FLORIO e BIANCOFIORE
Protagonisti d'una leggenda medievale d'amore e d'avventura ch'ebbe grande diffusione in tutte le letterature europee.
Florio, figlio di Felice - re pagano di Spagna - e Biancofiore, figlia di nobili cristiani e romani, ma nata per caso in quella corte straniera e rimasta sconosciuta, vedono la luce in un medesimo giorno, sono educati in comune, con gli stessi libri e gli stessi giuochi, e simultaneamente s'innamorano l'uno dell'altra. Divisi dal re, che manda il figlio lontano e vende la fanciulla a mercanti nomadi, si ritrovano, dopo tante ansiose traversie e tanto penare d'amore e di nostalgia, nella corte babilonese, conchiudendo la loro fortunosa vicenda nella gioia delle nozze e nella pace della fede cristiana.
La leggenda - composta di elementi bizantini e rispondente agli ideali letterarî dell'Occidente, che prediligeva l'avventura, il mistero e il meraviglioso dell'Oriente, e amava suggellare l'amore con la religione - trovò la prima forma poetica in Francia durante i secoli XII-XIII, in più di un poemetto (ed. di I. Bekker, Berlino 1844, e di E. du Méril, Parigi 1856), mentre già nel 1220, attingendo ad una redazione francese, anteriore a quelle note, K. Fleck la traduceva in tedesco (ed. di E. Sommer, Lipsia 1846).
Così, durante i secoli XIII-XIV, variamente si atteggiava nelle diverse vesti linguistiche, in Inghilterra, in Olanda, in Scandinavia, ecc. (cfr. E. Hausknecht, Berlino 1885), mentre in Italia, forse attraverso un testo franco-veneto, dava origine al Cantare di Fiorio e Biancifiore (ediz. di V. Crescini, Bologna 1889), di cui sono redazioni parallele quella in greco del secolo XIV (Φλωρίος καί Πλατζιαϕλώρε) e l'altra in castigliano, fino al Filocolo del Boccaccio, che negli anni 1336-38 rielaborava con più matura tecnica artistica l'antica leggenda, traducendo in essa i passionali erramenti della sua fantasia.
Bibl.: Oltre ai saggi citati, v. V. Crescini, IL Cantare di F. e B., II, Bologna 1899; J. H. Reinhold, Fl. et Bl., Étude de litt. comparée, Parigi 1906; L. Ernst, Fl. u. Bl., Strasburgo 1912.