Vedi FORMIA dell'anno: 1960 - 1994
FORMIA (Formiae)
Città del litorale tirrenico situata nel golfo di Gaeta, legata nei ricordi mitici ai viaggi di Enea e degli Argonauti.
Non abbiamo nessuna documentazione archeologica delle età più antiche, risalendo il ricordo della città al 338 a. C., quando ebbe la civitas sine suffragio. Ottenuta nell'88 a. C. la cittadinanza romana, per divenire poi colonia romana sotto l'impero di Adriano col nome di Colonia Aelia Hadriana Augusta Formiae, F. già dall'età repubblicana, a causa anche della sua felice posizione sulla via Appia, fu tra le sedi favorite di soggiorno estivo dei Romani. Di qui il gran numero di resti di antiche ville in tutto il formiano, tra le quali sono quella di Munazio Planco, verso Gaeta, e l'altra, nell'attuale villa Rubino, e detta impropriamente di Cicerone, della quale esistono notevoli resti. (Cicerone vi possedeva effettivamente una villa, non identificata, presso la quale trovò la morte). È, quest'ultima; una villa a terrazze, che nel nucleo più antico risale alla prima metà del I sec. a. C., nella quale si associano esperienze architettoniche ellenistiche a ritmi e valori spaziali già chiaramente romani. Da un'altra villa, rinvenuta presso i confini con Minturno, proviene una ricca serie di belle sculture, tra le quali due "Nereidi su pistrice", oggi al Museo Nazionale di Napoli.
Presso Gaeta (Gaieta), che nell'antichità faceva parte del territorio formiano, sono conservati due notevoli mausolei. Il primo, detto volgarmente "Torre d'Orlando", è quello di L. Munazio Planco, generale di Cesare, e fondatore di Lione e Raurica (odierna Basilea): è un mausoleo di circa 30 m di diametro, dal podio alto oltre 13 m che conserva gran parte dell'originale rivestimento di travertino. Non minore interesse offre il mausoleo di L. Sempronio Atratino, dalle stesse dimensioni, e databile, come il primo, a circa il 20 a. C., ma dalla diversa articolazione delle celle interne.
Il sepolcro sull'Appia, verso F., detto comunemente Tomba di Cicerone, è un colombario di età augustea che non può riferirsi al grande oratore.
Bibl.: C. I. L., X, pp. 610 ss.; E. De Ruggiero, Diz., II, p. 16, s. v.; III, p. 187, s. v.; Hülsen, in Pauly-Wissowa, III, 1889, c. 1323 ss.; Weiss, ibidem, VI, 1912, c. 2857 ss.; G. Q. Giglioli, in Arch. e Arti decorative, I, 1922, p. 507 ss.; G. Lugli, in Atti IV Congr. Naz. di Studi Romani, I, 1938, p. 155 ss.; id., La Tecnica Edilizia Romana, Roma 1957, passim; R. Fellman, Das Grab d. L. M. Plancus bei Gaeta, in Schriften Inst. Ur-u. Frühgesch. d. Schweitz, XI, 1957; L. Crema, Architettura romana, in Enc. Classica, Sez. III, vol. XII, Tomo I, Torino 1959, p. 124 ss., 244 ss.