FLORENSI
Congregazione benedettina originatasi dai Cistercensi e fondata nel 1189 dall'abate Gioacchino da Fiore e dal monaco Ranieri, i quali, ritiratisi inizialmente a Pietralata, dopo la bolla di approvazione di papa Celestino III del 25 agosto 1196 fondarono il monastero di S. Giovanni in Fiore, situato attualmente nell'omonimo comune della Sila. All'origine dei F. è la figura di Gioacchino da Fiore, nato a Celico presso Cosenza presumibilmente nella prima metà del sec. 12°, alla cui vita e alle cui opere si può collegare tutta l'attività della congregazione monastica.Le testimonianze artistiche più originali dei F. sono strettamente connesse alla vita e all'attività di Gioacchino, anche se presumibilmente la costruzione delle monumentali abbazie di S. Giovanni in Fiore e S. Maria di Fontelaurato, presso Fiumefreddo Bruzio nella diocesi di Tropea, risale, per entrambe, agli anni immediatamente successivi alla morte di Gioacchino, avvenuta probabilmente nel 1202 in località San Martino di Canale, presso Cosenza. La traslazione a S. Giovanni in Fiore nel 1240 delle spoglie mortali di Gioacchino potrebbe far pensare che fossero in corso i lavori di completamento dell'abbazia.L'attività costruttiva dei F. fu molto vivace solo nella prima metà del Duecento, quando furono edificate appunto la chiesa madre e la monumentale abbazia di S. Maria di Fontelaurato; la spinta innovativa che Gioacchino impresse alla vita religiosa del Duecento si esaurì ben presto all'interno del suo stesso Ordine, che già nel 1300 mostrava segni di crisi e di decadenza.L'abbaziale di S. Giovanni in Fiore fu presumibilmente costruita seguendo fedelmente gli insegnamenti di Gioacchino; nell'impianto spaziale della chiesa si evidenziano peculiarità che la diversificano sia dalla contemporanea architettura cistercense sia da quella della regione. L'edificio, impostato su pianta a croce latina con absidi a terminazione rettilinea, presenta una sola navata di notevoli dimensioni (m. 5010 ca.) che - fino al recente restauro - a m. 8 dalla parete d'ingresso si abbassava di livello di m. 1 circa. Nei bracci del transetto, separati dalla navata da pareti, si aprono quattro cappelle: due al piano inferiore e due al superiore, tutte a pianta rettangolare e orientate in lunghezza come la navata. Le due cappelle inferiori comunicano con la zona centrale attraverso piccole porte, mentre le superiori, collegate tra loro per mezzo di un camminamento che corre sulla parete di fondo dell'abside, si affacciano sulla zona centrale attraverso due arcate a sesto acuto. Dalla cappella inferiore destra si scende alla cripta dove la tradizione vuole sia stato sepolto Gioacchino.La parete di fondo dell'abside presenta, a m. 3 ca. dal piano pavimentale, tre grandi finestre ad arco acuto, mentre, nella zona superiore, si aprono quattro leggeri rosoni polilobati: il più grande, a sei lobi, è al centro, mentre gli altri tre, più piccoli e quadrilobati, sono disposti ai lati e al vertice, quasi a formare una croce. All'altezza dei rosoni corre il camminamento che consentiva il passaggio tra le cappelle superiori.L'originale disposizione degli ambienti all'interno della chiesa e dei locali dell'annesso monastero rende S. Giovanni in Fiore un unicum nel panorama architettonico italiano dei primi del Duecento. Forti le analogie stilistiche con la contemporanea produzione cistercense - la terminazione rettilinea del coro di S. Maria della Sambucina, a pochi chilometri di distanza, è solo uno tra i tanti punti di contatto -, dalla quale peraltro si distacca fortemente dal punto di vista icnografico, leggibile solo alla luce di una precisa volontà di caratterizzazione da parte del fondatore dei Florensi.Lo schema con navata unica e transetto chiuso si ritrova infatti anche a Fontelaurato, abbazia fondata nel 1201, coperta a capriate e conclusa da tre absidi semicircolari, e, ridotto nelle dimensioni rispetto alle due case madri, nella chiesa di S. Martino di Canale, con abside semicircolare e, affiancata sul lato sinistro, un'absidiola più piccola, forse traccia dell'esistenza di una cappella comunicante con la navata (D'Adamo, 1978). Tale schema è presente anche in S. Maria della Gloria, nella diocesi di Anagni - con abside a terminazione rettilinea aperta da tre monofore archiacute e una cappella sita nell'angolo sud-est dell'abside e inglobata in una torre, comunicante con la chiesa attraverso un arco -, donata ai F. tra il 1226 e il 1232 per volere di Ugolino, cardinale di Ostia e Velletri (più tardi papa con il nome di Gregorio IX), e nella chiesa di S. Maria in Monte Mirteto, i cui beni vennero confermati nel 1216. Non si sono invece riscontrate tracce dello schema con transetto chiuso nelle chiese degli altri monasteri benedettini affidati ai F., S. Maria la Grande a Laterza in Puglia e S. Pietro di Camaiore, nella diocesi di Lucca, occupato dai F. nel 1217 (Bianchi, 1950), che conservano la tradizionale struttura a tre navate coperte a capriate.
