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follia

di Gianluigi Di Cesare - Dizionario di Medicina (2010)
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follia

Gianluigi Di Cesare

Termine utilizzato comunemente per indicare stati generici di alienazione mentale, siano essi direttamente riconducibili a specifiche configurazioni patologiche o legati a comportamenti incomprensibili. Il termine si applica quindi indifferentemente a contesti diversi (f. come malattia, f. d’amore, ecc.) che evidenziano l’impossibilità di ridurlo a un unico significato.

Le radici storiche del termine

Accanto alle forme buone di f. (profetica, purificatoria, poetica, amorosa) la cultura greca individuava anche una forma di f. che ha origine nel corpo ed è quindi, per l’appunto, una malattia. Quest’antinomia tra l’origine psichica e quella somatica della f. non è mai stata completamente risolta ed è una delle ragioni della sovradeterminazione del termine stesso. Il sapere filosofico e medico, infatti, non è mai riuscito a definire in modo univoco e continuativo la f. e, con essa, i folli, oscillando, di volta in volta, tra spiegazioni religiose, mentali, corporee, spirituali, comportamentali e sociali. Questo dualismo nell’interpretazione della f. ne ha percorso tutta la storia ed è stato risolto solo con scissioni brusche e unilaterali, legate più all’approccio per affrontare la f. che non a interpretazioni della stessa di carattere medico o scientifico.

L’evoluzione dell’approccio alla follia

Se da un lato la f. costituisce un fenomeno universale, dall’altro il modo in cui è stata definita la peculiarità dell’essere folle e il modo in cui i cosiddetti folli sono stati trattati si differenziano profondamente da un luogo all’altro e da un’epoca all’altra, mostrando un fattore di inconciliabile relatività. Così l’inglobamento della f. nella devianza portò alla reclusione dei folli durante il Rinascimento, mentre le riflessioni culturali sull’origine della f. hanno fatto sì che dalla possessione demoniaca (una delle interpretazioni adottate per spiegare l’insorgere della f.) si sia approdati a una progressiva medicalizzazione della f. che ha trovato il suo culmine agli inizi dell’Ottocento con J. P. Pinel. La separazione dei folli dagli altri reclusi e la loro liberazione dai ceppi hanno portato alla nascita del manicomio e della psichiatria. La f., considerata fino a quel momento una perdita della ragione, diventa problema declinato sull’asse volontà-passione e, come tale, affrontabile con un trattamento ‘morale’, una sorta di ‘ortopedia rieducativa’ capace di ripristinare il corretto rapporto con la realtà.

Dalla follia alla malattia mentale

Pinel rifiutò il concetto di f., considerato troppo generico, a favore di quello di malattia mentale, inaugurando una linea nosografica e classificatoria. Il sapere medico, da allora, ha usato in misura estremamente ridotta il termine f. che, invece, tende a ricomparire in aree sempre più vaste della cultura. Infatti, il termine non designa uno stato universale-oggettivo quanto un costrutto teorico, elaborato per caratterizzare determinati modi di essere e di agire dell’uomo in determinati contesti. Da tale punto di vista la f. appare l’espressione sintetica di un giudizio formulato in stretto rapporto con principi convenzionali e mutevoli. Approfondendo questo tema molti studiosi hanno sottolineato il carattere non tanto naturale quanto culturale della follia.

La riflessione critica sulla follia

L’impossibilità di trovare una genesi per la f. ha spostato lo sguardo sulle profonde interazioni bio-psico-sociali che ne sono alla base. Se il sapere medico ufficiale ha mostrato l’impossibilità a comprendere la f. e ha deciso di aggirarla con la classificazione dei sintomi, un sapere più critico si interroga sul giudizio di f. e sui criteri che, di volta in volta, determinano ciò che è norma e ciò che è devianza. Nel 20° secolo, F. Basaglia, riprendendo M. Foucault, affermò che «la storia della follia è storia di un giudizio, quindi della graduale evoluzione dei valori, delle regole, delle credenze, dei sistemi di potere su cui si fonda il gruppo sociale e su cui si iscrivono tutti i fenomeni nel processo di organizzazione della vita associata». La storia della f. è quindi, per Basaglia, la storia del giudizio della ragione sulla follia. Ma «quando la ragione comincia a giudicare la follia, la distanza tra ragione e sragione è già fissata ed è la distanza che si crea tra il soggetto del giudizio e l’oggetto giudicato».

Vedi anche
manicòmio Istituto destinato in passato al ricovero e alla segregazione dei malati di mente. Il primo manicomio fu fondato dal medico francese P. Pinel (1745-1826) nel 1793, liberando i folli dalle prigioni in base al principio che il malato di mente non può essere equiparato al delinquente. Tuttavia per lungo ... Rinascimento Periodo di storia della civiltà che ebbe inizio in Italia con caratteristiche già abbastanza precise intorno alla metà del 14° sec. e affermatosi nel secolo successivo, caratterizzato da una fruizione consapevolmente filologica dei classici greci e latini, dal rifiorire delle lettere e delle arti, della ... Vittorino Andreoli Psichiatra italiano (n. Verona 1940). Laureatosi in Medicina presso l'Università di Padova, ha condotto ricerche sperimentali sull’encefalo presso l'Istituto di farmacologia dell'Università di Milano, lavorando successivamente presso il Department of Biochemistry di Cambridge, il Cornell Medical College ... nichilismo Dottrina che si caratterizza per la totale negazione dei valori e dei significati elaborati dai diversi sistemi filosofici. 1. Il nichilismo nella filosofia tedesca Il termine (nella forma ted. Nihilismus) comparve in Germania negli ultimi anni del 18° sec. nel corso di polemiche sull’esito della filosofia ...
Indice
  • 1 Le radici storiche del termine
  • 2 L’evoluzione dell’approccio alla follia
  • 3 Dalla follia alla malattia mentale
  • 4 La riflessione critica sulla follia
Tag
  • GRUPPO SOCIALE
  • RINASCIMENTO
  • PSICHIATRIA
  • ALIENAZIONE
  • ANTINOMIA
Altri risultati per follia
  • Follia
    Universo del Corpo (1999)
    Sergio Moravia Leonardo Ancona Il termine follia, come il suo sinonimo pazzia, indica uno stato generico di alienazione mentale. Di difficile definizione da parte del sapere medico e psicologico, attualmente il suo impiego è estremamente ridotto in ambito scientifico, dove si fa ricorso a nozioni ...
  • FOLLIA
    Enciclopedia Italiana (1932)
    (da folle, derivato per metafora dal lat. follis "otre, pallone pieno d'aria") Ernesto Lugaro Termine volgarmente usato per indicare la demenza (v.). Si dice follia collettiva la follia che si propaga in forma endemica o epidemica per forza di reciproca suggestione. Si manifesta in varie forme: con ...
Vocabolario
gastro-follia
gastro-follia gastrofollia (gastro-follia), s. f. (scherz.) Eccentricità gastronomica; preparazione gastronomica stravagante e insolita. ◆ È un Natale di «gastrofollia». Nell’era del fitness e delle diete, i divi di Hollywood scoprono che...
follìa
follia follìa s. f. [der. di folle1]. – 1. a. Genericam., stato di alienazione, di grave malattia mentale (sinon. quindi di pazzia): essere colto da f. improvvisa; essere sull’orlo della follia. Con accezione partic., f. collettiva, comportamento...
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