FLORICOLTURA
(XV, p. 558)
La f. industriale, definita come attività agricola per la produzione di fiori e piante a scopi ornamentali, ha avuto un notevole sviluppo nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale in diversi paesi, alcuni dei quali completamente nuovi a questo settore produttivo. Tra i diversi fattori responsabili di tale fenomeno, determinante è stato l'aumento della domanda internazionale del prodotto ornamentale: in Olanda lo sviluppo della f. è avvenuto sulla base di un programma nazionale mirante a costruire un settore economico portante del paese e orientato verso il mercato di esportazione. Una simile strategia è stata seguita da Israele e dalla Colombia, paesi emergenti nel quadro della f. internazionale. In altri paesi, come Italia, Giappone e Francia, in cui la f. aveva un'antica tradizione, gli incrementi di produzione sono andati essenzialmente a soddisfare i consumi del mercato interno in notevole ascesa.
Come dimensione degli investimenti (superficie coltivata a fiori recisi e piante ornamentali) le statistiche mostrano che il paese predominante è il Giappone con 14.500 ha, seguito da Italia, USA e Olanda (v. tab. 1). In queste statistiche non compaiono per l'Olanda circa 16.000 ha investiti nella produzione di bulbi, a cui corrisponde un valore della produzione pari a 460 milioni di dollari USA nel 1988. Per quanto riguarda il valore della produzione dei fiori recisi, il primato appartiene al Giappone, seguito da Olanda e USA.
L'aumento generalizzato della domanda e l'impiego dell'aereo come mezzo di trasporto hanno reso, intorno agli anni Settanta, la produzione e la distribuzione del fiore un'attività internazionale su scala mondiale. Il movimento internazionale si verifica principalmente su 4 piazze: Amsterdam, Miami, Tel Aviv, Bogotà.
Diversi paesi della fascia tropicale, grazie alle favorevoli condizioni locali (clima e costo della manodopera), hanno sviluppato una produzione che viene esportata essenzialmente in Europa e negli Stati Uniti. A Colombia e Kenya, che intorno al 1970 iniziarono l'esportazione verso il mercato rispettivamente statunitense ed europeo, si sono recentemente affiancati numerosi altri paesi come Thailandia, Singapore, Brasile, Guatemala, Taiwan, Messico e, più recentemente, Turchia, Costarica, Perù, Marocco. In questi paesi la f. si è sviluppata grazie all'apporto di tecnologie e spesso di capitali provenienti dai paesi tradizionalmente floricoli, attirati dal basso costo della manodopera e dalle favorevoli condizioni ambientali. In questa strategia di sviluppo l'Olanda ha raggiunto una posizione di particolare rilievo grazie alle strutture di assistenza tecnica agricola internazionale di cui si è dotata fin dagli anni Cinquanta, e che le ha consentito di sviluppare insediamenti produttivi nel Sud Est asiatico, in Africa, in Brasile.
La f. alle soglie del 2000 rappresenta pertanto un'attività economica internazionale, con caratteristiche nettamente industriali (impiego di capitale e manodopera) in grado di svilupparsi là dove condizioni ambientali ed economico-sociali risultino favorevoli.
Al di fuori dell'Europa il commercio estero riguarda essenzialmente il fiore reciso e il materiale di coltivazione (bulbi e piantine). L'Olanda detiene il primato come produttore ed esportatore di fiori e bulbi con il 75% del totale mondiale (1500 milioni di dollari USA nel 1987); esporta prevalentemente in Germania, Italia, Francia e Inghilterra. La Colombia è il secondo esportatore mondiale di fiori, principalmente rose, garofani e crisantemi, con il 9% (173 milioni di dollari USA); circa il 70% dell'esportazione è destinata agli Stati Uniti e il 30% all'Europa. Israele è il terzo esportatore di prodotti floricoli con il 5% (108 milioni di dollari USA), con destinazione prevalente nel Nord Europa (CEE); rose e garofani sono le voci predominanti nell'esportazione israeliana. Segue l'Italia con il 4% (90 milioni di dollari USA), prevalentemente destinato al mercato nordeuropeo.
All'interno dell'Europa l'esportazione riguarda anche la pianta in vaso, più facilmente trasportabile su mezzo gommato. Anche in questo caso l'Olanda detiene il primato con il 51% della produzione, seguita da Danimarca e Belgio.
