SALVIATI, Forese
SALVIATI, Forese. – Quartogenito maschio di Giovanni di Lotto Salviati e di Giovanna di Geri degli Albizzi. Nacque intorno agli anni Quaranta del XIV secolo: lo suggerisce l’età media di entrata nella vita pubblica dei cittadini di Firenze (attorno ai venti anni circa) e il fatto che il suo nome risultò nella lista degli ‘imborsati’ già nel 1363.
Fu nipote di quel Lotto Salviati che si distinse nel panorama politico fiorentino per la sua fama di giurista; il padre Giovanni venne nominato priore nel 1350 e nel 1360 e gonfaloniere di Giustizia nel 1356 e nel 1370. Nel 1376 sposò Bartolomea Biliotti, appartenente a una famiglia fiorentina di schieramento guelfo. Stando alle genealogie familiari (Archivio Salviati), da questa unione nacquero almeno due figli maschi, Marco e Giovanni, che però si dedicarono all’attività mercantile piuttosto che a quella politica.
A parte qualche apparizione in documenti riguardanti transazioni private, oppure in documenti patrimoniali del figlio Marco, l’assenza di Forese Salviati dall’archivio familiare porta a pensare a una maggiore propensione per la vita politica. La sua carriera cominciò nel 1363 quando il suo nome venne selezionato (squittinato) per il quartiere di Santa Croce, nel ‘gonfalone della Ruota’. Insieme al cugino Andrea, venne scelto anche nel 1366 e, più tardi, nel 1385 e 1391.
Come Andrea Salviati (v. la voce in questo Dizionario), anche Forese – sebbene in posizione nettamente subalterna, e peraltro dimenticata nelle cronache coeve e successive – ebbe un ruolo nel corso del tumulto dei Ciompi. Il 20 luglio 1378 infatti venne insignito dalla Signoria fiorentina del titolo di cavaliere e fece giuramento di essere devoto al popolo fiorentino. La nomina di Salviati rientra in una precisa strategia politica dei Ciompi che crearono un buon numero di ‘cavalieri del popolo’, tra cui anche il nostro, de facto sostituendosi al Comune fiorentino.
Il ruolo di Forese all’interno della rivolta dei lavoratori della lana è valutato diversamente. In una delle cronache della famiglia Salviati, di autore anonimo (XVIII secolo), è scritto che Salviati ebbe un ruolo piuttosto generico e fu semplicemente uno dei cittadini fra i tanti che, in quel periodo, parteciparono al governo della Repubblica. Secondo un’altra cronaca familiare, in questo caso di un anonimo che viene definito ‘il Priorista’ (XIX secolo), invece, il gonfaloniere di Giustizia Salvestro de’ Medici insignì Forese del ruolo di gonfaloniere di Parte guelfa, affinché potesse portare la Parte a favore dei Ciompi. Invece, secondo il maggior storico moderno del tumulto, Niccolò Rodolico, l’organo di governo, di cui in quel momento faceva parte Forese Salviati, decise di accondiscendere alle richieste dei lavoratori della lana, chiedendo ai priori la riduzione dei salari e dei prezzi di lavoro.
Contrariamente a quello che avevano sperato i lavoratori della lana, il tumulto si concluse già nel 1378, quando l’unione popolare si ruppe e i Ciompi tornarono nel loro anonimato politico. Subito dopo la fine della rivolta, il Comune fiorentino decise di ‘disconoscere’ quelli che erano stati nominati ‘cavalieri del popolo’ e impose a tutti la rinuncia al titolo. Allo stesso tempo, però, a tutti coloro che avevano rinunciato al titolo, venne proposto di essere nuovamente insigniti del cavalierato ma, questa volta, non dal governo dei lavoratori della lana, bensì da un cavaliere nobile, delegato a questo dalla stessa Signoria. Il cavaliere scelto fu proprio Forese Salviati.
Salvati uscì, dunque, con prestigio accresciuto dagli eventi del 1378 e ciò fu il punto di partenza di un ulteriore sviluppo della sua carriera politica all’interno del Comune di Firenze. Il 29 agosto 1385, infatti, venne eletto come uno dei sedici gonfalonieri di compagnia per il quartiere di Santa Croce, nel ‘gonfalone della Ruota’. Tra il 2 agosto 1386 e il 1° febbraio 1387, Salviati venne nominato capitano di Volterra.
