadorniana della guerra, indusse il M. a lasciare l'esercito: il mattino del 13 ott. 1916 se ne andò in licenza e poi si fece ricollocare in posizione ausiliaria a sua domanda, con un provvedimento unico, poiché in tempo di guerra ciò era consentito solo per motivi di salute. A parziale ricompensa delle sue delusioni, il M. fu insignito come ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.
Nel 1917 tenne due lunghi discorsi alla Camera riunita in comitato segreto, nel quale l'intera condotta della guerra venne sottoposta a dura critica. Cominciava anche il riavvicinamento a Giolitti e ai neutralisti: il M. aderì all'Unione parlamentare, costituita nell'ottobre 1917 dai deputati che volevano difendere la Camera dalle minacce degli interventisti, i quali fecero di lui uno fra i bersagli preferiti della loro collera.
Il M. all'ultimo momento decise di non presentarsi alle prime elezioni del dopoguerra, ma in compenso il 3 ott. 1920 fu nominato senatore. Non fece però in tempo a prestare giuramento perché morì a Crema l'8 genn. 1921.
Poco prima aveva completato il suo ultimo libro, Nazione armata (Roma 1921), nel quale riprendeva i temi militari a lui cari tentando di aggiornarli alla luce degli insegnamenti della guerra.
Fonti e Bibl.: Le carte personali del M. sono conservate dai familiari a Capergnanica (Cremona). Roma, Arch. centrale dello Stato, Carte Pelloux, sc. 51: Corrispondenza della rubrica, M-N; Carte Giolitti primo e secondo versamento, b. 8, f. 112; Fondo Cavour, sc. 14, f. 33; Carte Crispi. Deputazione di storia patria di Palermo, b. 155, f. 1678; Carte Boselli, b. 3, f. 29; Carte Capello, sc. 6, f. 77; Carte Orlando, b. 14, f. 721; Carte Riccio, sc. 1; Ibid., Arch. dell'Ufficio stor. dello stato maggiore dell'Esercito, Ordinamento e mobilitazione, c. 61; Carteggio sussidiario divisioni prima guerra mondiale, cc. 9315-9319; Milano, Civiche Raccolte storiche, Carte Roberto Brusati, c. 50, b. 63; Ibid., Fondazione G. Feltrinelli, Fondo Cavallotti, f. F. Marazzi; Camera dei deputati, legisl. XVI-XXIV, Atti parlamentari, Discussioni, Roma 1890-1919, ad ind.; Comitati segreti sulla condotta della guerra (giugno-dicembre 1917), Roma 1967; S. Sonnino, Diario 1866-1922, a cura di B.F. Brown, I-III, Bari, 1972-73, ad ind.; Id., Carteggio, 1914-1916, a cura di P. Pastorelli, Bari 1974, ad ind.; 1916-1922, a cura di P. Pastorelli, ibid. 1975, ad ind.; 1891-1913, a cura di B.F. Brown - P. Pastorelli, Roma-Bari 1981, ad ind.; L. Frassati, Un uomo, un giornale. Alfredo Frassati, II, 1, Roma 1979, pp. 279 s., 349 s., 370, 587-597; H. Ullrich, La classe politica nella crisi di partecipazione dell'Italia giolittiana. Liberali e radicali alla Camera dei deputati 1909-1913, Roma 1979, ad ind.; F. Botti - V. Ilari, Il pensiero militare italiano dal primo al secondo dopoguerra (1919-1949), Roma 1985, pp. 52-55; F. Botti, Note sul pensiero militare italiano dalla fine del secolo XIX all'inizio della prima guerra mondiale, in Studi storico-militari 1985, Roma 1986, pp. 25-41; A. Visintin, Esercito e società nella pubblicistica militare dell'ultimo Ottocento, in Riv. di storia contemporanea, XVI (1987), 1, pp. 50-55; A. Saccoman, Il generale Paolo Spingardi ministro della Guerra (1909-1914), Roma 1995, ad ind.; Id., Aristocrazia e politica nell'Italia liberale. F. M. militare e deputato (1851-1921), Milano 2000.