forte (avv.)
È di largo impiego sia in verso che in prosa, e presente in tutte le opere di Dante. La varietà dei riferimenti comporta diverse gradazioni di significati, che non è difficile desumere dai contesti.
Nella Vita Nuova f., sempre in posizione immediatamente successiva al verbo con cui si collega, sianella prosa che nelle occorrenze poetiche, è unito a verbi che denotano stati d'animo, e ne rafforza l'idea: ‛ lamentarsi ' (XIV 6), ‛ sospirare ' (XXIII 3), ‛ piangere ' (XXIII 17), ‛ temere ' (XXXVI 4, XXXVII 8), ‛ assalire ' (figurato): Amore spesse volte di subito m'assalia sì forte (XVI 3). A questi esempi si assimilano per affinità di concetti numerose occorrenze del Fiore: X 3, XX 14, XXV 8, XXXII 5, LV 7, LXXIII 3, CLXXII 12, CLXXXI 7, CCII 3.
Nelle Rime f. è ancora posposto al verbo, talvolta dopo qualche parola. I termini di connessione concettuale riguardano ancora, come nella Vita Nuova (con uguale valore intensivo) la sfera del sentimento amoroso. Ecco la sequenza dei riferimenti: ‛ serrare ' (L 57, CI 18), ‛ tremare ' (LXVII 67), ‛ amare ' (XC 59), ‛ bramare ' (XCI 30), ‛ stringere ' (XCI 34), ‛ affannare ' (XCIII 4), ‛ fedire ' (CIII 49). In LXVII 67, XCI 30, CIII 49 la forma sì forte sta come antecedente di una consecutiva. Ai passi indicati si aggiunga Rime dubbie X 12 per quella donna che sì mira forte, dove, quando si accetti la lezione del Chigiano, il senso è " guarda tanto crudelmente " (Contini).
Come aggettivo avverbiale, f. sta in Cv II Voi che 'ntendendo 55 Canzone, io credo che saranno radi / color che tua ragione intendan bene, / tanto la parli faticosa e forte (commentato in II XI 7), dove l'aggettivo si riferisce allo stile della canzone, " elaborato e arduo " per lo studio della forma e la novità dei concetti.
Nella prosa del Convivio l'uso dell'avverbio esce dall'astrazione del concetto amoroso per passare, anche sul piano figurato, a valori meno generici: " velocemente " (I V 11 diremo del cavallo virtuoso che corre forte e molto); " profondamente " (VIII 12 l'utilitade sigilla la memoria de la imagine del dono, l [a] quale è nutrimento de l'amistade; e tanto più forte, quanto essa è migliore); " in modo arduo " (II XI 7 però che forte parli - ‛ forte ' dico quanto a la novitade de la sentenza); " intimamente " (III II 8 l'anima umana con quelle [bontadi] per via spirituale si unisce, tanto più tosto e più forte quanto quelle più appaiono perfette); " fortemente ", con i verbi ‛ dubitare ', ‛ maravigliare ', ‛ ridere ', rispettivamente in III XV 7, IV V 1, XV 6. In alcuni di questi esempi l'avverbio è anteposto al verbo. Mancano i costrutti consecutivi.
Nella Commedia l'avverbio si applica a diverse nozioni, aventi tutte carattere di concretezza, anche quando si tratti di riferimenti traslati. Ciò risulta evidente attraverso il confronto con l'uso dei medesimi termini e costrutti nelle altre opere. Numericamente a decrescere la presenza dell'avverbio nelle tre cantiche; frequente il nesso consecutivo ‛ sì f. che ', variamente collocato. Fuori da dipendenza consecutiva ‛ sì f. ' (o ‛ f. così ') sta per " tanto ", con valore rafforzativo.
Circa il senso, si possono distinguere quattro tipi di relazione:
1. Con verbi significanti moti affettivi, f. ha funzione intensiva inerente alla nozione del verbo: che è tanto greve / a lor che lamentar li fa sì forte? (If III 44); forte piangendo (III 107; cfr. anche Pg XVII 35); Amor... / mi prese del costui piacer sì forte, / che... (If V 104); cosa... / che tegna forte a sé l'anima volta (Pg IV 8); guardando il foco e imaginando forte (XXVII 17); poscia di dì in dì l'amò più forte (Pd XI 63).
2. Con verbi che denotano movimento, f. significa " con (tanta) violenza ": tremò sì forte, che... (If III 131); si forte guizzavan le giunte / che... (XIX 26); forte spingava con ambo le piote (XIX 120); Non fu tremoto... / che scotesse una torre così forte (XXXI 107); forte percossi 'l piè nel viso ad una (XXXII 78); non si scoteo sì forte Delo (Pg XX 130). In alcuni esempi che si riferiscono a persona f. sta per " velocemente " (If XIII 116 fuggendo sì forte); oppure " in fretta ", " rapidamente " (Pg XXI 19 e parte andavam forte; XXIV 2 ma ragionando andavam forte). Questo senso è anche in Fiore VI 2, CCIII 5, mentre in VI 5 Allor mi venni forte ristrignendo / verso del fior, f. vale " molto dappresso ". In Pd III 15 perla in bianca fronte / non vien men forte a le nostre pupille, l'espressione men forte (preferita dal Petrocchi alla lezione tradizionale men tosto) vale " con minore evidenza "; da ricordare anche la variante fiammando forte a guisa di comete di Pd XXIV 12 ( forte in luogo della tanto più sicura volte; cfr. Petrocchi, ad l.).
3. Con verbi concernenti il ‛ parlare ' e modi vari di espressione (‛ gridare ', ‛ soffiare ', ‛ minacciare ', ‛ leggere '), f. vale " con forza ": il nocchier forte / " Usciteci ", gridò (If VIII 80); Allor soffiò il tronco forte, e poi / si convertì quel vento in cotal voce (XIII 91); Allora il duca mio parlò di forza / tanto, ch'i' non l'avea sì forte udito (XIV 62); io vidi lui... / minacciar forte col dito (XXIX 26), e qui vuoi dire che la ‛ minaccia ' di Geri del Bello è espressa agitando con forza il dito verso D.; forte / gridando (Pg XV 107); poi gridò forte: " Qual grazia m'è questa? " (XXIII 42); mi legge Amore o lievemente o forte (Pd XXVI 18, dove ‛ leggere ' vale " dettare "). In Fiore CXXXIV 2 sì forte il biasimava e riprendea, f. sta per " aspramente ".
4. Con verbi indicanti proprietà o modo di essere di qualche cosa, f. sta per " strettamente " (If XXXII 50 Con legno legno spranga mai non cinse / forte così), oppure " abbondantemente ": fummavan forte, e 'l fummo si scontrava (XXV 93); si movien lumi, scintillando forte (Pd XIV 110). Qui pure Fiore VI 6, XCII 2, CLXXXVII 12. Negli ultimi due esempi coi verbi ‛ avviluppare ' e ‛ stringere ', f. si trova riferito a persona.
Una sola volta f. s'incontra unito a un participio: la donna mia, che mi vedëa in cura / forte sospeso (Pd XXVIII 41); il senso è " profondamente assorto ".