forestierismi
Nella teoria dell’➔interferenza linguistica il termine forestierismo è talvolta usato per indicare quelle parole o espressioni di matrice straniera che più propriamente sono denominate prestiti integrali, siano essi non adattati (charmant, jazz, top secret, caudillo, desaparecido, Zeitgeist, glasnost) o adattati alle strutture fono-morfologiche della lingua ma non ancora completamente naturalizzati, tanto che conservano una connotazione o un certo carattere forestiero (menù, sciovinismo, dribblare, fiordo; ➔ adattamento; ➔ prestiti). Forestierismi, dunque, distinti da quei prestiti ormai del tutto assimilati e acclimatati e dai calchi semantici o strutturali (➔ calchi), i quali, riproducendo il modello straniero con elementi presenti nella lingua, almeno superficialmente non si differenziano dalle normali neoformazioni o dalle innovazioni di significato.
In questo modo fra i termini di forestierismo e di prestito si viene quasi a stabilire quella identica distinzione, instaurata nel XIX secolo dagli studiosi tedeschi dei fenomeni d’interferenza, fra Fremdwort e Lehnwort (in ingl. foreign-word e loan-word), sebbene ne sia stata mostrata l’ambiguità e la scarsa fondatezza: anche un forestierismo integrale non adattato – che non è catapultato dall’esterno ma risponde sempre a una qualche esigenza dei parlanti – già nel primo ristretto ambito in cui entra in circolazione inizia immediatamente il suo percorso di acclimatamento e di integrazione, e quindi non dovrebbe essere considerato come un elemento estraneo al sistema, ma quasi alla stregua di qualsiasi altro neologismo destinato o meno a radicarsi (Gusmani 19862: 23-26).
Nello stesso ambito linguistico, a forestierismo si affiancano altri termini di analogo significato: barbarismo, un latinismo di antica tradizione (è attestato in volgare la prima volta nella Rettorica di Brunetto Latini), che tuttavia possiede una più marcata connotazione svalutativa e si riferisce oltre che alle voci straniere anche a fatti linguistici che non seguano la norma; stranierismo, termine già circolante dal XIX secolo ma nel secondo dopoguerra ripreso di preferenza da qualche linguista in luogo di forestierismo. Per indicare le parole di più rara occorrenza, di solito riferite all’ambiente che ha fornito il prestito, raramente si parla di peregrinismo (dal francese pérégrinisme) o di xenismo (dal francese xénisme); mentre con casual si indicano le citazioni effimere di voci straniere, usate occasionalmente per motivi contingenti. Si riserva il termine esotismo, in contrapposizione a forestierismo, a quelle parole provenienti da lingue remote con le quali manca un contatto culturale e di conseguenza non si stabiliscano dei veri e propri processi d’interferenza, fondati di necessità su un pur minimo grado di bilinguismo (➔ bilinguismo e diglossia); quasi sempre, infatti, gli esotismi si diffondono attraverso altre lingue che fanno da tramite e riguardano voci locali designanti cose concrete: usanze, oggetti, piante, animali di regioni lontane.
Nell’uso comune il termine forestierismo ha tuttavia un valore più generale, indicando una qualsiasi parola o fenomeno linguistico dovuto a influenza straniera. E quindi non solo i prestiti integrali, ma anche gli adattamenti e i calchi, specialmente se vi si avverte ancora la matrice alloglotta. Se espressioni come voce forestiera o simili circolavano da tempo, il derivato forestierismo fu coniato, sulla scia di formazioni analoghe (barbarismo, lombardismo, francesismo, gallicismo, ecc.), alla fine del Settecento, anche se ebbe corso soprattutto nel secolo successivo all’interno delle polemiche puristiche (➔ purismo) contro le parole straniere, che allora erano per lo più parole influenzate dal francese. Con forestierismo ci si riferiva a ciò che era sentito provenire dalle lingue europee moderne, e non da quelle classiche (in questo caso si è continuato a parlare di ➔ latinismi o di ➔ grecismi), anche se diverse formazioni greco-latine recenti non sono altro che xenogrecismi o xenolatinismi, cioè voci introdotte in una lingua straniera moderna conformemente alle strutture latine o greche (per es., in tedesco Morphologie è coniazione di J.W. Goethe, Ökologie si deve a E. Haeckel, Libido a S. Freud), oppure ricavate più o meno liberamente da materiali classici (come lo pseudolatinismo harmonium, coniato dal francese A.F. Debain nel 1840).
