FOLCHETTO da Marsiglia (Folquet de Marselha, Folco da Marsiglia)
Nacque tra il 1150 e il 1160, quasi sicuramente a Marsiglia, da Amfosso mercante genovese.
Il nome F. è una italianizzazione dei provenzale Folquet, a sua volta ipocoristico di Folc o Folcon. Nelle fonti a lui contemporanee, F. viene citato indifferentemente con il nome di Folquet o Folco, ma negli atti successivi alla sua elezione a vescovo di Tolosa (1205) compare sempre la forma Folc (o Fulcus, con grafia latineggiante).
Qualche incertezza permane anche nella definizione del suo luogo di nascita. Alcuni studiosi ritengono (Bembo, Crescimbeni, Soprani e, più recentemente, Toja) che F. sia nato a Genova, sulla scorta di quanto scrive il Petrarca in Trionfo d'amore, IV, vv. 49 s.: "Folco, que' ch'a Marsilia il nome ha dato ed a Genova tolto". L'interpretazione di questi versi in tal senso non è tuttavia concorde: a essa si oppone decisamente lo Zingarelli. U ricerche d'archivio, del resto, non hanno dato indicazioni che appoggino la tesi dell'origine genovese: F. è menzionato con il nome di Fulco Anfos in un atto compilato a Marsiglia il 23genn. del 1178, ma non esiste alcun documento che ne comprovi la nascita, o per lo meno la presenza, a Genova. Non pare ci siano, quindi, elementi sufficienti per dubitare della testimonianza della antica Vida in provenzale di F., secondo la quale egli, figlio di "Amfos", mercante genovese, nacque a Marsiglia: "Folquetz de Marseilla si fo de Marseilla. fills d'un mercadier què fo de Genoa et ac nom ser Amfos". È vero, come ricorda Toja, che non tutti i manoscritti contenenti la Vida riportano la variante "si fo de Marseilla", ma in nessuno di essi si dice che F. fosse nativo di Genova come il padre. Del resto anche Dante, nel presentare F. in Paradiso tra gli spiriti amanti, gli fa dire, attraverso una lunga e complessa perifrasi (Par., IX, vv. 83 ss.), di essere originario di Marsiglia; opinione questa, della maggioranza degli studiosi, sebbene Stronski - autore della monografia più completa su F. - preferisca prudentemente una formula dubitativa.
Il padre lo lasciò erede di un cospicuo patrimonio, ma F. preferì dedicarsi alla poesia, che coltivò senza interruzione dal 1179-80 al 1195; durante questo periodo, pur continuando a risiedere prevalentemente a Marsiglia (dove prese moglie ed ebbe due figli), compì numerosi viaggi nelle principali corti di Provenza.
Il corpus delle rime di F., di cui S. Stronski ha pubblicato un'edizione critica nel 1910 (l'unica finora disponibile), comprende diciannove componimenti: quattordici canzoni amorose, una tenzone, una cobla satirica, un planh ("pianto"), due canzoni di crociata. A questi si aggiungono altri dieci componimenti di attribuzione incerta; F. fu autore, inoltre, delle musiche che accompagnavano i suoi versi.
Le frequenti allusioni a eventi e personaggi storici contenute nelle poesie di F. consentono di tracciarne, con buona approssimazione, la cronologia. Nel 1179, nella canzone I (secondo la numerazione dell'edizione di Stronski) indirizzata a Rairnondo Berengario di Provenza, F. celebra il re Alfonso II d'Aragona, fratello di Raimondo e marchese di Provenza, da poco uscito vittorioso da un conflitto con il conte Raimondo di Tolosa. La canzone II esalta le donne della famiglia di Bernard Athon, visconte di Nimes; nel 1187 F. dedica la canzone IV a Eudoxia, principessa imperiale di Costantinopoli e moglie di Guglielmo VIII di Montpellier, ripudiata da quest'ultirno e costretta a farsi monaca. Le canzoni VI-XIII, composte tra il 1188 e il 1192, risalgono al periodo dell'amicizia con il visconte Barral di Marsiglia: quando questi morì (novembre-dicembre 1192), F. compose un commosso "pianto"; Barral è menzionato inoltre nelle canzoni XIV e XVIII (datate al 1195).
F. seguì con vivo interesse la terza crociata (1189-91) e dedicò versi entusiastici, nella canzone X, a Riccardo Cuor di Leone, che nel 1190 soggiornò brevemente a Marsiglia durante il suo viaggio verso la Terrasanta. La crociata ebbe esito fallimentare, e F. tornò sull'argomento con la canzone XVIII (del 1195), nella quale attaccò aspramente il re di Francia, Filippo Augusto, per aver nel 1191 abbandonato la spedizione. Sulla guerra contro i musulmani di Spagna è la canzone XIX, composta dopo la tragica sconfitta subita dall'esercito cristiano ad Alarcos (19 luglio 1195) che secondo F. era stata voluta da Dio per punire Alfonso VIII di Castiglia a causa della sua relazione con una ebrea di Toledo. F. intrattenne intensi rapporti anche con molti poeti suoi contemporanei. I destinatari di alcune sue canzoni, designati con pseudonimi (Azimans, in dieci canzoni; Totztemps, in sette canzoni, insieme ad Azimans; Plusleial, in una canzone), non sono né nobildonne né principi, come qualcuno ha pure supposto, ma quasi certamente trovatori: Azimans è Bertran de Born; Totztemps è Raimon de Miraval; Plusleial è Pons de Chapduil, che rispose al componimento di F. chiamandolo con lo stesso pseudonimo.
