DURANTI, Fortunato
Nacque a Montefortino (Ascoli Piceno) il 25 sett. 1787 e nello stesso giorno fu battezzato nella locale pievania di S. Angelo (Dania, 1984, p. 139). Suo padre, Luigi, era calzolaio; la madre, Maria Licini, proveniva dal vicino paese di Belmonte Piceno.
Pare che fin da giovane fosse particolarmente versato nel disegno, e tramite uno zio di nome Pietro, domestico presso i marchesi Onorati a Iesi, entrò in contatto con un non meglio identificato monaco camaldolese dell'eremo del Massaccio (l'attuale Cupramontana), che lo indirizzò decisamente agli studi artistici. I veloci progressi compiuti dal D. convinsero il cardinale Bernardino Onorati ad inviarlo, a proprie spese, a Roma, dove prese a frequentare lo studio di Domenico Conti Bazzani, artista mantovano, che fu membro della commissione di controllo delle esportazioni delle opere d'arte dello Stato pontificio. Non conosciamo la data del trasferimento del D. a Roma, presumibilmente da collocarsi in epoca di poco precedente la morte del card. Onorati (agosto 1807).
A Roma il D. strinse amicizia con Carlo Baldeschi di Ischia di Castro (fratello di Giuseppe, futuro maestro di camera del papa Leone XII), al quale fu molto legato (sul retro dei disegno raffigurante il Ritratto di Carlo Baldeschi, eseguito da Tommaso Minardi, già appartenuto al D. e ora nella Biblioteca comunale di Fermo, inv. n. 174, si legge: "questo Ritratto è lunico amico Di Duranti Fortunato …"), e da subito iniziò a frequentare anche il Minardi, che, in un disegno, ne raffigurò lo studio a palazzo Batoni in via Bocca di Leone (ibid., inv. n. 221; anch'esso proveniente dalla collezione del Duranti). Il D. descrisse lo stesso studio in un foglio dove rappresentò se stesso al lavoro, di notte, accanto a uno scheletro e a un piccolo topo (cfr. Italian 19th Century drawings and watercolors… [catal., Shepherd Gallery], a cura di R. Olson, New York 1976, n. 235).
Già forse nei primi anni del suo soggiorno romano il D. conobbe Felice Giani e frequentò l'amico di questo, Michele Köck, e Bartolomeo Pinelli.
A Roma il D. prese ad occuparsi anche di antiquariato, acquistando e vendendo opere, e riunendo una pregevole collezione, che donò in parte a più riprese alla città natale (9 nov. 1842, 29 ag. 1854, 13 luglio 1861).
Al 1815, l'anno del congresso di Vienna, si data il viaggio del D. in Germania nel tentativo di vendere dipinti e incisioni della sua raccolta. Ma l'impresa falli: il D. venne arrestato con l'accusa di spionaggio, mentre le opere furono poste sotto sequestro. L'esperienza fu drammatica: con numerose difficoltà riusci a tornare in Italia (Ovidi, 1902) e tale fu il trauma subito che la mente dell'artista iniziò a vacillare, avviandosi irrimediabilmente verso la schizofrenia. È da credere tuttavia che non tutto sia da porre in relazione con quell'evento e che la giustificazione in questo senso della follia del D. sia una semplicistica risoluzione.
Successivamente il D. alternò permanenze a Montefortino con altre a Roma, fino alla fine del quarto decennio. Una ricevuta di pigione, stilata nel 1837, documenta uno degli ultimi soggiorni dell'artista a Roma (cfr. Fermo, Bibl. comun., foglio 1856; Dania, 1984, p. 19 n. 24).
Dal 1840 circa il D. si trasferi definitivamente a Montefortino, dove gli furono accanto amorevolmente gli amici Ludovico Prasseda, allievo di T. Minardi, Luigi Prosperi, presidente della locale congregazione di Carità, e Carlo Baldeschi; il collezionista inglese Carlo Wigram lo aiutò acquistando opere della sua raccolta e il Comune lo sostenne con prestiti.
Il 2febbr. 1863 il D. mori a Montefortino e fu sepolto nella chiesa di S. Giovanni (ora distrutta).
Il D. si dedicò quasi esclusivamente all'attività grafica. Tra i pochissimi dipinti conosciuti si annovera una copia (già nella collezione dell'autore e ora nella Pinacoteca comunale di Montefortino) tratta dalla zona superiore della Madonna di Foligno di Raffaello, desunta probabilmente dall'incisione di Marcantonio Raimondi (Papetti, 1984, p. 51; The illustrated Bartsch, XXVI, New York 1978, nn. 74, 74 b, 74 c), che servi forse da modello anche per la Vergine col Bambino in gloria, eseguita da Vincenzo Pagani (Pinacoteca civica di Ascoli Piceno, inv. n. 252), anch'essa, verosimilmente, non ignota al D. (Papetti, 1984, p. 55 n. 14). Otto disegni prepararono la copia del D.: tra questi, il foglio n. 562 della Biblioteca comunale di Fermo consente, tramite una scritta, di datare al 1809 l'intero manipolo.
