Vedi FOCEA dell'anno: 1960 - 1973
FOCEA (Φώκαια, Phocaea)
Antica città d'Asia Minore, fondata, secondo la tradizione, dagli Ateniesi e da emigrati della Focide, sotto la guida di Filogene e Damone, in un territorio ceduto dai coloni eolici di Cuma. È posta sulla penisola che sta a S del golfo eleatico e domina l'imbocco di quell'insenatura in cui sorgevano Clazomene e Smirne. La città usufruiva di due porti, che sappiamo da Livio chiamarsi Naustathmòs e Lamptèr, a ridosso dell'isolotto Bacchion, anch'esso occupato da edifici pubblici e privati.
F., la più settentrionale delle città ioniche, fu dominata prima da discendenti di Codro e aderì alla confederazione ionica; passò sotto il dominio persiano ai tempi di Ciro (546 a. C.), ma, prima dell'occupazione, gli abitanti, avendo ottenuto dal luogotenente persiano Arpago, a quanto si dice, un giorno di tempo per la resa, emigrarono in massa e, dopo un vano tentativo di fermarsi a Chio, proseguirono per l'Occidente. Quivi i Focesi - che secondo la tradizione raccolta da Erodoto sarebbero stati i veri scopritori delle regioni occidentali del Mediterraneo - stabilirono in Corsica (Aleria), Magna Grecia (Regio), Lucania (Velia), Gallia (Massalia), Iberia (Maenaca) un primato commerciale che mantennero a lungo con la loro eccezionale abilità marinara. F. decadde; risorta sotto i Seleucidi, fu conquistata con le armi dai Romani e continuò modestamente la sua vita in bassa età imperiale e bizantina. Contò una nuova resurrezione nei primi anni del XV sec. quando i Genovesi vi istituirono un fondaco per lo sfruttamento commerciale delle miniere di allume dei dintorni. Oggi una modesta borgata giace sulle rovine della città, detta Eski Fokià (Vecchia F.) e un'altra, poco lungi, detta invece Yenice Fokià (Nuova.. F.), ambedue con pochissimi abitanti, dopo il recente esodo dei cristiani.
Poco importanti sono gli avanzi, principalmente delle mura, che sussistono fra le fortificazioni medievali. Su un pianoro roccioso all'estremità della penisola, si sono trovati resti architettonici e un fregio con carri di età arcaica, capitelli e basi ioniche, probabilmente appartenenti al tempio di Atena, noto da varie fonti. Altro ritrovamento recente sono i resti di una casa del VI sec., di cui restano i muri in tecnica poligonale; copiosi sono i trovamenti di ceramica, per lo più della fase geometrica e tardo-geometrica. La monetazione dell'antica F. - fra le più antiche e celebri del mondo classico - attesta nei suoi pezzi d'elettro e d'argento, coi simboli del grifone e della testa di foca (detti perciò nell'antichità "i focaici") un sistema speciale di fusione; essa perdura fino ad Alessandro Magno.
Bibl.: G. Busolt, Griechische Geschichte, I2, Gotha 1893, p. 316; K. Lehmann-Hartleben, Die antiken Hafenanlagen des Mittelmeers, Lipsia 1923, p. 215; B. V. Head, Historia numorum2, Oxford 1911; J. Keil, in Pauly-Wissowa, XX, 1950, cc. 444-48, s. v. Phokaia; G. M. A. Richter, Archaic Greek Art, New York 1949, p. 45, p. 113 s.; 122, 179; Fasti Arch., VII, 1952, 1569; VIII, 1953, 1722; X, 1957, 1956 e XI, 1958, 102 ss.; E. Akurgal, in Anatolian St., V, 1955, p. 20 ss.; id., in Anatolia, 1956, p. 3 ss.; L. Robert, in Hellenikà, X, 1955, p. 257 (2 iscrizioni); J. F. Hearly, in Journ. Hell. St., LXXVII, 1957, p. 267 ss. (sui rapporti monetali tra F. e Mitilene).
(† B. Pace*)