L'impressione che si ricava dalla lettura delle rime di F. è quella di uno stile sorvegliatissimo, ricco di artifici retorici e profondamente influenzato dagli autori classici, in particolar modo da Publilio Siro, Seneca e Ovidio. F. fu tenuto in grande considerazione dagli epigoni della lirica provenzale. Dante cita la canzone "Tan m'abelis l'amoros pensamen" come esempio del "gradus constructionis excellentissimus" (De vulgaii eloquentia, II, VI, 5), e numerosi sono i riecheggiamenti riscontrabili nei poeti della Scuola siciliana, tra gli altri, soprattutto, Giacomo da Lentini, che rimodella quasi letteralmente, nella sua "Madonna dir vo voglio" la canzone di F. "A vos Midonz".
Una repentina crisi religiosa spinse F., intorno al 1195, ad abbandonare la vita secolare - e con essa l'attività poetica - e a prendere i voti. Accolto nell'abbazia cisterciense di Grandselve nel 1196, nel 1201 divenne abate di Iboronet e nel 1205 fu nominato vescovo di Tolosa, in sostituzione di Raymond de Rabastens, deposto in seguito a un'accusa di simonia. F. entrò a Tolosa il 5 febbr. 1206 e si trovò immediatamente a fronteggiare una situazione politica assai complessa e delicata: la città provenzale era stata infatti investita in pieno dall'eresia albigese.
La dottrina albigese - una versione del catarismo - si era diffusa a partire dalla fine del sec. XI in particolare nelle città della Francia meridionale (fra queste Albi da cui prese il nome). Papa Innocenzo III, dopo aver inutilmente tentato di contrastare l'eresia con mezzi pacifici, decise di intervenire militarmente quando si accorse che molti principi di Provenza, tra cui Raimondo VI, conte di Tolosa, la appoggiavano nella speranza di avere mano libera alla confisca dei beni della Chiesa. L'assassinio del legato pontificio Pierre de Castelnau, avvenuto all'inizio del 1208 per mano di un ufficiale del conte di Tolosa, diede l'occasione al pontefice di bandire una crociata contro Raimondo VI e gli eretici della Francia meridionale (10 marzo 1208).
F. si segnalò immediatamente come uno dei più attivì oppositori dell'eresia. Nel 1209 si recò nel Nord della Francia, nei Paesi Bassi e in Inghilterra per propagandare la crociata e raccogliere volontari; una volta tornato a Tolosa, fondò una associazione di combattenti, la Confraternita bianca, che fornì un ulteriore contingente di truppe all'esercito crociato, il cui comando era stato nel frattempo affidato a Simon de Montfort. Dopo aver inutilmente tentato di sollevare i Tolosani contro Raimondo VI, (colpito da scomunica, reiterata dai convegni di Narbonne e Montpellier nel 1211) F. gli intimò di lasciare Tolosa, ma venne, al contrario, espulso dalla città. Intraprese allora un secondo viaggio nella Francia settentrionale e nei paesi renani allo scopo di reclutare altre milizie.
Raggiunto nei primi giorni di settembre del 1213 l'esercito di Simon de Montfort assediato a Muret, F. si adoperò per convincere Pietro II, re di Aragona (che aveva preso le difese dei suoi vassalli contro i crociati), a ritirarsi dal conflitto, ma non ebbe successo: Pietro fu ucciso poco dopo durante una sortita dei soldati crociati.
Non cessava intanto di occuparsi degli affari della sua diocesi: nel 1213 concesse a Domenico di Guzman, impegnato al suo fianco nella lotta all'eresia, il canonicato di Fanjeaux e una cospicua rendita da destinare all'Ordine dei frati predicatori, da poco fondato dal futuro santo. Nel novembre del 123 F. prese parte al IV concilio Lateranense, nel corso del quale chiese a Innocenzo III il riconoscimento ufficiale dell'Ordine dei frati predicatori.
Nel 1216 l'esercito di Simon de Montfort conquistò Tolosa; F. riuscì a evitare il saccheggio facendo versare ai Tolosani un riscatto di 30.000 marchi d'argento. Dopo la morte di Simon de Monfort (1218), egli riprese a viaggiare con lo scopo di reclutare nuovi volontari per l'esercito crociato. Nel luglio del 1223 andò a Parigi per incontrare Luigi VIII, appena salito al trono e incoraggiarlo a rivendicare la sovranità della monarchia capetingia sulla Francia meridionale.
L'intervento dell'esercito regio nella crociata contro gli albigesi (giugno 1226) fu decisivo per la risoluzione del conflitto: stroncata definitivamente ogni resistenza da parte degli eretici, la Linguadoca divenne provincia francese nel 1229, sotto il regno di Luigi IX il Santo. Nello stesso anno F. rientrò a Tolosa e, nel corso di un concilio tenutosi in quella città, ricevette l'incarico di istituire un tribunale dell'inquisizione che si occupasse di vigilare sull'ortodossia cattolica nelle diocesi meridionali, e di fondare una università di studi teologici.
F. morì il 25dic. 1231; fu sepolto nella cappella dell'abbazia di Grandselve, nei pressi di Tolosa, ma della sua tomba non vi e più alcuna traccia.
Edizioni: Edizione critica e traduzione in francese a cura di S. Stronski, Le troubadour Foulquet de Marseille, Cracovie 1910; ed. parziali (con traduzioni in italiano) sono presenti anche nei saggi di Zingarelli, Ricolfi, Toja, Cavaliere (cit. in bibl.).
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