FOCIDE (Φωκίς, Phocis)
Regione della Grecia centrale, fra il golfo di Corinto a S e un breve tratto di costa del canale dell'Eubea a N, così denominata dall'eroe corinzio Phokos che vi si sarebbe insediato. A E il confine verso la Beozia è costituito dalle propaggini occidentali dell'Elicona, mentre a O (verso la Locride Ozolia a S, la Doride più a N) dalla piana alluvionale costiera di Kirra e dal massiccio del Ghiona. Il limite della regione verso settentrione è sulle balze del complesso del Kallidromos, che la separa dalla Locride. La città fócese di Daphnous, sul canale dell'Eubea, divideva con il suo territorio la Locride Opunzia dalla Epicnemide. La F. è caratterizzata al centro dalla presenza del massiccio del Parnaso (m 2457), a Ν del quale è la pianura del Cefiso, con andamento E-O, attraversata dall'omonimo corso d'acqua che si riversa a E nel bacino Copaide, in Beozia. Sul golfo di Corinto la penisola di Desphinas, separata dal Parnaso dalla valle del fiume Pleistos (ove sorge Delfi), determina le due maggiori insenature di Anticira a E e di Itea a O (l'antico Krisàios Kòlpos). In quest'ultimo golfo sfocia il Pleistos dopo aver attraversato la piana sacra di Kirra, mentre strette fasce costiere pianeggianti sono anche lungo il golfo di Anticira. Per quanto riguarda la ricostruzione del paesaggio nell'antichità, si dispone di un maggior numero di informazioni per la zona adiacente a Delfi. Se dopo la prima guerra sacra (600-590 a.C.) si vietò lo sfruttamento agricolo della piana di Kirra, recenti analisi palinologiche e antracologiche permettono di ritenere che vi crescessero noccioli, salici e querce. In epoca storica sul Parnaso erano boschi di pini e abeti. Certamente i suoi pendii erano in parte anche coltivati, come si evince da citazioni delle fonti (specie Teofrasto): probabilmente con olivi e, nelle zone più pianeggianti, cereali. Per quanto riguarda la fauna va segnalata la recente scoperta della presenza, sul Parnaso, in età storica, di cervi e linci e, ancora nel VI sec. a.C., di leoni.
La storia della F. è condizionata dalla presenza, all'interno del suo territorio, del santuario panellenico di Delfi. I Focesi erano membri dell'Anfizionia delfica; è nota una loro monetazione federale autonoma a partire dall'ultima decade del VI sec. a.C., battuta probabilmente nella zecca di Phokikon. Per l'accusa rivolta alla città focese di Krisa di disturbare il pellegrinaggio a Delfi ebbe origine la prima guerra sacra (600-590 a.C.) che si concluse con la distruzione di Krisa e il divieto di coltivarne la pianura. In contrasto perenne con i Tessali, che ne occuparono il territorio per essere scacciati nel 570 a.C. circa (battaglia di Hyampolis, da alcuni datata tuttavia a epoca più tarda), i Focesi si schierarono contro i Persiani nel 480 a.C., forse proprio a causa dell'opposta decisione tessala. Numerose città della F. furono distrutte nell'invasione persiana. Nel 448 a.C. i Focesi occuparono il santuario di Delfi: cacciati dagli Spartani vi vennero reinsediati da Atene (seconda guerra sacra). Dalla parte di Sparta agli inizi della guerra del Peloponneso e in quella detta di Corinto, i Focesi continuarono a schierarsi con questa città contro Tebe, alla quale tuttavia la F. fu sottomessa dopo la battaglia di Leuttra (371 a.C.). A causa dell'esosa multa imposta dai Beoti ai Focesi, colpevoli di aver messo a coltura la piana sacra di Kirra, scoppiò la terza guerra sacra (356-346 a.C.), dalla quale i Focesi, sotto il comando di Filomelo prima e di Onomarco poi, uscirono battuti dall'intervento di Filippo II di Macedonia e costretti a una pesante resa in virtù della quale i loro due voti in seno all'Anfizionia delfica passarono alla Macedonia. Dopo la battaglia di Cheronea (338 a.C.) la F. entrò a far parte della lega di Corinto. Dal 279 a.C., grazie alla resistenza contro l'invasione gallica i Focesi furono riammessi all'interno dell'Anfizionia delfica. Passata sotto diverse dominazioni nel periodo dei diadochi, dal 263 a.C. la F. fece parte della lega etolica per uscirne dopo il 189 a.C., anno della capitolazione di Ambracia e della conseguente pace fra i Romani e la lega etolica. Venne allora istituita una lega focese, attestata fino in età severiana (IG, IX, 1, 218).
