LARDEREL, Florestano (Francesco Floriano) de
Nacque a Livorno il 6 apr. 1848 da Francesco Federico e Paolina La Motte.
Laureatosi in scienze naturali all'Università di Pisa nel dicembre 1869, l'anno successivo sposò la cugina di secondo grado, Marcella (detta Elisa) de Larderel, da cui ebbe quattro figli, due dei quali (Paolina e Francesco) morirono prematuramente. Il L. guidò l'azienda di famiglia dalla morte del padre, avvenuta nel 1876.
Questi, che aveva diretto l'azienda dal 1858, incrementò la produzione di acido borico e soprattutto iniziò lo sfruttamento della forza naturale dei soffioni come forza motrice. Nel corso degli anni, tuttavia, era aumentata la concorrenza nello sfruttamento dei soffioni: nel 1875, alla preesistente società Durval, si affiancò una nuova impresa, la A. e G. Fossi, che acquistò terreni nelle località Castelnuovo e Sasso e in breve tempo riuscì a eguagliare i risultati produttivi della società de Larderel. La convivenza delle tre imprese si dimostrò difficile e numerose furono le vertenze, quasi sempre risolte mediante lunghe cause civili.
Fin dall'inizio della sua gestione il L., peraltro privo di un'autentica vocazione imprenditoriale, dovette affrontare una serie di crescenti difficoltà. La scoperta di grandi giacimenti di borace nella californiana Death Valley inferse un duro colpo alla produzione toscana che, praticamente fin dal suo esordio, aveva potuto godere di una condizione monopolistica per quanto concerneva l'acido borico. Per contrastare la congiuntura negativa, nel 1884 il L. dette avvio alla produzione del borace, sviluppando al contempo una raffineria per l'acido borico. Qualche anno più tardi, in un contesto chimico nazionale caratterizzato da una pesante arretratezza, iniziò la commercializzazione dell'acido borico raffinato e del solfato ammonico per uso agricolo. Gli sforzi messi in atto rischiarono però di essere vanificati dal crollo dei prezzi verificatosi sul mercato internazionale: nel corso degli anni Ottanta il prezzo del borace infatti passò da 3000 a 700 lire la tonnellata, con una tendenza destinata ad accentuarsi nel decennio successivo. Le vendite diminuirono sensibilmente e una parte crescente dei prodotti si venne accumulando nei magazzini.
Alle difficoltà generate dal mercato si sommarono anche i costi della forza lavoro, fino ad allora impostata sui canoni propri del "paternalismo toscano", dietro il quale era possibile cogliere il trasferimento nella nuova realtà industriale dell'etica sociale e societaria propria del patto mezzadrile, la forma di conduzione prevalente nelle campagne. A Larderello, come in altre realtà di company town della regione, l'imprenditore aveva assunto sin dall'inizio il ruolo di nume tutelare della comunità, alla quale aveva assicurato i servizi primari, quali l'abitazione, l'istruzione elementare maschile e femminile, l'assistenza sanitaria: era un sistema sociale, accuratamente disciplinato da precise norme comportamentali, destinato a fornire una risposta in termini di profilassi sociale alle profonde trasformazioni operate dal processo di industrializzazione.
Tra i motivi di preoccupazione sorti nell'ultimo decennio dell'Ottocento, vi fu certamente quello di assicurare la successione nell'azienda, in un contesto nel quale non si riuscivano a concepire forme di conduzione che prescindessero dalla proprietà affidata saldamente al controllo familiare. La questione divenne urgente a seguito dell'assassinio del chimico francese F. Reynaud, direttore tecnico della società, avvenuto il 29 apr. 1899. Il L. decise allora di coinvolgere nell'azienda P. Ginori Conti, un giovane aristocratico fiorentino che nell'ottobre 1894 aveva sposato la sua figlia maggiore, Adriana.
Ginori C0nti iniziò un lungo apprendistato, essendo del tutto sprovvisto di formazione tecnico-scientifica, come lui stesso ebbe modo di ricordare anni dopo: "Mi ero fin dal 1899 - non esito a raccontarlo - rifatto a studiare chimica, fisica e anche botanica, benché fossi uomo già fatto e, per i miei studi originari, ambientato in altre zone di pensiero e di cultura, e dal 1900, circondato, oltreché da tutte le altre cure, da quelle della vita pubblica" (in M. Lungonelli - M. Migliorini, P. Ginori Conti. Scienza, cultura e innovazione industriale nella Toscana del Novecento, Roma-Bari 2002, p. 31). Nel 1904, per decisione del suocero, fu nominato direttore generale della società, dando vita a uno stretto collegamento con il mondo della ricerca scientifica, convinto che l'empirismo che per decenni aveva sorretto le lavorazioni nell'area dei soffioni boraciferi non fosse più sufficiente per fronteggiare le nuove sfide generate dal tramonto di una condizione monopolistica. Nominò, perciò, consulente scientifico della società R. Nasini, uno dei più eminenti scienziati italiani del periodo, titolare della cattedra di chimica all'Università di Pisa.