Il consumo del fiore reciso risulta estremamente variabile anche tra paesi con reddito simile: Olanda e Germania sono i maggiori consumatori in termini relativi, mentre gli Stati Uniti si trovano all'ultimo posto con un modesto consumo pro capite.
Per quanto riguarda la tipologia del consumo dei fiori recisi, garofani, rose e crisantemi costituiscono insieme la quota preponderante; nei paesi di più lunga tradizione floricola si manifestano tuttavia da tempo tendenze alla diversificazione del prodotto floreale e a un notevole ridimensionamento di queste specie maggiori (v. tab. 2). Le ragioni di tale diversificazione, che assume modalità differenti nelle varie realtà tecnico-economiche, sono certamente da mettere in relazione con l'evoluzione dei redditi (aumento della domanda) ma anche con la capacità di un prodotto voluttuario di rispondere alle sempre nuove esigenze del gusto e della moda.
Tra le specie che hanno mostrato una notevole affermazione emergono i Lilium, in un assortimento di centinaia di cultivar costituite attraverso l'ibridazione interspecifica. La tecnologia di moltiplicazione e preparazione del bulbo per la fioritura programmata e l'indiscutibile bellezza del fiore sono le ragioni essenziali del suo successo. Tra gli assortimenti che si sono evidenziati come prodotti nuovi, devono essere citate le rose nane da vaso e da aiuola, che sono in grado di fornire una fioritura prolungata nella stagione. Anche nell'Alstroemeria il lavoro di ibridazione interspecifica ha portato alla costituzione di un grande assortimento di varietà, oggetto di un'interessante affermazione sul piano internazionale. Da citare ancora la Gerbera, che come pianta per la produzione del fiore reciso compare nella graduatoria delle statistiche subito dopo le specie maggiori.
Recentemente un certo sviluppo hanno avuto i fiori essiccati per i quali vengono utilizzate specie fino a oggi estranee alla floricoltura.
In Olanda e Giappone, paesi non solo di grande tradizione ma anche di avanguardia nella f., gli ''altri fiori'' (si escludono in questa dizione garofani, rose e crisantemi) costituiscono circa il 50% della produzione totale (v. tab. 2). Ciò è avvenuto grazie allo sviluppo tecnico-scientifico che ha interessato le attrezzature produttive, i metodi di coltivazione, nonché il miglioramento di specie interessanti. In particolare la selezione di nuovi ibridi, la propagazione massale in vitro, la messa a punto di tecniche affidabili di difesa e di programmazione delle produzioni, hanno permesso l'affermazione sul piano produttivo di specie nuove o di assortimenti sviluppati come prodotto nuovo, in grado di creare nuovi spazi di mercato. L'utilizzazione dei brachizzanti per ottenere forme compatte di piante ornamentali da vaso, con architetture originali e adeguate alle necessità commerciali e del consumatore, è uno degli esempi più significativi di questa strategia produttiva.
Se un grande progresso si è registrato nelle tecniche di coltivazione miranti a ottenere un prodotto qualitativamente impeccabile, ancor più importanti sotto il profilo economico sono stati i miglioramenti delle tecniche di governo della produzione, che permettono la programmazione delle fioriture secondo un calendario rispondente alle puntuali esigenze del mercato. Per questi fini vengono utilizzate diverse tecniche di fisiologia applicata. Avvalendosi del fotoperiodismo (v. App. IV, i, p. 847), crisantemi e poinsettie vengono preparati per fiorire a date prefissate; nelle bulbose (Lilium, iris, gladiolo) la preparazione dei bulbi a mezzo di trattamenti termici consente produzioni fuori stagione; in altre specie (Gerbera) gli anticipi delle fioriture vengono ottenuti per mezzo di trattamenti ormonali (gibberellina).
La propagazione massale in vitro ha espresso nel settore floricoloornamentale una potenzialità di grande rilievo. Alcune specie di grande popolarità (come Gerbera, Lilium tra i fiori recisi; felci [Nephrolepis], Santpaulia, Spatiphillum, Syngonium tra le piante d'appartamento) devono il successo economico a questa tecnica biologica che ha consentito di clonare individui selezionati in quantità adeguate al fabbisogno industriale in tempi brevi. Nuove specie sono continuamente saggiate mediante tale tecnica; mentre è ancora troppo presto per esprimere un giudizio sul loro successo (fattori diversi, biologici ed economici, potrebbero ostacolarlo), la moltiplicazione in vitro appare come un potente mezzo per imprimere al settore ornamentale un notevole impulso tecnico-economico.