Preistoria e Protostoria. - I più antichi insediamenti in F. risalgono al Neolitico Antico e mostrano una notevole affinità nella cultura materiale con i siti della Tessaglia meridionale. I centri occupati in questo periodo sono ubicati principalmente lungo la valle del Cefiso; fra di essi il più noto è certamente quello di Elateia. Nel passaggio all'Antico Elladico si nota un incremento dell'occupazione esclusivamente nella zona orientale della regione, con una progressiva tendenza allo stabilirsi di insediamenti lungo le vie di comunicazione naturali fra la valle del Cefiso e il golfo di Anticira. L'Antro Coricio, non lontano da Delfi, è una grotta formatasi nel Quaternario e ritenuta luogo di culto nell'antichità. Le prime attestazioni di una frequentazione religiosa risalgono forse già al Neolitico Tardo: si tratta di figurine maschili fittili. Altre statuette in terracotta furono deposte nella grotta anche in epoca micenea.
L'architettura domestica si avvale, dall'Antico Elladico, dell'uso della pietra. È dall'Antico Elladico III che viene occupato il sito di Kirra nell'omonima valle, la cui stratificazione è quella che documenta meglio la sequenza preistorica della F. (v. vol. IV, p. 409, s.v. Krisa e Kirra). Caratteristica dell'ultimo periodo dell'Antico Elladico è la c.d. ceramica di Haghia Marina, con decorazione rettilinea in chiaro su scuro, così denominata dal sito di un colle della valle del Cefiso, purtroppo non oggetto di ricerche sistematiche. La transizione dall'Antico al Medio Elladico segna una brusca diminuzione nel numero degli insediamenti, nuovamente attestati soprattutto nella valle del Cefiso. Manca sostanzialmente nella F. ceramica del Tardo Elladico I-II e si passa quindi direttamente da una cultura materiale del Medio Elladico a quella del Tardo Elladico IIIA-B. In questa fase la F. appartiene pienamente alla civiltà micenea, come confermano l'esistenza di abitati cinti da mura in opera ciclopica (Krisa) e i dati relativi specie alla necropoli dell'antica Medeon. Il sito presso Haghioi Theodoroi mostra tracce di occupazione continua dall'Antico Elladico II fino al I sec. a.C. A epoca micenea (specie Tardo Elladico IIIA) si datano alcune tombe a fossa e a camera talvolta con ricchi corredi, ubicate sui fianchi dell'acropoli, in cima alla quale era certamente l'abitato. Particolarmente interessante una thòlos con dròmos a scalini della fine del Tardo Elladico HIB, riutilizzata nel corso dell'VIII sec. a.C. Da Medeon proverrebbe un sigillo con segni in lineare B.
Sono numerosi i siti datati al periodo miceneo, evidentemente connessi allo sfruttamento agricolo del territorio. L'occupazione più intensa è comunque quella della piana «sacra», ove oltre l'importante insediamento di Kirra e quello fortificato di Krisa, il sito di Delfi (v.) viene cinto da un muro di circa 2 m di spessore.
Dal Protogeometrico all'età romana. - Nel corso dei c.d. secoli bui si assiste a una notevole diminuzione del numero dei centri occupati. Un'inversione di tendenza nell'occupazione del territorio è osservabile a partire dal Geometrico (inizio dell'occupazione di Daulis) fino a età classica. Nel Catalogo delle Navi (Hom., II., II, 517-525) sono citate nove città della Focide. Erodoto (VIII, 33) ricorda quindici città della valle del Cefiso distrutte dai Persiani nel 480 a.C.; nel 347 a.C. invece Filippo II di Macedonia ne avrebbe devastate 22 (Demost., Or., XIX, 123) o 20 (Paus., X, 3,1). In occasione della «guerra di Corinto» in cui i Focesi erano contrapposti ai Beoti sarebbe stata costruita la serie di fortificazioni lungo il confine orientale della Focide.
Queste cittadelle furono utilizzate anche nei successivi eventi militari del IV sec. a.C., per essere poi distrutte da Filippo II nel corso della terza guerra sacra e rapidamente restaurate prima della battaglia di Cheronea. Dopo quest'ultimo evento si assiste a una nuova rarefazione degli insediamenti che non si modifica neanche durante il periodo romano. Nel III sec. a.C. è noto un problema di frontiera fra Steiris e Panopeus, per il quale si chiese l'arbitrato agli Elei. In epoca imperiale tuttavia i centri della costa sembrano conoscere un declino minore rispetto a quelli dell'interno.
