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GRIFFONI, Floriano

di Enrico Angiolini - Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 59 (2002)
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GRIFFONI, Floriano

Enrico Angiolini

Nacque a Bologna il 9 nov. 1404, dodicesimo figlio di Matteo (1351-1426), il più famoso notaio-cronista bolognese; era in particolare il secondo figlio che questi aveva avuto dalla terza moglie, Lucia di ser Iacopo di Matteo Bianchetti, anch'ella di Bologna, andatagli sposa il 4 ott. 1402 e morta per le conseguenze di un ennesimo parto il 19 genn. 1419.

Il G. apparteneva a una famiglia eminente, per patrimonio e ruolo politico, nella Bologna dell'inizio del XV secolo, combattuta tra i tentativi signorili dei Canetoli e dei Bentivoglio e la sempre presente ipoteca papale. I Griffoni, prima in buona parte schierati con Canetoli e Zambeccari, concorrendo al bando di Antongaleazzo Bentivoglio, rimasero poi emarginati dalla concentrazione del potere nelle mani dei soli Canetoli e quindi si volsero a cercare di cacciare proprio i Canetoli per reintrodurre in città i fuorusciti bentivoleschi, cui si allinearono. La prospettiva sotto la quale si può vedere il ruolo della casata rimane ancora oggi in parte oscurata dal peso assunto dalla figura del cronista Matteo che, proprio tra il 1404 e il 1426 - mentre esercitava la professione di notaio, ricopriva cariche pubbliche di rilievo e assumeva posizioni politiche sostanzialmente filopapali -, veniva anche compilando quel ricchissimo Memoriale historicum de rebus Bononiensium che ha tramandato numerosissime notizie, oltre che sull'età contemporanea all'autore, sulle vicende personali e della sua famiglia.

Dalle Memorie autentiche della casa Griffoni si conosce perfino il nome dei padrini da cui il G. fu tenuto a battesimo: Niccolò di Sant'Agnese e Corvolino de' Corvi. Fu uno dei pochi, tra i numerosi figli accertati di Matteo, che sopravvisse al padre e ne continuò la professione notarile, con una carriera sicuramente facilitata dalla posizione di privilegio familiare: fu infatti ascritto alla società dei notai in ancor giovane età, il 29 marzo 1419, per sentenza del vicario del podestà; si sposò con Gesia (o Zesia) di Pietro di Enrico Felicini il 16 nov. 1421, ricevendone la cospicua dote di 500 lire (più altre 300 "pro auxilio vestium nuptialium"); già a poco più di vent'anni si mostrò poi come uno dei membri della sua famiglia che più si mossero in prima persona nelle contese politiche del tempo.

Il 24 maggio 1426 il G. è citato tra i notabili che si recarono col governatore di Bologna Ludovico Alamanni a prendere possesso di Imola e di Forlì per la Chiesa: in una posizione di prestigio e di visibilità sociale che dice del rango familiare, ma anche di un'organicità al potere papale che pare ancora quella tradizionale di Matteo. Tuttavia nel 1428 il G. stesso risulta essere attivamente presente all'assemblea sollecitata dai Canetoli per tramare contro il legato, adunanza che preluse alla sommossa con cui l'egemonia dei Canetoli nell'agosto seguente divenne governo di fatto, con l'inserimento di loro aderenti in tutte le cariche, la cacciata del legato e l'esilio dei maggiori bentivoleschi. A questa sommossa il G. partecipò in prima persona: al dire di C. Ghirardacci (p. 6) fu tra coloro che approvarono il ricorso alle armi, che poi presero effettivamente per impadronirsi della piazza del Comune, e che in quell'occasione appiccarono il fuoco al vicino Pavaglione dei bozzoli; prevedibilmente il G. fu eletto gonfaloniere del Popolo per il quartiere di Porta Procola nello stesso anno 1428.

