FONTEBASSO
Famiglia di ceramisti attiva a Treviso dalla metà del XVIII secolo fino al 1862.
Gerolamo fu il primo proprietario di una piccola manifattura di maioliche presso il convento delle orsoline di Treviso, specializzata nella produzione di vasellame d'uso corrente (boccali, scodelle e catini) venduto nelle località limitrofe e ai monasteri di Venezia. Nel 1752 Gerolamo "bocaler" firma insieme con altri tre ceramisti locali una deposizione in cui si lamenta del commercio a Treviso dei "latesini" di produzione bassanese (Lorenzetti, 1939., p. 22). Di Gerolamo, come di quasi tutti i membri della famiglia, rimangono tutt'ora sconosciuti gli estremi anagrafici.
Figlio di Gerolamo, con ogni probabilità, fu Giovanni, al quale è stato attribuito dalla storiografia più antica (De Faveri, 1877) il merito di aver dato un impulso fondamentale alla manifattura di famiglia. Verso la fine del sec. XVIII Giovanni si rese infatti promotore di esperimenti nell'ambito della porcellana e, a partire dagli inizi dell'Ottocento, fu responsabile dell'introduzione della manifattura della terraglia "all'uso inglese", lavorata nella nuova e più importante fabbrica aperta nel quartiere di S. Francesco.
L'esemplare più antico in porcellana è una tazza da brodo con coperchio e piatto, decorata a paesaggi in riserve ovali, su fondo azzurro, siglata "F. F. Treviso 1799" (Londra, British Museum). Il Corona (1885) inoltre ha reso noto un grande centro tavola in terraglia sormontato da una composizione chiamata Le Amazzoni, segnato "G. F. fabbricatore di terraglie Treviso li 14 maggio 1814" (Treviso, Musei civici già coll. Fabbrica Fontebasso: Lorenzetti, 1939, p. 72 n. 514), che potrebbe ritenersi progettato dallo stesso imprenditore.
Giovanni morì prima del 1827, anno in cui la gestione dell'impresa risulta già affidata ai figli Andrea e Giuseppe. La firma e la data si leggono infatti sul grande piatto in terraglia con la Fiera di S. Luca conservato nei Musei civici di Treviso, la cui decorazione si deve al pittore G. Negrisolo, che collaborò con l'opificio fino al quarto decennio del secolo, prima del suo probabile trasferimento a Milano (Ceramiche antiche..., 1991, p. 55 n. 101).
I due fratelli continuarono la produzione di terraglia fine "all'uso d'Inghilterra" e di porcellana, in particolare piccoli manufatti a pasta dura di colore grigio.
In numerose raccolte pubbliche (Treviso, Musei civici; Londra, Victoria and Albert Museum; Milano, Museo del Castello Sforzesco; Torino, Museo civico) e private si conservano minuscole scatole e tazze con piattini, talvolta datate, marcate "Treviso" o "GAFF Treviso", in rosso o in bruno, dalle sobrie forme neoclassiche, ornate con motivi floreali, soggetti pastorali (tra cui gli Idilli di S. Gessner), figurine militari, paesaggi, anili. Alcuni esemplari - come una tazza con piattino, decorata con raffinati paesaggi in oro, segnata per esteso "Fabbrica di Giuseppe e Andrea Fratelli Fontebasso in Treviso G. Negrisolo d. 1831" (Firenze, Sotheby's, 11 ott. 1972) - indicano nel Negrisolo l'autore delle miniature.
Nei Musei civici di Treviso sono custodite numerose terraglie (in prevalenza stoviglie, calamai e vasi ornamentali) ancora anonime, alcune delle quali potrebbero essere state plasmate dagli stessi fratelli F., non essendo emersi finora (ad eccezione di G.I. Badia, firmatario di un gruppo di terraglie) nomi di modellatorì attivi presso l'officina. Come sottolinea il Morazzoni (1935), i gruppi a più figure, di soggetto mitologico o bernesco, spesso tradiscono la derivazione da esemplari analoghi elaborati dalle manifatture venete coeve, mentre in particolari casi è evidente l'influenza del Canova. Entro il 1840 sono inoltre databili due busti celebrativi degli imperatori d'Austria, Francesco I e Ferdinando I d'Asburgo.