Dai forestierismi andrebbero invece escluse quelle parole che, nonostante presentino un aspetto straniero, non hanno alle spalle un modello alloglotto e non provengono da un effettivo processo d’interferenza: i derivati di prestiti (camionista, snobismo, sportivo), che non hanno alcun corrispettivo nella lingua di partenza (camionista in francese si dice camionneur o più spesso routier, ecc.); i nomi propri stranieri passati a nomi comuni solo nella lingua ricevente (montgomery «tipo di giaccone» dal nome del generale inglese, mussolina «tipo di tessuto» dal nome della città irachena di Mosul, scotch «nastro adesivo» dal marchio Scotch-Tape); i falsi-forestierismi, parole create sulla base di un modulo formativo straniero ma indipendentemente da un preciso modello, come, ad es., certi pseudoanglicismi del francese e dell’italiano: footing «corsa di allenamento» fu inventato – senza alcun rapporto con l’inglese footing «appoggio» – nel linguaggio sportivo francese alla fine del XIX secolo, secondo il modulo di training e simili formazioni, dalla base foot già presente in football; così il francese recordman è nato dall’incrocio di record e sportsman per indicare colui che in inglese si direbbe record holder. A questi pseudoanglicismi possono essere accodati i prestiti decurtati, composti inglesi che in francese e in italiano appaiono in forma abbreviata: dancing invece di dancing-hall, lift per lift-boy, ecc. (Gusmani 19862: 99-116).
Com’è noto i fenomeni d’interferenza riguardano soprattutto il ➔ lessico, che è il settore meno strutturato della lingua e quindi più permeabile alle innovazioni: anche i più rari fenomeni di prestito di fonemi e di morfemi sono sempre indotti attraverso il prestito di lessemi. Fra questi sono i nomi la categoria maggiormente interessata, anche se più sono estese le affinità lessicali e strutturali fra la lingua che offre e quella che riceve il forestierismo, più è facile identificare gli elementi lessicali alloglotti e di conseguenza servirsene con larghezza.
Occorre comunque considerare il tipo di rapporto fra le due lingue, l’atteggiamento e le conoscenze di chi compie l’interferenza, le modalità e le circostanze in cui essa avviene. In genere si può dire che l’introduzione di prestiti riguarda inizialmente singoli episodi di contatto, gruppi ristretti, terminologie speciali, da dove le novità migliori, sentite per qualche ragione indispensabili, si diffondono nella lingua comune via via adeguandosi, anche nella semantica, al sistema lessicale.
Il grado di integrazione dei forestierismi alle strutture della lingua dipende da diversi fattori, ma anzitutto dal modo in cui si stabilisce il rapporto d’interferenza. Quando nei secoli passati la trasmissione avveniva esclusivamente per via orale – in situazioni vuoi di ‘contatto intimo’ fra le due lingue, vuoi di scarsa competenza bilingue –, le tendenze assimilatrici erano preponderanti e agivano rapidamente fin dal primo momen-to sul piano fonetico, morfologico e grafico, tanto che quasi non si davano prestiti che non fossero adattati: arancio (dall’arabo-persiano nāranǧ), borgomastro (dal tedesco Burgmeister), besciamella (dal francese béchamel), bistecca (dall’inglese beef-steak).
