Lulli, Folco
Attore cinematografico, nato a Firenze il 3 luglio 1912 e morto a Roma il 23 maggio 1970. Grazie all'espressione vivace, alla voce penetrante e alla recitazione istintiva e poco impostata, L. ottenne un immediato successo come caratterista. Nel corso della sua ricca carriera seppe disegnare individui ipocriti e malvagi alternati a personaggi sensibili e gioviali, riuscendo a esprimere sempre con efficacia la sua carica drammatica e le sue notevoli doti interpretative. Nel 1964 ottenne il Nastro d'argento come miglior attore non protagonista per I compagni (1963) di Mario Monicelli.
Laureatosi in giurisprudenza e in filosofia alla fine della Seconda guerra mondiale, dopo aver attivamente partecipato alla Resistenza ‒ esperienza che nel 1949 avrebbe raccontato nel documentario da lui diretto Un piccolo esercito sulle Langhe ‒, L. si trasferì a Torino, dove lavorò come rappresentante per una ditta di prodotti farmaceutici. Figlio del baritono Gino Lulli, si avvicinò per caso alla carriera artistica, nonostante il fratello minore Piero fosse già conosciuto nel cinema come attore; Alberto Lattuada lo notò mentre stava preparando il cupo dramma Il bandito (1946) e decise di affidargli una piccola parte. Già nel 1947, con la sua interpretazione in Caccia tragica di Giuseppe De Santis, L. ebbe modo di delineare il personaggio del 'cattivo' che avrebbe ripetuto anche in seguito. Fu però con Fuga in Francia (1948) di Mario Soldati che ottenne il primo ruolo da protagonista e riuscì a rendere con estrema sensibilità la difficile figura dell'ex ufficiale fascista Gerardo La Torre che, dopo la Liberazione, decide di passare il confine per scampare alla giustizia: un uomo senza scrupoli, spinto da un desiderio puramente egoistico di sopravvivenza e pronto a tradire le persone a lui più vicine pur di non essere denunciato, tanto da abbandonare il figlio ferito prima di arrivare in Francia. Nel 1950, in Non c'è pace tra gli ulivi di De Santis, L. impersonò Agostino Bonfiglio, un perfido e malvagio pastore arricchitosi in maniera disonesta. Di nuovo diretto da Lattuada ‒ con cui aveva lavorato anche in Senza pietà (1948) ‒ e dall'esordiente Federico Fellini, in Luci del varietà (1950), L. rinnovò la figura dell'imbroglione senza scrupoli, stavolta nella parte di un impresario che con furbizia illude una giovane attrice con il miraggio di un sicuro successo. Tre anni più tardi, dopo aver recitato in un episodio del film Altri tempi ‒ Zibaldone n. 1 (1952) di Alessandro Blasetti, offrì una delle sue interpretazioni più interessanti in Le salaire de la peur (Vite vendute o Il salario della paura) di Henri-Georges Clouzot dove, al fianco di Yves Montand, è uno dei quattro delinquenti reclutati per trasportare un pericoloso carico esplosivo. Nel successivo Œil pour œil (1957; Occhio per occhio) di André Cayatte ebbe il ruolo di un uomo che decide di vendicare la morte della moglie uccidendo il medico che non è stato in grado di curarla. Nel 1957 recitò in un film da lui stesso prodotto, El hereje (L'eretico, distribuito in Italia nel 1958) di Francisco Borja Moro. L'opportunità di svincolarsi dal cliché del personaggio losco che aveva fino a quel momento interpretato gli fu data da Mario Monicelli, che lo diresse più volte affidandogli ruoli piacevoli delineati da L. con notevole sensibilità: dal soldato Bordin in La grande guerra (1959), interpretato al fianco di Vittorio Gassman e Alberto Sordi e reso con sferzante ironia, all'operaio che viene ucciso durante uno sciopero in I compagni, fino al brillante e sanguigno componente di una compagnia di ventura disegnato nel Medioevo farsesco e irresistibile di L'armata Brancaleone (1966).
Ottenuto ormai un notevole successo, sul finire degli anni Sessanta L. alternò all'attività cinematografica l'impegno in televisione comparendo in numerosi sceneggiati, di cui l'ultimo da lui interpretato, Storie dell'anno Mille di Franco Indovina, uscì postumo nel 1973. Si dedicò anche alla regia dirigendo Gente d'onore (1967), lungometraggio che non ebbe particolare fortuna.
Folco Lulli: attore solare, a cura di G. Lulli, San Gimignano 1993.