RUFFO, Folco (Fulcus de Calabria, Folco di Calavra). - Appartenente alla nobile famiglia di origine normanna legata agli Altavilla e poi agli Svevi, nacque da Giovanni verosimilmente in Calabria (ove i Ruffo, a Tropea, erano radicati) agli inizi del Duecento. L’appellativo de Calabria, usato nel diploma federiciano del 1239, è forse funzionale a distinguere questo ramo dei Ruffo dal ceppo originario d’oltralpe e dal ramo omonimo presente in Sicilia (cfr. Caridi, 2020, p. 152)
Il padre è attestato come castellano di Cassino nel 1239. Il fratello di Giovanni, Pietro I Ruffo, è attestato come sovrintendente delle scuderie imperiali prima in Calabria e, dal 1243, in tutto il Regno di Sicilia e inoltre giustiziere e vicario (1247); Giordano Ruffo, suo cugino o suo fratello e autore di un celebre trattato di ippiatria, fu nel 1239 castellano di Montecassino e, successivamente, maniscalco di Federico II.
Ruffo frequentò verosimilmente la corte di Palermo, facendo parte del gruppo di poeti ricordati dalla critica letteraria come "scuola poetica siciliana", fiorita nel raffinato milieu culturale della corte di Federico II negli anni Trenta del XIII secolo. Non a caso, proprio da questo periodo in poi è attestata la sua presenza tra i fidati collaboratori dell’imperatore. Nel 1239 è menzionato insieme a suo zio Pietro in una lista di baroni incaricati di sorvegliare due prigionieri catturati in Lombardia. Parecchi anni più tardi – il 10 dicembre 1250 – Folco figura insieme allo zio Pietro come testimone del testamento di Federico II a Castel Fiorentino.
Dopo la morte dell’imperatore, i Ruffo si schierarono per Corrado IV. Dopo la morte di costui (che aveva nominato nel 1252 Pietro Ruffo vicario imperiale di Sicilia e Calabria, e conte di Catanzaro), occorsa nel 1254, furono ostili a Manfredi, schierandosi con papa Innocenzo IV, col presumibile obiettivo di ritagliarsi una propria signoria nelle regioni meridionali del Regno. In tale frangente, Ruffo giocò un ruolo di primo piano nella strategia politica della famiglia. Nello stesso 1254 attaccò insieme allo zio Pietro il centro di Aidone, in Sicilia. Grazie a una coraggiosa manovra militare, evitò una disastrosa ritirata dell’esercito di Pietro, fermando una controffensiva delle truppe di Aidone (Jamsilla, 2007, p. 227). Alla fine di quell’anno, poi, Ruffo accompagnò Gregorio arcivescovo di Siracusa ad Anagni, per cercare un accordo con il papa contro Manfredi (Kamp, 1975, p. 1242). Nel 1255, Ruffo – insieme a Carnevale di Pavia e Boemondo di Oppido – fu nominato dallo zio Pietro suo luogotenente presso Castel di Calanna, con l’ordine di trattare con la nemica città di Messina il rilascio di alcuni prigionieri e la consegna dello stesso castello (Jamsilla, 2007, p. 237). L’andamento della guerra fu peraltro favorevole a Manfredi; Pietro Ruffo fu ucciso da un sicario di Manfredi (1257) e Giordano Ruffo accecato. Le fortezze calabresi di Folco – Santa Cristina e Bovalino – furono le uniche a resistere, ma ben presto Manfredi piegò anche la loro tenace difesa grazie all’operato di Federico Lancia, suo zio; Folco si arrese e fu costretto all’esilio (Jamsilla, 2007, p. 297; Karst, 1897, pp. 132-138).
Dopo la vittoria di Carlo I d’Angiò contro Manfredi a Benevento (1266), i Ruffo rientrarono nel Regno, ma Ruffo (circa il quale nulla è noto per un decennio) morì poco dopo, in quello stesso anno (Piromalli, 1996, p. 56). Erroneamente, Francesco Torraca ritenne che fosse morto in duello con Simone di Montfort nel gennaio 1276 (Torraca 1902, pp. 209 s.). In realtà, fu suo figlio a perdere la vita in questo scontro (Pontieri, 1950, p. 148 nota 1; Piromalli - Chiodo, 2000, p. 17).
Dai registri angioini, si evince che in data imprecisata Ruffo sposò Margherita, figlia del nobile Carnevale di Pavia, signore di Sinopoli. Da questa unione nacquero due figli, Folco II e Luisa; quest’ultima sposò nel gennaio del 1271 Egidio di S. Liceto (Caridi, 1999, p. 24). Grazie alla dotazione di Santa Cristina e Placanica, insieme al matrimonio con Margherita, erede della contea di Sinopoli, la discendenza di Folco si distaccò dal ramo principale dei Ruffo di Catanzaro, fregiandosi del titolo comitale di Sinopoli (Fiorillo, 2004, p. 16; Pollastri, 2001, p. 552 e tav. 1).
A proposito di Ruffo letterato, attivo come si è accennato nella scuola siciliana, le conoscenze si riducono al puro nome («Folco de Calavra») che figura nel codice Vat. lat. 3797, c. 54r della Biblioteca apostolica Vaticana; egli esiste in sostanza «più come documento, che come individualità» (Piromalli, 1996, p. 56). Attraverso il codice appena citato, si sono conservate solamente tre liriche di Ruffo, D’amor distretto vivo doloroso, Madonna mia non chero e Kompiangomi. Ovviamente, la sua poetica è molto simile a quella degli altri versificatori della corte federiciana. Anche Francesco De Sanctis apprezzò l’accento semplice e sincero dei suoi versi, benché giudicasse la sua scrittura “rozzissima” (De Sanctis, 1865, p. 70).
