FLEBOCLISI (dal gr. ϕλέψ "vena" e κλύσις "lavaggio")
È l'introduzione per via endovenosa (generalmente attraverso la vena mediana cefalica alla piega del gomito) d'una soluzione cosiddetta fisiologica (v. appresso), allo scopo d'aumentare la massa liquida circolante del sangue, o per sostituirne una parte che sia andata perduta o per aumentarne la tensione e quindi favorire i processi d'eliminazione di liquidi e di sostanze nocive dal circolo.
Nelle emorragie gravi, serve a compensare, almeno temporaneamente, la perdita della massa liquida, quindi la Gaduta della pressione che riduce il lavoro utile del cuore; e similmente in quei casi (p. es. nello shock traumatico) in cui, anche senza una vera emorragia, la massa liquida del sangue diventa insufficiente e la pressione cade perché il sangue si raccoglie in grande quantità in vasti territorî, generalmente profondi, in preda a un'estesa vasodilatazione. La fleboclisi ha indicazione fondamentale nel caso di forte disidratazione dell'organismo: vomiti incoercibili, fatti occlusivi, diarree, ecc. Associata al salasso, affretta l'eliminazione di sostanze tossiche dal sangue (uremia, stati tossici secondarî a occlusione intestinale, tossiemie infettive, alcuni avvelenamenti).
Oltre alla soluzione fisiologica (soluzione di cloruro sodico al 7-8‰) furono consigliate numerose altre soluzioni isotoniche, con aggiunta di glucosio, destrosio o altri zuccheri; di cloruro di calcio, cloruro potassico, bicarbonato e fosfati acidi di sodio, e anche di gelatina, o di gomma arabica o di gomma acacia, per avere una soluzione isoviscosa al siero del sangue allo scopo d'impedire un troppo rapido passaggio del liquido dai vasi nei tessuti e mantenere più a lungo l'aumento di tensione raggiunto. La quantità di liquido da iniettare (alla temperatura di 36°-38°) varia a seconda delle circostanze da 300 a 1200 cmc. Nei malati con cuore debole non conviene iniettare grandi masse di liquido per non aumentare troppo bruscamente il lavoro circolatorio: è preferibile in questi casi la fleboclisi a permanenza a gocce, secondo R. Matas, con la quale si possono somministrare nel periodo di 2-3 ore oltre 1000-2500 cmc.
Alla fleboclisi possono seguire brivido, febbre, senso di costrizione, specie quando si tratti di grandi quantità. Ma i benefici sono talmente indiscussi che il metodo è ormai universalmente accettato e usato, e solo può trovare un concorrente nella trasfusione di sangue puro omogeneo. È da preferire all'ipodermooclisi, perché molto meno dolorosa, d'effetto assai più immediato e diretto. La fleboclisi può essere un prezioso mezzo di somministrazione di rimedî; così p. es. nello shock si suole aggiungere qualche piccola quantità d'efedrina o adrenalina (cosa che sarebbe pericolosa nell'ipodermoclisi per le vaste escare che essa può produrre per l'azione associata della distensione causata dal liquido e della vasocostrizione causata dall'adrenalina); si possono aggiungere, se di necessità urgente, cardiocinetici e altri rimedî: caffeina, canfedrina, lobelina, ecc.