fondi sovrani
Fondi di investimento di proprietà statale che effettuano operazioni per lo più riguardanti attività finanziarie estere − opportunamente diversificate − con obiettivi di lungo periodo. I f. s. non costituiscono un soggetto nuovo nel panorama finanziario internazionale. Il primo (Kuwait Investment Authority) venne infatti costituito nel 1953.
Tuttavia, è solo negli ultimi anni che la comunità finanziaria internazionale ha espresso una crescente attenzione nei confronti di questi f., fondamentalmente per 3 motivi, primo fra tutti la loro dimensione, misurata in termini di attività in gestione. Con il trascorrere del tempo e con l’ampliarsi dell’accumulazione di riserve ufficiali registrata dai Paesi produttori di petrolio e da diversi emergenti asiatici impegnati nella esportazione di beni manufatti, la dimensione delle attività in gestione è cresciuta considerevolmente, al punto da superare i 4000 miliardi di dollari.
La seconda ragione di interesse è legata alla loro localizzazione. La gran parte dei f. s. opera all’interno di economie emergenti. Al 2011 si contano più di una sessantina di f. s., concentrati soprattutto nell’area del Golfo Persico e nel Sud-Est asiatico, vale a dire all’interno di Stati nazione in cui il regime democratico non costituisce la forma prevalente di organizzazione del consenso sociale e in cui le relazioni di carattere commerciale, finanziario e anche politico intrattenute con altri Paesi non sono sempre caratterizzate da trasparenza e reciprocità.
Infine, il terzo motivo di interesse deriva dalle operazioni svolte, sia dal lato del funding (finanziamento) sia da quello dell’impiego delle risorse. Il funding dei f. s. è strettamente (anche se non esclusivamente) connesso all’accumulazione di riserve ufficiali – un processo sempre più intenso, all’origine della loro crescente dimensione – che trova almeno 3 diverse possibili spiegazioni. La prima, riguardante i Paesi esportatori di materie prime (in particolare di petrolio), lega l’accumulazione di riserve e di attività estere alle diverse fasi di forte crescita delle quotazioni delle commodities sui mercati internazionali. La seconda – elaborata con riferimento all’esperienza vissuta da diverse economie emergenti, non necessariamente esportatrici di materie prime – sottolinea l’importanza di una strategia precauzionale perseguita da diversi nazioni emergenti nel tentativo di limitare l’esposizione a crisi finanziarie che, una volta scoppiate, producono conseguenze disastrose. La terza pone invece in evidenza l’esistenza di una politica ‘neomercantilista’ – seguita soprattutto dai Paesi asiatici in via di sviluppo – volta a mantenere un tasso di cambio fisso su livelli deprezzati in termini reali, al fine di garantire una notevole competitività alla loro produzione sui mercati internazionali.
L’interesse e i timori nei confronti dei f. s. derivano soprattutto dalle loro operazioni di investimento, che nel corso degli ultimi anni, a partire dalla speculazione del 2010-11, sono state prevalentemente direzionate all’interno dei mercati finanziari occidentali. Le preoccupazioni sono state generate, in modo particolare, dalla possibilità che i f. s. – mediante l’acquisizione di quote nelle società partecipate – possano ottenere proprietary knowledge relativamente a tecnologie utilizzate da settori strategici o sensibili per la sicurezza nazionale (come quello militare) e al tempo stesso fornire aiuti alle imprese pubbliche del Paese di appartenenza. In tal modo verrebbero compromesse sia la sicurezza nazionale sia – mediante il ritorno a una sorta di capitalismo di Stato – la competizione tra imprese. Inoltre, poiché la stragrande maggioranza dei f. s. conduce queste operazioni in modo assai opaco, diventa ancora più difficile controllarne l’operatività e verificarne i veri obiettivi. I f. s. evidenziano dunque anche un problema di trasparenza. Al fine di limitare alcuni problemi posti dalla presenza dei f. s., sotto l’egida del Fondo monetario internazionale sono stati redatti (ottobre 2008 ) i cosiddetti Principi di Santiago, che guidano le pratiche e gli obiettivi degli investimenti dei f. sovrani. Quasi contestualmente l’OCSE si è occupata di stilare le linee guida per i Paesi destinatari degli investimenti dei f. sovrani.