Bibl.:
Fonti. - Gioacchino da Fiore, Tractatus super quatuor evangelia, a cura di E. Buonaiuti (Fonti per la storia d'Italia, 67), Roma 1930; id., Scritti minori, a cura di E. Bonaiuti (Fonti per la storia d'Italia, 78), Roma 1936.
Letteratura critica. - E. Galli, Le reliquie dell'Archicenobio florense, Religio 14, 1938, pp. 266-292; L. Tondelli, Il libro delle figure dell'abate Gioacchino da Fiore, 2 voll., Torino [1939]; F. Caraffa, Il monastero florense di S. Maria della Gloria presso Anagni, Roma 1940; C. Baraut, Per la storia dei monasteri florensi, Benedictina 4, 1950, pp. 241-268; P. Bianchi, La badia di S. Pietro presso Camaiore, ivi, pp. 269-282; F. Russo, L'eredità di Gioacchino da Fiore. La congregazione florense, Archivio storico per la Calabria e la Lucania 21, 1952, pp. 131-144; L. Tondelli, M. Reeves, B. Hirsch Reich, Il Libro delle Figure dell'abate Gioacchino da Fiore, 2 voll., Torino 19532 (1940); M. Reeves, B. Hirsch Reich, The ''Figurae'' of Joachim of Fiore. Genuine and Spurious Collections, Medieval and Renaissance Studies 3, 1954, pp. 170-199; G. Martelli, L'organismo architettonico florense, "Atti del I Congresso storico calabrese, Cosenza 1954", Roma 1957, pp. 447-454; F. Russo, Gioacchino da Fiore e le fondazioni florensi in Calabria (Deputazione di storia patria per la Calabria. Collana storica, 1), Napoli 1959; M. Reeves, The Influence of Prophecy in the Later Middle Ages. A Study in Joachimism, Oxford 1969; M. Reeves, B. Hirsh Reich, The ''Figurae'' of Joachim of Fiore, Oxford 1972; C. D'Adamo, L'abbazia di San Giovanni in Fiore e l'architettura florense in Italia, in I Cistercensi e il Lazio, "Atti delle Giornate di studio dell'Istituto di storia dell'arte dell'Università di Roma, Roma 1977", Roma 1978, pp. 91-98; E. Pásztor, Architettura monastica, sistemazione urbanistica e lavoro nel "novus ordo" auspicato da Gioacchino da Fiore, ivi, pp. 149-156; A. Cadei, La chiesa figura del mondo, in Storia e messaggio in Gioacchino da Fiore, "Atti del I Congresso internazionale di studi gioachimiti, S. Giovanni in Fiore 1979", San Giovanni in Fiore 1980, pp. 301-365; C. D'Adamo, Note sull'architettura florense in Italia, ivi, pp. 491-501; E.B. Di Gioia, Note su un manoscritto di Gioacchino, ivi, pp. 503-520; id., Un manoscritto pseudo-gioachimita: Biblioteca Nazionale Centrale di Roma Vittorio Emanuele 1502, in Federico II e l'arte del Duecento italiano, "Atti della III Settimana di studi di storia dell'arte medievale dell'Università di Roma, Roma 1978", a cura di A.M. Romanini, Galatina 1980, II, pp. 85-111; C. D'Adamo, Verifica su una tipologia ricorrente in alcune fondazioni florensi: Santa Maria di Fontelaureato, San Martino di Canale, Santa Maria della Gloria, ivi, pp. 175-189; M.L. De Sanctis, Insediamenti monastici nella regione di Ninfa, in Ninfa una città, un giardino, "Atti del Colloquio, Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta-Ninfa 1988", Roma 1990, pp. 259-279; B. McGinn, "Alter Moyses": il ruolo di Bernardo di Clairvaux nel pensiero di Gioacchino da Fiore, Florensia. Bollettino del Centro internazionale di studi gioachimiti 5, 1991, pp. 7-25.C. D'Adamo