CARAFA, Fortunato Ilario
Nacque a Napoli il 16 febbr. 1631 da Girolamo principe di Roccella e da Diana di Orazio Vittori; tra i suoi fratelli ricordiamo Gregorio, gran maestro dell'Ordine gerosolimitano. Compiuti gli studi a Napoli, fu avviato alla carriera ecclesiastica; in questa fu fortemente agevolato dalla preminente posizione della famiglia. Intorno al 1670 infatti ebbe la carica di vicario generale di suo zio Simeone Carafa arcivescovo di Messina, e per le prove di fedeltà che in tale occasione diede nei confronti della Corona spagnola e per l'appoggio fornito alle autorità regie nella repressione dei moti messinesi del 1671, poté conquistarsi la stima e la fiducia di Carlo II, tra l'altro permettendo a monsignor Monge, giudice di monarchia, di imbarcarsi e mettersi in salvo a Milazzo, di fronte alla furia del popolo. Inoltre, in uno dei momenti più gravi della rivolta, nel luglio 1674, unitamente alle alte gerarchie di Messina, si dichiarò "nemico capitalissimo" della città. Quando poi i Messinesi, esasperati dal continuo rifiuto delle loro richieste da parte delle autorità spagnole, assalirono il palmo regio, il C. pensò bene di rifugiarsi nel forte del Salvatore, unitamente ad altri nobili della città, e in seguito si rifugiò a Milazzo col vicerè, facendo così aumentare a dismisura il disprezzo dei Messinesi nei suoi confronti.
I segni della gratitudine di Carlo II non si fecero attendere: subito dopo infatti il C. fu nominato ambasciatore del re di Spagna per il Regno di Napoli presso il pontefice, e in tale veste ebbe occasione di recarsi più volte a Madrid. Inoltre Carlo II intervenne in suo favore presso il papa nella lunga polemica giudiziaria ed extragiudiziaria promossa presso il tribunale di Napoli dai Carafa di Forlì contro i Carafa di Butera e della Roccella, mirante a stabilire a quale dei due rami spettasse la primogenitura della famiglia.
Carlo II intervenne ancora in favore del C. quando questi, recatosi ambasciatore a Roma per presentare a Innocenzo XI il tributo della chinea, sollecitò dal papa una dispensa per sposare sua nipote, la figlia di Carlo principe di Butera, onde impedire l'estinzione del ramo dei Carafa duchi della Roccella. L'appoggio del re spagnolo non fu di nessun aiuto al C., in quanto la fanciulla fece chiedere segretamente al papa di rifiutare la dispensa.
L'aiuto del re però continuò a dare i suoi frutti: nonostante il C. avesse soltanto la dignità di chierico, nel concistoro del 2 sett. 1686 Innocenzo XI lo creò cardinale prete di SS. Giovanni e Paolo, proprio su precisa istanza del re Carlo, e il 7 luglio 1687, essendo morto Paolo Carafa vescovo di Aversa. diocesi che era stata attribuita ai Carafa della Roccella fin dal 1616, il C. fu destinato a succedergli. Prese possesso della sua diocesi soltanto un anno dopo, il 5 giugno, "giorno memorabile - a detta del Parente - in quanto un terremoto venne a sconvolgere i festeggiamenti per il suo ingresso".
Della attività pastorale del C. vengono ricordati il progetto (mai realizzato per cause sconosciute) dell'istituzione di una casa di chierici regolari minori, cui avrebbe assegnato la chiesa di S. Anna; la costruzione del conservatorio di S. Michele al Carmine per rinchiudervi le prostitute; la riparazione dei danni causati dal terremoto al duomo della città; il tentativo di incrementare la partecipazione degli abitanti della sua diocesi alle missioni.
Partecipò ai conclavi di Alessandro VIII (1689) e di Innocenzo XII (1691), in entrambi seguendo pedissequamente le direttive imposte della corte spagnola. Le precarie condizioni di salute infine non gli permisero di assumere in quegli anni un qualche ruolo di preminenza in seno alla Curia.
Intorno al 1691 Innocenzo XII gli assegnò la legazione di Romagna, ma dopo appena un anno il C. fu costretto a rifiutarla non potendo soddisfare all'obbligo della residenza per ragioni di salute.
Morì a Napoli il 16 genn. 1697, e fu inumato nella cattedrale di Aversa.
Fonti e Bibl.: M. Guarnacci, Vitae et resgestae pontificum Romanorum et cardinalium, Romae 1751, I, pp. 273-76; L. Cardella, Mem. storiche de' cardinali, VII, Roma 1793, pp. 295 ss.; G. Parente, Origini e vicende eccles. dellacittà di Aversa, II, Napoli 1858, pp. 648 ss., G. Petruccelli della Gattina, Histoire diplom. des conclaves, II, Paris 1865, pp. 324, 365, 374, 379; F. Guardione, Storia delle rivoluzioni diMessina contro la Spagna (1671-1680), Palermo 1907, ad Indicem; L. von Pastor, Storia dei papi, XIV, 2, Roma 1962, ad Indicem; F. Nicolini, Nuovi studi ad illustraz. del "De rebus gestisAntonii Caraphei" di Giambattista Vico, in Arch. stor. per le prov. nap., n.s., XXV (1939), p. 84; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., XI, col. 991; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s.v. Carafa di Napoli, tav. V.