FLAVIANO di Antiochia
Vescovo di questa città alla fine del sec. IV, vi era nato circa il 320 e, giunto al presbiterato, aveva difeso insieme con il collega Diodoro, poi vescovo di Tarso, l'ortodossia nicena sotto i vescovi Leonzio ed Euzoio; poi aveva aderito al partito di Melezio. Accompagnò anzi quest'ultimo al concilio di Costantinopoli del 381; poi, dopo la morte di lui, fu eletto vescovo, contro il partito che sosteneva Paolino, sorretto anche dai vescovi dell'Occidente. Nel 387, quando la popolazione di Antiochia, irritata dalle eccessive imposte straordinarie, abbatté le statue di Teodosio, intercedette presso l'imperatore per i suoi fedeli. Più tardi poi, essendosi accordato col papa, pose fine allo scisma antiocheno. Elevò al presbiterato S. Giovanni Crisostomo e Teodoro di Mopsueste, considerato come discepolo di F.; sicché non si può non riconoscere la sua importanza nella formazione della scuola teologica antiochena.
Bibl.: F. Loofs, in Realencykl. f. protest. Theol. und Kirche, VI, Lipsia 1899, p. 93 seg. e XXIII (supplem.), ivi 1913, p. 448 seg.; Cavallera, Le schisme d'Antioche, Parigi 1905; id., S. Eustathii ep. Antioch. homilia, ecc., ivi 1905 (per l'attività letteraria di F.; e cfr. anche Patrologia Graeca, XLVIII, col. 945 segg.); E. Schwartz, in Abhandlungen der Götting. Gesellsch. d. Wissensch., Phil.-Hist. Kl., n. s., VIII, 6 (1905), p. 175.