Tornato a Firenze, sempre per il quartiere di Santa Croce venne eletto il 12 dicembre 1388 nella magistratura dei Dodici buonuomini. Tre anni dopo (29 aprile 1391) il suo nome venne tratto per svolgere la più alta carica politica nella città di Firenze: il gonfalonierato di Giustizia. A detto ruolo venne eletto altre due volte, il 29 agosto 1396 e il 29 dicembre 1399, sempre per il quartiere di Santa Croce. Nel frattempo (1389) il suo nome era stato estratto anche per la magistratura dei Dieci della guerra, in un momento in cui si era profilata la minaccia di uno scontro contro Milano. E questa attitudine al comando anche militare ebbe un riconoscimento pure nel 1397, quando venne insignito del titolo di capitano generale del Comune di Firenze nella Romagna fiorentina, e nel 1400 quando gli fu assegnata la carica di podestà di Pistoia.
Dopo questo incarico non si ha più notizia di Forese Salviati all’interno della vita pubblica fiorentina. Vista la sua grande rilevanza politica, il suo nome rimase all’interno delle borse elettorali per quasi tre decadi, come riconoscimento della sua importanza per la città di Firenze. Da questa presenza sappiamo che, quando venne estratto nuovamente nel 1424, Forese risultava morto. Se ci sia stato un caso di emarginazione politica prima della sua morte, nei quasi trent’anni di silenzio tra i due ruoli, non è dato sapere. Quello che però è certo, è che la morte di Forese Salviati avvenne dopo il 1400.
Un triplice gonfalonierato di Giustizia è un traguardo che fu raggiunto da pochi cittadini fiorentini del Trecento e Quattrocento e questa circostanza testimonia da sola che il ruolo e le capacità di Forese Salviati non furono banali. I traguardi politici da lui raggiunti, insieme a quelli dei cugini Andrea e Alamanno, e dal figlio di quest’ultimo (Jacopo), contribuirono a rendere i Salviati una delle più importanti famiglie di Firenze, che nel tempo sarebbe stata, per ricchezza e importanza, seconda solamente alla famiglia dei Medici.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Firenze, Tratte, 78, c. 60r; 82, c. 20r; 223, c. 152r; 596, cc. 58r, 110v, 149r; 597, cc. 68r, 145v; 600, cc. 106r, 176r; 601, c. 48r; 982, c. 15r; 1115, c. 39r; Archivio Salviati, Priorista, 213; Diplomatico, 70, 71, 80, 82. 89. Istorie fiorentine di Scipione Ammirato, a cura di L. Marchini - G. Becherini, V, Firenze 1824, libro XIV, pp. 258 s., libro XV, p. 393; G. Monaldi, Diario, Prato 1835, p. 458; P. Di Santa Rosa, Storia del tumulto dei Ciompi avvenuto in Firenze l’anno 1378. Coll’aggiunta di un compendio della vita di Santa Caterina da Siena, Torino 1843, pp. 111, 314; N. Machiavelli, Istorie fiorentine, a cura di G.B. Niccolini, III, Firenze 1857, pp. 145-157; Cronaca prima d’anonimo (1378-1387), a cura di G.E. Corazzini, in RIS, XVIII, 3, Bologna 1934, p. 86; Cronaca terza d’anonimo, ibid., p. 134; Lettera d’anonimo sul tumulto del Ciompi (23 luglio 1378), ibid., p. 145.
N. Rodolico, I Ciompi. Una pagina di storia del proletariato operaio, Firenze 1945, pp. 122-126; Il tumulto dei Ciompi. Un momento di storia fiorentina ed europea, Atti... 1979, Firenze 1981, p. 81; P. Hurtubise, Une famille-témoin. Les Salviati, Città del Vaticano 1985, pp. 29, 33-35, 37 s., 79, 85, 94, 105; J.N. Najemy, A history of Florence, 1200-1575, Oxford 2006, p. 191.