Con il passaggio del Veneto sotto la dominazione austriaca l'opificio poté fregiarsi, dal 1814 al 1866, del titolo di "Imperial Regia Privilegiata Fabbrica", ottenendo importanti vantaggi e l'attenzione di visitatori illustri, tra i quali alcuni esponenti della famiglia imperiale (I R. Gazzetta privilegiata di Venezia, 12 ag. 1825). Gli Annali ricordano inoltre che ai fratelli F. furono conferite due medaglie d'argento: nel 1825 "per terraglie migliorate" e nel 1831 per le porcellane (Mutinelli, 1843).
Alla morte di Giuseppe nel 1852, Andrea aprì l'azienda ad altri soci ma probabilmente morì poco dopo e la manifattura venne ereditata dal figlio Fausto, che si dedicò alla fabbricazione di terraglie con i soci del padre, conservando la marca già usata in precedenza dai suoi familiari. In questa fase la produzione assunse un carattere più seriale, riuscendo a conquistare il mercato estero con contraffazioni perfette, anche nella marca, del vasellame di Wedgwood decorato a decalcomania. A partire dal 1856 lo stemma reale d'Inghilterra con il leone e il liocorno venne sostituito però dallo scudo sabaudo, fiancheggiato da un leone e da un cavallo. Intanto continuava la produzione di terraglia fine, talvolta recante la marca incussa "RFF" con corona: alcuni esemplari furono esposti con successo alla mostra di Firenze del 1861. Fausto morì nel 1862, lasciando al socio C. De Sordi la responsabilità dell'impresa.
La cospicua raccolta di esemplari e modelli in gesso presente fino ad alcuni anni orsono presso l'attuale industria che reca ancora il nome F. non è più in tale sede.
Fonti e Bibl.: F. Mutinelli, Annali delle provincie venete dall'anno 1801 al 1840, Venezia 1843, pp. 342, 345; G. Cantù, Grande illustraz. del Lombardo Veneto, Milano 1861, V, 2, p. 632; S. De Faveri, Le nostre industrie, gli stabilimenti industriali nella città di Treviso, Treviso 1877, passim; G. Corona, La ceramica, Milano 1885, pp. 396 s.; G.M. Urbani De Ghethof, Note storiche e artistiche sulla ceramica ital., in Arte ceramica e vetraria (catal.), a cura di R. Erculei, Roma 1889, p. 144; E. Hannover, Pottery and porcelain. A hand book for collector, London 1925, s. v.; W. Chaffers, The new ceramic gallery, London 1926, 1, p. 317; G. Morazzoni, Le porcellane ital., Milano 1935, p. 132; A. Minghetti, I ceramisti, Roma 1939, p. 192; G. Lorenzetti, Maioliche venete del Settecento (catal.), Venezia 1939, pp. 22 s., 70-73 nn. 479-554; A. Lane, Italian porcelain, London 1954, p. 54; G. Morazzoni, La terraglia italiana, Milano 1956, pp. 99-101; V. Brosio, Porcellane e maioliche ital. dell'Ottocento, Milano 1960, pp. 22, 29, 107 s.; G. Mazzotti, L'artigianato nella Marca Trevigiana, Treviso 1965, ad Ind.; A. Mottola Molfino, L'arte della porcellana in Italia, Milano 1976, I, pp. 26, 59 n. 355; G. Mariacher, Le arti dell'arredo a Venezia alla fine del Settecento e dopo la caduta della Repubblica, in Venezia nell'età di Canova (catal.), Venezia 1978, pp. 118-121, 124 nn. 162-167, 174 s.; G. Ericani, Ceramiche, maioliche, terraglie e "cristalline", in Il Veneto e l'Austria. Vita e cultura artistica nelle città venete 1814-1866 (catal.), Milano 1989, pp. 284-286 nn. 224-233; A. Bellieni, La fabbrica F., in La ceramica nel Veneto. La Terraferma dal XIII al XVIII secolo, a cura di G. Ericani - P. Marini, Verona 1990, pp. 377-390; Ceramiche antiche a Treviso. Le raccolte dei Musei civici, a cura di A. Bellieni (catal.), Treviso 1991, pp. 38, 46-55 nn. 102-239; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, p. 191.