Subito si scatenò la dura reazione del papa, che scagliò l'interdetto contro la città e la fece assediare e bombardare dal capitano della Chiesa Giacomo Caldora con moderne bombarde, poste prima fuori dalle porte poi sui colli; ma i Bolognesi opposero una serrata resistenza a questo assedio e ai tentativi dei fuorusciti bentivoleschi di rientrare, fino a negoziare nuovi patti per il rientro del legato. Nel frattempo, il G. venne eletto nella magistratura dei Sedici riformatori nel 1429 e continuò a essere parte attiva della violenta conflittualità politica: nel 1430, secondo G. Borselli (p. 79), proprio mentre ricopriva la carica di gonfaloniere di Giustizia, il G. si rese partecipe di accuse considerate false lanciate strumentalmente dai Canetoli contro Egano Lambertini e altri bentivoleschi.

La situazione di sostanziale stallo venutasi a creare portò infine nella primavera del 1431 a nuove pattuizioni tra il papa Eugenio IV e la città sulla compartecipazione al potere tra legato e magistrature cittadine: il G. - a testimonianza dell'autorevolezza personale raggiunta tra gli uomini fino ad allora strettamente organici alla parte canesca - fu ancora protagonista, figurando tra gli ambasciatori nominati per trattare con il papa, anche se poi dovette rimanere a Bologna, essendogli stato negato il salvacondotto; i capitoli di pace vennero comunque presentati anche a suo nome.

A partire dal 1432, tuttavia, il G. deve essere stato tra i molti partigiani caneschi che verificarono la loro progressiva esclusione da ogni gioco di potere, a causa delle pretese sempre più egemoniche dei Canetoli, e che quindi si armò in proprio con il fratello minore Luigi (tredicesimo figlio di Matteo, nato nel 1405 e padre di un Girolamo) e con altri parenti e aderenti, avvicinandosi agli Zambeccari, cui allora li univa la crescente ostilità ai caneschi. Così la guerra ormai dichiarata tra Griffoni e Canetoli si avviava a produrre anch'essa il suo episodio di lotta cruenta: Luigi Griffoni il 15 giugno 1434 scese in piazza in armi a confrontarsi con la parte canesca. Le due schiere prima si affrontarono soltanto a parole, ma Luigi in particolare si scontrò con Battista Canetoli e venne dapprima ricondotto alla calma; tuttavia, portato davanti agli Anziani e persuaso a deporre le armi, appena disarmato fu assalito a tradimento e cercò rifugio sul tetto del palazzo dei Notai, dove però venne raggiunto e ucciso.

Il G. allora intervenne per difenderlo e salì anch'egli sul tetto del palazzo: nei combattimenti che ne seguirono fu ferito seriamente sulla piazza; da lì condotto al vicino ospedale della Morte, non apparve grave ai medici ma il giorno stesso fu raggiunto e ucciso da partigiani dei Canetoli fattisi passare per suoi aderenti.

Aveva avuto, nell'ordine, quattro figlie (Lucia, nata il 9 febbr. 1423; Giovanna, nata il 15 febbr. 1424; Bartolomea, nata il 29 dic. 1425, e Camilla, nata il 21 dic. 1426) e un figlio postumo, chiamato anch'egli Floriano, nato il 23 ott. 1434, che sposò nel 1457 una Lucia di origine fiamminga e che figurò nel seguito bentivolesco diretto a Milano nel 1465.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Bologna, Archivio Fantuzzi - Ceretoli, bb. 160; 167: Memorie autentiche della casa Griffoni che cominciano l'anno 975. Così pure la genealogia di detta casa Griffoni; M. Griffoni, Memoriale historicum de rebus Bononiensium, a cura di L. Frati - A. Sorbelli, in Rer. Ital. Script., 2ª ed., XVIII, 2, pp. XII, XIV, XVIII, 110, 114-116, 250, 253 s.; G. Borselli, Cronica gestorum ac factorum memorabilium civitatis Bononiae, a cura di A. Sorbelli, ibid., XXIII, 2, pp. 79, 81; C. Ghirardacci, Della historia di Bologna, ibid., XXXIII, 1, vol. III, pp. 4-6, 25 s., 30, 32, 37 s., 188; P.S. Dolfi, Cronologia delle famiglie nobili di Bologna, Bologna 1670 (rist. anast. Bologna 1990), p. 410.

Vedi anche
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