Dal XVIII secolo, con il diffondersi dell’alfabetizzazione, di una sempre più estesa conoscenza delle lingue straniere, di scambi e rapporti fra nazioni, la trasmissione dei prestiti è avvenuta, in situazioni di ‘contatto culturale’, fondamentalmente per via scritta. Tale condizione, insieme all’indebolimento delle capacità di assimilazione della lingua contemporanea, ha progressivamente accentuato la tendenza a mantenere i forestierismi nella loro originaria grafia e, specie a livello colto, a imitarne la pronuncia straniera. Oggi sono i mezzi di comunicazione di massa che hanno un ruolo decisivo nella stabilizzazione grafica e fonetica dei forestierismi, per i quali si tende ad approssimarsi il più possibile al modello alloglotto, talora anche nel caso di voci che già avevano assunto una forma adattata.
Per far chiarezza sul fenomeno occorre tuttavia distinguere bene fra integrazione (o adattamento) di un forestierismo – che dipende dall’influenza esercitata dalla lingua ricevente nello sforzo di adeguare il termine straniero alle sue strutture fonomorfologiche e che può comportare diverse gradazioni – e il semplice acclimatamento, che riguarda unicamente la sfera lessicale, non richiede alcuna sensibile modifica del prestito e si manifesta solo dal grado di confidenza con cui esso viene usato dai parlanti. Si tratta di due processi che di solito sono concomitanti, anche se può avvenire che una parola ben acclimatata nella lingua mostri solo poche o punte tracce d’integrazione, come nel caso di bar, film, sport, che anche nella pronuncia non si discostano quasi in nulla dai loro archetipi inglesi, eppure sono comunemente usati in italiano alla stregua di qualsiasi altra parola del patrimonio tradizionale e si sono inseriti perfettamente nel nostro sistema derivativo con numerose formazioni autonome; al contrario, sebbene più raramente, possono aversi prestiti formalmente ben integrati, ma scarsamente acclimatati.
L’integrazione di un forestierismo ne investe sia l’aspetto funzionale (con l’inserimento del prestito nelle categorie della lingua ricevente: i sostantivi assumono il genere grammaticale, gli aggettivi sono inquadrati negli usuali schemi di comparazione, ecc.) che quello formale sul piano grafico, fonetico e morfologico. Va detto tuttavia che anche i forestierismi ‘integrali’, perfino quando conservino la grafia straniera, sono sottoposti nella loro pronuncia a un adattamento fonetico più o meno marcato, indispensabile per poterli inserire nel contesto fonetico italiano senza bruschi cambiamenti delle modalità articolatorie. Di conseguenza si ha sempre una certa assimilazione dei suoni stranieri a quelli che il parlante pronuncia abitualmente (ad es., il fonema inglese [ʌ] è quasi sempre reso con [a]: budget, trust, pick-up); talvolta, specie per i forestierismi che si sono acclimatati nel passato, la pronuncia può essere stata influenzata dalla grafia (bungalow, tunnel, spray), oppure risulta più o meno sopraffatta dalle pronunce di altre lingue che hanno agito da tramite (gli anglicismi club o bluff, per es., si sono largamente diffusi nella pronuncia francese [klœb], [blœf]).
Un altro aspetto importante dell’adattamento dei prestiti integrali riguarda la formazione del plurale: di solito la scomparsa della originaria marca del plurale e l’invariabilità del sostantivo forestiero è ritenuta essere un segno dell’avvenuto acclimatamento (e per questo è costantemente raccomandata dai grammatici), anche se la realtà è più complessa e contraddittoria.