La dinamicità del settore floricolo è legata al veloce esaurimento del periodo commerciale economicamente sfruttabile (difficilmente una varietà di successo resiste sul mercato più di 4÷n,6 anni). Questo fenomeno è dovuto in parte alla comparsa di varietà con caratteristiche superiori, in parte all'evoluzione del gusto del consumatore che desidera sempre un prodotto nuovo e originale. La più recente evoluzione del gusto è quella orientata verso un consumo più sofisticato, basato sulle composizioni floreali e non più su confezioni ''a mazzo'' di fiori. A ciò non è estranea l'attività professionale dei fioristi che propongono originali utilizzazioni del fiore in composizioni artistiche nuove.
La richiesta di nuovi assortimenti comporta l'impiego continuo di risorse economiche in attività di ricerca e sviluppo. Queste possono essere sostenute solo attraverso la riscossione dei diritti di brevetto (royalties), sicché la tutela del brevetto ha trovato nel settore floricoloornamentale il maggiore campo di applicazione nell'agricoltura.
Altri fattori determinanti lo sviluppo del settore sono da individuarsi nel miglioramento delle strutture e nella messa a punto di più sofisticate tecniche di coltivazione e di condizionamento. L'esigenza di proteggere le coltivazioni per mezzo di serre, al fine di governare il clima e ottenere nei tempi desiderati un prodotto di alta qualità, ha contribuito a estendere e a perfezionare sempre di più tali attrezzature. L'attuale filosofia costruttiva delle serre si pone obbiettivi di praticità ed economicità di gestione, intesa soprattutto a ottenere un risparmio energetico. La gestione attraverso sistemi computerizzati che regolino automaticamente i parametri ambientali di una coltura ornamentale rappresenta un'applicazione sempre più richiesta nei nuovi impianti.
Tra le tecniche di coltivazione si sta imponendo la pratica delle colture su substrati artificiali (per es. idrocoltura), migliori dei tradizionali dal punto di vista sanitario e capaci di ottimizzare lo sviluppo della pianta. L'aggiornamento dei sistemi di coltivazione e l'applicazione delle scoperte della biologia applicata alle piante costituiscono la base dello sviluppo della moderna f. industriale. La tendenza alla concentrazione dell'offerta appare la condizione indispensabile per il successo nel mercato internazionale.
Produzione e commercio in Italia. - Il settore produttivo dei fiori e fogliame da recidere, piante in vaso da interno ed esterno, indicato nelle statistiche come ''comparto floricolo'', si è sviluppato in funzione dell'aumento della domanda, un aumento verificatosi soprattutto sul mercato nazionale e, in second'ordine, su quello europeo.
La produzione lorda vendibile della f. è passata da 48 miliardi nel 1961, a 341 nel 1975, e 2537 nel 1989. Con questi valori il contributo relativo alla produzione lorda vendibile nazionale dell'agricoltura in termini percentuali risulta rispettivamente 1,2; 2,5; 3,8. Quest'incremento relativo di notevole portata è conseguenza di una forte espansione delle colture floreali che dal polo storico di sviluppo ligure (Sanremo) si sono estese ad altre regioni e particolarmente al Sud e nelle isole. In queste regioni la f. si è affermata per una serie di circostanze favorevoli, quali le appropriate condizioni ambientali e l'incremento della domanda locale di consumo, che ha stimolato la riconversione in colture floreali delle colture di ortaggi già in crisi. Quest'evoluzione ha portato radicali cambiamenti nella fisionomia della f. italiana. Delle 10 regioni che hanno realizzato nel 1989 la quasi totalità della produzione floreale nazionale, ovvero il 93,57% (Liguria, Campania, Lazio, Toscana, Puglia, Sicilia, Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna), solo le prime quattro ne concentrano il 65%. In tali regioni il peso della produzione florovivaistica nell'ambito della produzione agricola regionale è piuttosto elevato e mediamente superiore al peso relativo del comparto nell'ambito nazionale.