Le tappe del rilancio della società de Larderel, che nel 1904 disponeva di sette impianti e poteva contare su 339 addetti tra operai e impiegati, passarono dapprima attraverso un profondo rinnovamento delle lavorazioni chimiche e, successivamente, l'uso termodinamico del vapore, che condusse, nel 1913, alla prima esperienza mondiale di "utilizzazione di forza geotermica per la produzione di energia elettrica" (G. Mori, L'industria toscana fra gli inizi del secolo e la guerra di Libia, in Id., Studi di storia dell'industria, Roma 1967, p. 156).
Di questi sviluppi, il L. fu in sostanza il garante. Nel 1912 maturò la decisione di mettere in liquidazione la vecchia società De Larderel per dare vita a una nuova società anonima, che assunse la denominazione di Boracifera di Larderello, consentendo tra l'altro la riunificazione, mediante la fusione con le altre due imprese operanti nella zona, dell'area dei soffioni sotto un'unica azienda. In quest'ultima società, il L. non assunse alcuna carica, riservandosi però, in ossequio alla tradizione familiare, il pieno controllo, dato che con le figlie Adriana e Federiga risultò in possesso del 61,1 per cento delle azioni emesse. Al vertice societario fu posto il genero Ginori Conti, che riunì nella sua persona le cariche di presidente e di amministratore delegato.
Le responsabilità politiche di cui il L. si fece carico per molti anni, nel Consiglio comunale e nella Deputazione provinciale di Livorno, furono assunte più in ossequio alla tradizione di famiglia - il padre Francesco Federico era stato sindaco della città labronica - che per inclinazione personale. Il 21 nov. 1901 fu nominato senatore del Regno. A fare scattare la designazione, in base all'art. 33 dello statuto, fu il suo inserimento nella XXI categoria (pagamento di imposte dirette in misura superiore a 3000 lire per almeno tre anni). Nel luglio 1902 ebbe la nomina a cavaliere del lavoro.
Una testimonianza del suo mecenatismo fu l'aiuto dato al giovane P. Mascagni che, in segno di gratitudine, gli dedicò, nel 1890, lo spartito della Cavalleria rusticana.
Il L. morì a Livorno il 25 genn. 1925.
Fonti e Bibl.: Notizie biografiche sono contenute nei fascicoli personali degli archivi storici del Senato della Repubblica e della Federazione dei cavalieri del lavoro in Roma. Sulla Società Boracifera di Larderello si veda: Firenze, Arch. notarile distrettuale, Notaio Antonio Brandini, rep. 3064, f. 1194: Atto costitutivo della Società anonima boracifera di Larderello (15 genn. 1912). Sull'attività della società: P. Ginori Conti, Utilizzazione dei soffioni boraciferi di Larderello ad energia industriale, in Atti dell'Accademia economico-agraria dei Georgofili, s. 5, XIV (1917), pp. 225-238; I primi cento anni di una grande conquista industriale… 1827-1927, Firenze 1928, pp. 8-10, 18. La documentazione riguardante la Società Boracifera di Larderello è stata acquisita dall'Archivio storico del Compartimento Enel di Firenze (inaugurato nel 1997 e intitolato a Ginori Conti).
Notizie sulla famiglia e sul L. in L. Pescetti, La famiglia de Larderel conti di Montecerboli, Livorno 1940, pp. 103 s., 127 s., 139, 143-152, 159-161; Mostra del Fondo de Larderel - Viviani della Robbia.Dalla storia di una famiglia in Toscana (1841-1943): industria, nobiltà e cultura (catal.), a cura di S. Ferrone, Firenze 1982, passim; Palazzo de Larderel a Livorno. La rappresentazione di un'ascesa sociale nella Toscana dell'Ottocento, a cura di L. Frattarelli Fischer - M.T. Lazzarini, Milano 1992, pp. 11, 18 s., 21 s., 24 s., 27, 29, 67, 70, 88, 90, 186. Per ulteriori informazioni sulla vicenda industriale di Larderello si vedano ancora: V. Zamagni, L'industria chimica in Italia dalle origini agli anni '50, in Montecatini, 1888-1966. Capitoli di storia di una grande impresa, a cura di F. Amatori - B. Bezza, Bologna 1990, pp. 69-73; M. Lungonelli, Sviluppi tecnologici e applicazioni produttive, in Storia dell'industria elettrica in Italia, II, Il potenziamento tecnico e finanziario. 1914-1925, a cura di L. De Rosa, Roma-Bari 1993, pp. 517-525; F. Conti, Ginori Conti, Piero, in Diz. biografico degli Italiani, LV, Roma 2000, pp. 43-45; G. Trinchieri, Industrie chimiche in Italia dalle origini al 2000, Mira-Venezia 2001, passim.