Nello studio dei forestierismi adattati è importante stabilire la forma del modello (talora è un plurale interpretato come se fosse un singolare, come nel caso degli ispanismi silos e murales) e la trafila orale o scritta della trasmissione. Se il prestito avviene fra lingue o parole abbastanza omogenee, l’adattamento si limita agli indispensabili aggiustamenti fonetici e all’aggiunta di desinenze o suffissi propri della lingua ricevente; altrimenti si può andare incontro a un periodo anche lungo di oscillazione fra varie rese approssimative prima di giungere a una forma definitiva: il francese toilette [twaˈlet] nel Settecento e nell’Ottocento è stato reso con un ampio ventaglio di adattamenti (toiletta, toelette, tuelette, tualetta, ecc.) e di calchi (teletta, tavoletta) su cui si è continuato a discutere a lungo, finché è oggi prevalso un ritorno alla forma integrale (Dardi 1992: 107-109). L’integrazione, specie quando il forestierismo diviene sempre più popolare, può estendersi fino a giungere addirittura alla sostituzione del prestito con una parola della lingua (l’ingl. meeting, usato largamente nel lessico politico ottocentesco e adattato dapprima in mitingo, fu poi definitivamente sostituito da comizio, salvo riemergere più di recente, con i significati di «convegno», di carattere politico ma anche culturale o scientifico, o di «raduno sportivo»). Ma oggi, proprio per la maggior diffusione della cultura e la tendenza che abbiamo visto a evitare gli adattamenti, sentiti come deformazioni della parola, è abbastanza frequente imbattersi in fenomeni di integrazione regressiva: forestierismi che erano già assimilati da diverso tempo vengono sostituiti, o affiancati, dai corrispettivi termini stranieri, ora compiendo il cammino a ritroso, ora procedendo a un nuovo prestito. Si prenda il lessico di uno sport popolare come il calcio: gli originari termini inglesi furono massicciamente adattati, ricalcati o sostituiti nella prima metà del Novecento (goal → gol → rete; corner → angolo; penalty → penalità → rigore; dribbling → palleggio), ma col tempo molte voci, mai completamente cancellate, sono riemerse nell’uso, talora prevalendo sugli adattamenti (assist, cross, pressing, team, trainer, ecc.) e a queste se ne sono aggiunte di nuove anche da altre lingue straniere (goleada, ola).
Nell’italiano contemporaneo, mentre la maggior parte dei prestiti assimilati sono indistinguibili, per il parlante comune, dal patrimonio lessicale tradizionale, quei forestierismi in cui si avverte sempre – quale che sia il loro grado di acclimatamento e di integrazione – una connotazione straniera, provengono quasi tutti, a esclusione dei più radi esotismi, dalle tre lingue che hanno maggiormente influenzato l’italiano in epoca moderna: lo spagnolo, il francese e l’inglese.
Non è facile determinare con precisione la loro percentuale e la loro frequenza, che varia molto a seconda del settore di lingua considerato (certi lessici specialistici sono costituiti quasi solo di forestierismi), dei differenti livelli d’uso, del contesto comunicativo e soprattutto dei criteri con cui si fissa il confine fra i forestierismi in via di integrazione e i prestiti integrati nella lingua (De Mauro 2005: 136-137). Esaminando per campioni i circa 50.000 lemmi del vocabolario corrente si può osservare che i forestierismi non integrati arrivano quasi al 10%, di cui circa la metà sono francesismi e circa un terzo anglicismi. Tuttavia, se ci si limita a quei 4000-5000 lemmi che costituiscono il lessico di alta frequenza, si nota che le parole straniere si riducono a meno dell’1%, con una ventina di anglicismi (fra cui bar, basket, cd, club, computer, fan, festival, film, gol, hobby, jeans, okay, record, sport, spray, tennis, tram, tunnel) e una decina di francesismi (fra cui blu, peraltro adattato, camion, chic, garage, hôtel, menu, moquette), mentre la presenza di forestierismi di altra origine è quasi irrilevante.
Dardi, Andrea (1992), Dalla provincia all’Europa. L’influsso del francese sull’italiano tra il 1650 e il 1715, Firenze, Le Lettere.
De Mauro, Tullio (2005), La fabbrica delle parole. Il lessico e problemi di lessicologia, Torino, UTET.
Gusmani, Roberto (19862), Saggi sull’interferenza linguistica, Firenze, Le Lettere (1a ed. 1981).