Negli ultimi anni è stata dimostrata l'esistenza di una via di collegamento fra il golfo di Krisa e quello maliaco, utilizzata da epoca certamente già micenea e probabilmente anche più antica. La strada in questione avrebbe permesso un diretto passaggio fra la piana sacra di Kirra e la Tessaglia meridionale attraverso Amphissa e la regione montuosa della Locride Ozolia e della Doride per le città di Elaion, Gravia e Oiti. In epoca micenea alcune fortificazioni in opera ciclopica lungo il suo percorso e altre strutture interpretate come posti di guardia avrebbero avuto probabilmente una funzione di controllo. Di notevole importanza ai fini della viabilità sarebbe stata dunque l'acropoli di Krisa, luogo di passaggio obbligato dal golfo Kriseo per risalire a Delfi da un lato, ad Amphissa e alla Grecia settentrionale dall'altro.
È stata supposta l'esistenza anche di una diretta via di collegamento fra il golfo di Anticira e la valle del Cefiso attraverso Dhistomon (antica Àmbrossos), Mnema tou Mega e Daulis. Questo percorso sarebbe stato noto probabilmente già dall'Antico Elladico e utilizzato con certezza in epoca micenea. Mentre non è chiaro se tale via di comunicazione fosse impiegata durante il Geometrico, pare sicuro il suo uso ininterrotto a partire dal VI sec. a.C. fino in periodo romano. Da epoca ellenistica il suo percorso fu forse leggermente modificato in favore di un passaggio per zone meno accidentate e per servire il sito di Tseresi (antico Phokikòn).
Dalla bassa valle del Cefiso, attraverso il sito di frontiera dell'antica città di Hyampolis, la F. comunicava tramite la Locride e le Termopili con la Grecia settentrionale.
A Kalapodi (v.), ai confini della F. con la Beozia, è stato scavato un santuario identificato con quello di Artemide Elaphebòlos. Ivi si sarebbero svolte le Elafebolie, secondo le fonti (Plut., Mor., 244b-c e IG, IX, 1, 90) un'importante festa della F., legata alla Phokikè Apònoia. Questo evento è da identificare probabilmente con la guerra contro i Tessali culminata con la loro cacciata dalla regione nel 570 a.C.
Non lontano da Kalapodi è il sito di Palaiochori Exarchou, antica Àbai, protetta da un complesso sistema di circuiti murari in opera «lesbia», che circonda una doppia acropoli e la città bassa. A NO di quest'ultima è stato identificato il sito di un santuario circondato da un muro di témenos, con forse due templi e una stoà. Il tempio maggiore, di VI sec. a.C. era dedicato ad Apollo, quello minore ad Adriano. La stoà si daterebbe al IV sec. a.C. Attorno al santuario sono state scavate molte tombe, specie di età ellenistica.
Nella valle del Cefiso, presso il villaggio di Kato Agoriani, sulla collina di Palaiokastro (470 m) sono i resti di una città identificata con Lilaia, distrutta da Filippo II. Si conservano tratti dell'ampio circuito delle fortificazioni in opera trapezoidale e poligonale, con torri quadrangolari, che cingevano anche parte della città bassa. Si datano al periodo immediatamente successivo alla distruzione patita per opera di Filippo; sull'acropoli si distinguono tratti più antichi.
Sulla non lontana collina della Theotokos (339 m) si conservano tratti di fortificazioni in opera ciclopica e poligonale, con torre a pianta semicircolare nell'angolo NO, già ritenute di Lilaia da Keramopoulos che ne fissava la cronologia al VI sec. a.C. Nello stesso sito è documentata un'occupazione preistorica già dall'Antico Elladico.
Nei pressi di Lilaia, sulle pendici nord-orientali del Parnaso a Souvala (odierno Polydroso), sono stati scavati tre lati di un edificio (m 74 x almeno 40) con 19 vani di uguali dimensioni attorno a una corte interna rettangolare. Si tratterebbe, sulla base di un'iscrizione su un vaso bronzeo, del Santuario di Demetra «'εν Έρώχω». Sono stati recuperati materiali votivi databili a partire dalla fine dell'VIII sec. a.C. e specialmente del VI-V sec. a.C. Non lontano, in località Haghios Vasileios, sono i resti di una città fortificata, identificata con l'antica Erochos.
A E di Lilaia, sempre nella valle del Cefiso, era la città di Neòn, distrutta anch'essa da Filippo II nel 346 a.C. e ricostruita poco distante con il nome di Tithorèa. Si identifica Neòn con i resti di Paleophiva, Tithorèa con Velitsa. Il celebre Isèion, ricordato da Pausania (X, 32, 13-17). è stato localizzato immediatamente a O di Paleophiva, ove sono state rinvenute fosse piene di ossa di animali che fanno pensare al rituale ricordato per le feste che si svolgevano in questo santuario. L'Asklepièion si troverebbe invece presso la chiesa degli Haghioi Argyroi lungo la strada Velitsas-Amphikleia. A Velitsas è stata recuperata una base di statua in marmo con dedica a Marco Aurelio Commodo Antonino.