Per quanto riguarda l'esportazione, durante gli anni Ottanta si sono invertite le tendenze, e dal 1989 l'Italia presenta un saldo negativo di circa 167 miliardi dovuti essenzialmente all'importazione di piante da appartamento e bulbi come materiale di coltivazione. Per i fiori e le foglie recise, invece, l'esportazione italiana è attiva per oltre 70 miliardi (v. tab. 4). Sul mercato di Sanremo vengono trattate più di 60 specie diverse con centinaia di cultivar di garofano, Gerbera, rosa, ecc.; il volume del fatturato sfiora i 170 miliardi di lire. L'altro mercato italiano importante è quello toscano di Pescia, che tratta una quantità di produzione simile a quella di Sanremo. I due mercati, sorti originariamente come poli di riferimento della produzione invernale (Sanremo) ed estiva (Pescia), attualmente risultano attivi tutto l'anno.
Il ricambio di varietà richiesto dal mercato spiega in parte la rapida evoluzione delle cultivar e l'affermazione recente di specie nuove. La ricerca della novità dopo gli anni Settanta ha subito un notevole condizionamento dal rincaro energetico, promuovendo lo sviluppo di specie dalle limitate esigenze energetiche; la continua costante riduzione della coltura del garofano è da imputarsi principalmente all'elevata necessità di manodopera. In questa stessa logica trova spiegazione l'incremento di altre colture meno esigenti (rosa, Lilium, fronde recise, ecc.; v. tab. 3). Per alcune bulbose come gladioli, iris e Lilium l'Italia risulta tuttora dipendente dall'estero (in particolare dall'Olanda) per il rifornimento dei bulbi, e la continua crescita delle importazioni di questo materiale è la principale ragione del saldo negativo nella bilancia internazionale del settore. Nel fiore reciso la produzione italiana mantiene un primato di qualità soprattutto nelle forniture inverno-primavera, che rappresentano da sempre il punto di forza della f. italiana.
Per quanto concerne il settore della pianta ornamentale, alla recente crescita dei consumi non appare corrispondente un adeguato aumento della produzione nazionale, tradizionalmente costituita soprattutto da fiori e fogliame da recidere (75% circa); a ciò si deve l'elevato valore delle importazioni delle piante ornamentali (v. tab. 4), anche se il settore sembra evolvere verso un lento incremento.
Tra i fiori recisi, garofani, gladioli, crisantemi, rose, gerbere, bulbose, foglie e fronde da recidere costituiscono le specie più significative sul complesso della produzione florovivaistica in termini sia di quantità prodotta, sia di superficie investita (v. tab. 3). La superficie coltivata sotto serra (che recenti statistiche indicano di 5000 ha) va sempre più diffondendosi anche nelle regioni dove è più recente la pratica della floricoltura, e la progressiva diffusione di serre, di bancali e di sistemi di ferti-irrigazione automatizzati caratterizza il comparto come un settore ad alto livello di investimenti. Per quanto riguarda la gestione delle aziende, continua a prevalere una conduzione a base familiare; a un alto livello di competenza tecnica dei floricoltori sul piano della produzione, non corrisponde un'eguale professionalità nella fase di commercializzazione.
Nel garofano l'Italia occupa un'indiscussa posizione di prestigio che si esprime attraverso la produzione di nuove varietà (ecotipo mediterraneo) che divengono oggetto di coltivazione in tutto il mondo. A quest'attività di selezione, che ogni anno permette l'introduzione di decine di nuove varietà, è associato un importante settore del vivaismo floricolo che rifornisce ogni anno dianticoltori italiani e stranieri di piantine radicate. Se si esclude la produzione del garofano, il paese risulta ancora lontano dall'autosufficienza, e l'andamento dei consumi e della produzione non sembra indicare un'inversione di tendenza. La maggiore concentrazione dell'offerta rappresenta il principale problema del settore commerciale.
Bibl.: G. L. Staby, J. L. Robertson, International movement of cut flowers, in HortScience, 17, 5 (1982), pp. 729-33; European trade in horticultural products increased, in World Flower Trade magazine, gennaio-febbraio 1987; Centre Français du Commerce Exterieur, Bulletin DPA, 1° febbraio 1989; Annuario INEA dell'Agricoltura Italiana, 43, 1989; FloraCulture International, 1 (1991), nn. 2-3-4; Association Internationale des Producteurs de l'Horticulture, Yearbook of the international horticultural statistics, 1991.