Donati, Forese
Pievano di S. Stefano in Botena (sec. XIV), tra l'ottobre del 1330 e il gennaio del 1331 trascrisse la Commedia su invito di Giovanni Buonaccorsi, operando (com'egli stesso dichiarava nella nota di sottoscrizione) una sorta di scelta tra lezioni approvabili e lezioni non convincenti, e quindi provvedendo a tramandare, a suo modo, una ‛ edizione ' del testo dantesco: " Ego autem ex diversis aliis respuendo quae falsa et colligendo quae vera vel sensui videbantur concinna, in hunc quam sobrius potui fideliter exemplando redegi ".
Il codice è andato perduto nel sec. XVI, ma, collazionando da esso, un letterato cinquecentesco, Luca Martini, ha provveduto nel 1548 a trascrivere le lezioni più interessanti sopra un esemplare dell'edizione Aldina del 1515 (è il testimone Mart dell'edizione Petrocchi). Secondo la suggestiva ipotesi del Billanovich, fu il Donati a recare al Petrarca il dono del Boccaccio di un esemplare del poema dantesco, l'attuale Vaticano lat. 3199, allorché il pievano di S. Stefano in Botena accompagnò ad Avignone (novembre del 1351) il vescovo Angelo Acciaioli.
Bibl. - G. Vandelli, Il più antico testo critico della D.C., in " Studi d. " V (1922)- 41-98; G. Billanovich, Prime ricerche dantesche, Roma 1947, 55; ID., Petrarca letterato. 1. Lo scrittoio del Petrarca, ibid. 1947, 147, 161-163; Petrocchi, Introduzione 76-78, 89-90.