Già da tali prove s'intende la particolare attenzione riposta dal D. nello studio dei grandi maestri del passato che non lo portò, comunque, a pedisseque traduzioni. Su questa scia sono da ricordare le sue meditazioni sul Pontormo (i fogli im. 431 e 730 della biblioteca fermana, e i nn. 1938-88-8051 e 1358-88-8048 del Cooper Hewitt Museum, Smithsonian Institution, di New York), Andrea del Sarto (foglio n. 574 della Biblioteca comunale di Fermo), Correggio, Luca Cambiaso, Guido Reni, Guercino (i nn. 242 e 745 della stessa Biblioteca), Poussin, Rembrandt (numerose esercitazioni presso il medesimo istituto), Salvator Rosa, fino a Tiepolo, Giaquinto, Felice Giani.
Si vedano inoltre la Madonna con Bambino o gli Studi per Sacra Famiglia (Fermo, Biblioteca comunale, nn. 55, 679); la Scena romana (ibid., n. 1422), o il Paesaggio roccioso con figure (Firenze, Fond. Roberto Longhi, inv. 87/13).
Il corpus della sua produzione grafica è ancora da definire: a tutt'oggi, comunque, ingentissimo, assomma tra gli altri più di milleduecento disegni già nella collezione dell'architetto Giovan Battista Carducci e ora nella Biblioteca di Fermo; novantaquattro presso la Fondazione Longhi; cinquantacinque nella Pinacoteca comunale di Ascoli Piceno; novanta nella Pinacoteca comunale di Montefortino, donati dall'artista stesso; numerosi altri a New York, Cooper Hewitt Museum, provenienti dalla raccolta Piancastelli; a Providence, Rhode Islandd School of design, e a Roma, Gabinetto nazionale dei disegni e delle stampe.
Una nota a parte merita la collezione di dipinti che il D. aveva riunito, e che donò, come si diceva, a Montefortino. Attualmente divise tra quest'ultima cittadina e i depositi della Soprintendenza di Urbino, le opere spaziano da Pietro Alarnanno a Nicola di Mastro Antonio di Ancona, da Maestro jacomo a Sebastiano Conca, Spadino, Cristoforo Munari, Corrado Giaquinto (Dania, 1984, pp. 127-131).
Fonti e Bibl.: Catalogo di ricca e numerosa raccolta di stampe … appartenuta al defonto cavalier Gio Battista Carducci di Fermo, Fermo 1879, pp. 71 s., n. 63; Montefortino, Archivio comunale, Memoria anonima su F. D. [fine XIX sec.]; E. Ovidi, T. Minardi e la sua scuola, Roma 1902, p. 100; A. Francini, Un singolare ottocentista, F. D., in Pinacotheca, I (1928), pp. 335-348; A. Corbara, Ancora sul Giani preromantico, in Paragone, I (1950), 9, p. 49; E. Golfieri, Felice Giani, ibid., 7, p. 29; E. Lavagnino, L'arte moderna dai neoclassici ai contemporanei, I, Torino 1956, pp. 219 ss.; A. M. Clark, Italian drawings from the Museum collection (catal.), Providence 1961, p. 4; L. Dania-L. Eitner, F. D. (catal.), Stanford 1965 (recens. in Master drawings, III [1965], p. 413); L. Dania, In America 65 disegni del pittore marchigiano F., D., in Rivista d'Ancona, VI (1965), 1, pp. 26-29; Id., La pittura a Fermo e nel suo circondario, Fermo 1968, p. 20, figg. 65-70; E. Beltrame Quattrocchi, Disegni dell'Ottocento dal Canova al Signorini (catal.), Roma 1969, pp. 24-32; R. P. Wunder, Architectural ornamental landscape and figure drawings (catal.), Middlebury 1975, p. 72; A. Pino Adami, La singolare opera grafica di F. D., in Antichità viva, XVI (1977), 6, pp. 58-63; L. Dal Pozzo-A. Pino, F. D. (catal.), Milano 1977; L. Dania, F. D. (catal.), Fermo 1978; A. Ottani Cavina, in L'età neoclassica a Faenza … (catal. della mostra a Faenza), Bologna 1979, pp. 111 s., 115 s.; R. J. M. Olson, Italian drawings 1780-1890 (catal.), Bloomington, In., 1980, pp. 100 ss.; L. Dania, F. D. (catal. della mostra a San Severino Marche), Milano 1984; S. Papetti, La mostra di disegni di F. D. a San Severino Marche, in Paragone, XXXIV (1984), 415, pp. 48-56.
G. Milantoni