A SE di Tithorèa, sulle propaggini del Parnaso, circa 1 km a S del villaggio di Daulia, è il sito della città di Daulis, la cui acropoli conserva resti di fortificazione in opera poligonale. La chiesa degli Haghioi Theodoroi sorge probabilmente sul basamento del Tempio di Atena Poliàs.
A Kato Tseresi, circa 4 km a SE dalla città di Daulis, lungo la strada fra Livadià e Delfi, è stato identificato il sito del Phokikòn, luogo di riunione dell'assemblea dei Focesi. Sono stati rinvenuti conci squadrati con anathỳrosis databili al V sec. a.C., elementi lapidei atti a sostenere banchine lignee, basi per stele iscritte. Un santuario poco lontano era forse quello dell'eroe fondatore della stirpe fócese, Phokos. Dall'evidenza fornita da alcune tombe si può ritenere vicino un abitato del VI sec. a.C.
Per quanto riguarda le altre fortificazioni sorte alla frontiera orientale della F., ben conservato è il circuito murario di Haghios Vlasios (antica Panopèus). Meno visibili sono le fortificazioni di Belesi (antica Parapotàmioì) lungo il Cefiso, di Haghios Nikolaos Palaiochori (antica Stèiris), di Kastrì Distomou e di Kyriaki Palaiokastron (forse antica Trachìn), quest'ultima cittadella probabilmente costruita poco dopo il 370 a.C.
Il sito presso la chiesa di Haghioi Theodoroi sul golfo di Anticyra è stato identificato, come si è detto, con quello dell'antica Medeòn. La necropoli preistorica continua a essere utilizzata nel Protogeometrico e nel Geometrico con un brusco cambiamento nel rituale funerario, confrontabile con quello di Lefkandì in Eubea. Nella prima fase il rito esclusivo è quello dell'incinerazione individuale; nel Geometrico Antico è attestata anche l'inumazione, con morti sepolti in posizione contratta in ciste, privi di corredo. Infine dall'VIII al VI sec. a.C. si pratica l'incinerazione, talvolta con il seppellimento dei resti all'interno di pìthoi o crateri. Dal Corinzio Medio viene invece definitivamente utilizzata l'inumazione; scarsi i dati relativi al V sec. a.C. Nel IV-III sec. a.C. le sepolture avvengono in tombe a cista, a fossa e in sarcofagi; l'orientamento privilegiato è E-O (con testa a O). I morti hanno (con una sola eccezione) le gambe piegate, le braccia incrociate sul petto e una moneta in bocca. Si assiste a un impoverimento progressivo della necropoli con la riutilizzazione di sepolture più antiche; i corredi presentano notevoli variazioni da tomba a tomba. Nel III sec. a.C. viene probabilmente costruita attorno l'acropoli la cinta muraria (con protèichisma) in tecnica pseudoisodomica con tratti in opera poligonale. Resti di tale fortificazione si conservano specie sul lato NO con tre bastioni. Dal I sec. a.C. la città è abbandonata e l'occupazione successiva interessa la piana sottostante dove si trovano i resti di un edificio, probabilmente una grande villa, databile al III sec. d.C., con un vano mosaicato. A questa struttura, che conobbe più fasi di vita, è connessa un'installazione termale. L'edificio fu distrutto da un incendio nel corso del VI sec. d.C. Durante l'XI sec. vi si sovrappose un monastero cristiano, la cui chiesa fu trasformata in torre fortificata nel XIV sec. senza tuttavia perdere la funzione di edificio sacro.
Ad Anticira è documentata un'occupazione continua dal Medio Elladico fino alla tarda antichità. Sul fianco orientale della collina di Kastron è stato scavato un santuario identificato con quello di Atena, con tempio e altare della prima metà del VI sec. a.C. Distrutto da un incendio, il tempio fu ricostruito nel IV sec. a.C. Sono stati trovati tratti di mura in tecnica isodomica, forse appartenenti alla fortificazione della città, e numerosi resti di abitazioni romane, anche con vani mosaicati.
La più intensa frequentazione dell'Antro Coricio in epoca storica si data fra il VII e il II sec. a.C. ed è legata al culto di Pan e delle Ninfe, come rivelano alcune iscrizioni in situ all'ingresso della grotta, ove è un altare. Le numerose offerte, rotolate all'interno dell'antro, erano principalmente figurine (specie femminili) e vasi miniaturistici, ma anche anelli e ossicini di capre e montoni. Di particolare interesse è un gruppo fittile su base circolare raffigurante le dodici Ninfe attorno a Pan, databile alla metà del V sec. a.C. Davanti all'antro si celebravano riti orgiastici femminili in onore di Dioniso con l'uccisione di un capro e la consumazione delle sue carni crude.
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