FORTUNATO da Rovigo (al secolo Antonio Mattaraia)
Nacque a Rovigo il 10 maggio 1638 da Gasparo Mattaraia (anche Mattaraglia, Mattarazza, Mattaraya) ed Elena. Nel 1658 entrò nel convento dei cappuccini di S. Michele Arcangelo di Rovigo, dove compì il noviziato e dove professò i voti il 26 genn. 1659 come frate laico assumendo il nome di Fortunato. Destinato al convento di Padova in qualità di aiuto infermiere, F. ebbe come maestro fra Gregorio da Padova, naturalista e speziale, dal quale apprese il segreto della preparazione di una miracolosa panacea, detta "polvere dell'Algarotto".
A Padova F. ebbe modo di dedicarsi allo studio della botanica, per la quale aveva già da tempo dimostrato uno spiccato interesse; iniziò allora una corrispondenza epistolare con illustri botanici italiani e stranieri, destinata a continuare per tutta la vita e testimoniata dal lungo elenco di corrispondenti incluso nel volume IX del suo erbario.
Trasferito a Venezia sempre come aiuto infermiere, F. perfezionò le proprie conoscenze avvalendosi dell'amicizia di botanici come Michele Nuzio e Cristino Martinelli. Fu quindi destinato al convento di Verona dove rimase per lungo tempo come infermiere speziale e dove iniziò la compilazione dell'erbario; a questo scopo si recò più volte sul monte Baldo, famoso in quell'epoca per la ricchezza della sua flora, e coltivò egli stesso le specie più interessanti in un orto attiguo al convento. Grazie a molti confratelli missionari, da cui F. riceveva piante e semi di ogni parte del mondo, la sua raccolta poté arricchirsi di preziosi esemplari, inclusi più tardi in un primo erbario in sei volumi, Tavola di Montebaldo fiorito (1690), andata perduta nel 1842 e di cui rimangono solo le prime 54 carte, conservate presso la Biblioteca Mediceo-Laurenziana di Firenze (Ashb. 261).
Questo primo erbario era forse la bozza di uno più vasto che F. compose subito dopo e che doveva consistere di sette volumi infolio. F. riuscì a completarne soltanto sei, mentre il settimo fu ultimato dal suo allievo fra Petronio da Verona, che aggiunse un ottavo volume utilizzando il copioso materiale già raccolto dal maestro, ne redasse un nono di indici e note e abbellì il primo e l'ultimo di acquerelli e disegni a penna. L'opera, rimasta manoscritta, fu forse preparata per la stampa, di cui rimane il solo frontespizio: Theatrum plantarum, Patavii 1711.
Come si legge nell'ultimo volume, F. consultò le opere di ben 348 naturalisti prima di redigere il suo erbario, riportando poi sotto ogni esemplare il nome di coloro che per primi l'avevano descritto. Per la denominazione delle piante (di cui dava i sinonimi nelle diverse lingue) egli si attenne al "metodo giudiciosissimo de' Moderni", in particolare di Pierandrea Mattioli, autore dei Commentarii in libros sex Dioscoridis (Venetiis 1554). Nel complesso l'opera di F. mostra un'esattezza e una competenza ammirevoli: la disposizione delle piante, studiata in modo da evidenziarne tutte le parti utili a identificarla, e l'alto numero dei tipi descritti (esattamente 2.352, molti dei quali presenti nelle rispettive varietà, fino a un totale di circa 4.000) fanno giustamente considerare quella di F. come un'opera "veramente singolare e preziosa".
Un discorso a parte merita il volume IX di indici per la quantità di informazioni utili alla storia della botanica: si apre, infatti, con un lista di oltre 50 nomi di medici e botanici italiani e stranieri, alla cui opera si fa riferimento nell'erbario; più avanti è riportato l'elenco completo dei professori dell'orto botanico patavino fino al 1720; il nome di ben 348 autori botanici e alcune liste di medici veronesi dell'epoca forniscono, infine, un'ulteriore e rara testimonianza di scienziati altrimenti destinati all'oblio.