I componimenti di Ruffo furono editi da Francesco Trucchi nella Raccolta di poesie italiane inedite di dugento autori, I, Prato 1846, pp. 43-45; da Alessandro D’Ancona e Domenico Comparetti ne Le antiche rime volgari secondo la lezione del codice Vaticano 3793, II, Bologna 1881, pp. 312-319, e da Francesco Egidi in un’edizione diplomatica del Codice Vaticano 3793 (Il Libro de varie romanze volgare, Cod. vat. 3793, Roma 1908, pp. 162-164).
Fonti e Bibl. Historia diplomatica Friderici II sive constitutiones, privilegia, mandata, instrumenta quae supersunt istius imperatoris et filiorum eius, a cura di J.L.A. Huillard-Bréholles, VI, 2, Paris 1860, p. 810; Acta Imperii Selecta. Urkunden deutscher Könige und Kaiser mit einem Anhang von Reichssachen, a cura di J.F. Böhmer - J. Ficker, I-II, Innsbruck 1870, p. 292 n. 345; pp. 292-293 n. 346; Monumenta Germanicae Historiae, Leges, Legum sectio IV: Constitutiones et acta publica imperatorum et regum, a cura di L. Weiland, II, Hannoverae 1896, p. 388 n. 274; I registri della cancelleria angioina 1267-1295, a cura di R. Filangieri di Candida, Napoli 1950-2010, V, pp. 124 s. n. 103; VII, p. 161 n. 375; VIII, p. 56 s. n. 142; p. 131 n. 139; XIV, p. 144 n. 84; N. Jamsilla, Le gesta di Federico II imperatore e dei suoi figli Corrado e Manfredi, a cura di F. De Rosa, Cassino 2007, pp. 149, 217, 227, 237, 241, 243, 245, 293, 297; F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana, Napoli 1865, p. 70; A. Karst, Geschichte Manfreds vom Tode Friedrichs II. bis zu seiner Krönung (1250-1258), Berlino 1897, pp. 6, 23 s., 92 s., 95, 132 s., 138; F. Torraca, Studi su La lirica italiana del duecento, Bologna 1902, pp. 204-210; M. Vitale, Rimatori della «Scuola Siciliana» (Ruggerone da Palermo - Folco Ruffo di Calabria), in Bollettino del Centro studi filologici e linguistici siciliani, I (1953), p. 142; B. Panvini, La scuola poetica siciliana: le canzoni dei rimatori nativi di Sicilia; testo critico interpretazione e note, Firenze 1955, pp. 107, 191; E. Pontieri, Ricerche sulla crisi della monarchia siciliana nel secolo XIII, Napoli 1965, pp. 89, 131, 134, 148; N. Kamp, Kirche und Monarchie im staufischen Königreich Sizilien, I, Prosopographische Grundlegung. Bistümer und Bischöfe des Königreichs 1194-1266, III, München 1975, p. 1242; E. Kantorowicz, Federico II imperatore, Milano 1976, p. 298; G. Caridi, Uno stato feudale nel Mezzogiorno spagnolo, Roma 1988, p. 6; Id., La spada, la seta, la croce. I Ruffo di Calabria dal XIII al XIX secolo, Torino 1995, pp. 4-6, 28; A. Piromalli, La letteratura calabrese, Cosenza 1996, pp. 55 s.; A. Kiesewetter, Die Anfänge der Regierung König Karls II. von Anjou (1278-1295): das Königreich Neapel, die Grafschaft Provence und der Mittelmeerraum zu Ausgang des 13. Jahrhunderts, Husum 1999, pp. 38; A. Piromalli - C. Chiodo, Antologia della letteratura calabrese, Cosenza 2000, p. 17; G. Brunetti, Il Frammento Inedito “Resplendiente Stella de Albur” di Giacomino Pugliese e la poesia italiana delle origini, Tübingen 2001, pp. 260, 378; S. Pollastri, Les Ruffo di Calabria sous les Angevins : le contrôle lignager (1268-1435), In Mélanges de l'École française de Rome. Moyen-Age, 113 (2001), pp. 543, 550, 552 e tav. 1; J. Schulze, Amicitia vocalis: sechs Kapitel zur frühen italienischen Lyrik mit Seitenblicken auf die Malerei, Tübingen 2004, pp. 33, 91; M. Fiorillo, Il castello Ruffo di Scilla: da monastero-fortezza a residenza feudale a forte militare, Roma 2004, p. 16; W. Koller, Manfredi, re di Sicilia, in Enciclopedia Federiciana, Roma 2005, pp. 265-274; R. Gualdo, Ippiatria, in Enciclopedia Federiciana, I, Roma 2005, pp. 81-86; I poeti della Scuola siciliana, a cura di C. Di Girolamo, II, Milano 2008, pp. 769-777; B. Pio, Montfort, Giovanni di, in Dizionario biografico degli Italiani, LXXVI, Roma 2012, pp. 201-204; G. Caridi, Ruffo, Pietro, ibid., LXXXIX, Roma 2020, p. 152.