Rimasto per lungo tempo nel convento dei cappuccini di Verona, nel 1866 l'erbario passò al Comune in seguito alla soppressione del convento. Fu quindi destinato al Museo civico, ma nel 1882 una piena dell'Adige inondò i locali in cui era conservato il manoscritto; dimenticato in una soffitta del museo per oltre trent'anni, fu finalmente rintracciato e restaurato, ma gli acquarelli aggiunti dal suo allievo fra Petronio da Verona erano ormai irrimediabilmente rovinati. L'erbario è attualmente conservato presso il Museo di scienza naturale di Verona (Sezione Botanica), mentre nell'Archivio della Curia provinciale dei frati minori cappuccini di Mestre si trova L'indice vecchio delle piante dell'Erbario (Padova 1710), redatto a cura di fra Petronio da Verona.
Dei lunghi anni di attività di F. come infermiere speziale ci rimane soltanto un breve compendio di arte sanitaria, anch'esso manoscritto e conservato presso l'Archivio dei cappuccini di Mestre.
L'opera è divisa in tre parti: nella prima, Selva di varie compositioni appartenenti all'arte medica (1692), sono raccolte in 130 pagine ricette medicinali, descrizioni di malattie e prescrizioni della cura, formule per la preparazione di profumi, conserve, ecc., insieme con il riassunto di brani tratti da opere della medicina classica; segue la traduzione in volgare dell'opera del frate cappuccino P. Cavalli, Brevi curationi dimali particolari (1691); infine una copia, sempre di mano di F., della Medicina anima sive Rationalis praxis epitome (Veronae 1629) del medico e botanico veronese Francesco Pona.
Nel settembre 1682 F. si trovava come infermiere di nuovo a Venezia, da dove, insieme con altri confratelli, sottoscrisse la richiesta per la costruzione di nuove infermerie nel monastero del Ss. Redentore. Qui scrisse la prefazione dell'erbario - datata 18 ott. 1698 - preziosa fonte di notizie sulla sua vita e sul suo lavoro.
Ritornato a Verona, in un giorno non precisato del settembre 1701, F. intervenne per sedare una violenta lite sorta tra due confratelli e per errore venne gravemente colpito alla testa; probabilmente in seguito al trauma, F. morì di febbre pochi giorni dopo, "in concetto di non ordinaria virtù e scienza".
Fonti e Bibl.: Rovigo, Archivio parr. del Duomo, lib. IX, 13 giugno 1634-29 ott. 1639; Mestre, Arch. della Curia prov. dei frati minori capp., Registro professioni, 91, e Necrologio, f. 177; Rovigo, Bibl. Concordi, Mss. 107.7: Registro professioni fatte in questo loco di S. Michele Arch. de pp. cappuccini 1623-64; Annali della Provincia veneta dei ff. mm. cappuccini, A-DD, pp. 130 s., e A-FF, p. 265; Atti della Prov. dei ff. mm. capp. veneti, 1934, p. 28 e 1954, p. 166; F. Scolari, Notizia di un Erbario, Treviso 1838; L. Gaitier, Elogio di frate F. da R., Verona 1840; E.A. Cicogna, Delle inscriz. veneziane, V, Venezia 1842, pp. 192, 391; Cenni intorno alla chiesa e convento dei cappuccini in Rovigo, Rovigo 1851, pp. 30-32; P.A. Saccardo, La botanica in Italia, in Mem. del R. Ist. veneto di scienze, lett. e arti, XXV (1894-96), 4, p. 75; XXVI (1897-1902), 6, pp. 50, 158; Bernardino da Cittadella, Un frate botanico del '600: F. da R., in L'Italia francescana, III (1928), pp. 220-226; U. Tergolina, Cappuccini botanici: fra F. da R., fra Petronio da Verona, in Venezie francescane, I (1932), 3, pp. 147-162; A. Broglio, Il convento e i frati minori cappuccini di Rovigo, Rovigo 1936, pp. 16-19; Giovanni Crisostomo da Cittadella, Biblioteca dei frati minori cappuccini della provincia di Venezia (1535-1939), Padova 1944, pp. 281 s.; Cesare da Reana, Fra F. da R., in Palestra del clero, XXXV (1956), pp. 610-615.