FLAVIA SOLVA
Municipio nel Noricum sud-orientale, fondato da Vespasiano nel centro di una fertile striscia di terra e su un facile passaggio del fiume Salm. Oggi Klein-Wagna presso Leibnitz, a S di Graz.
Plinio la cita come Flavium Solvense, sotto gli oppida dei Norici (Nat. hist., iii, 24, 146). Il nome Solva è pre-romano, illirico. Il circondano della città è limitato ad E dalla Savaria, a S dai territorî di Poetovium e di Celeia, ad O da quello della capitale, Virunum. Questa colonia puramente civile, nell'interno della provincia e appartata dalle vie di grande comunicazione, ha una importanza unicamente locale. Sono citati in iscrizioni l'ordo Solvensium, decuriones, duoviri iure dicundo e aediles della città; un rescritto di Caracalla contiene l'elenco nominale dei membri del collegium centonariorum (O. Cuntz, in Österr. Jahresh., xviii, 1915, p. 98 ss.). La piccola città provinciale raggiunse nel II sec., attraverso un graduale e pacifico sviluppo, la sua fioritura economica e culturale. Distrutta dai Marcomanni che ne attraversarono il territorio, essa fu nuovamente costruita in forma più modesta, poi ancora una volta ingrandita nel III e nel IV sec., ma definitivamente annientata, nel corso del V sec., probabilmente per opera dei Germani, sotto Radagais, nell'anno 405-6.
Scavi sistematicamente eseguiti dal 1911 al 1918 portarono alla luce serie di insulae di una città regolarmente disegnata, con case appartenenti a tre distinti periodi di costruzioni; ma non si incontrarono templi né edifici pubblici. Le zone scoperte furono nuovamente interrate e solo l'ellissi dell'anfiteatro è riconoscibile nel paesaggio, nell'angolo S-O dell'area della città. Sul vicino Frauenberg, che era già stato sede di un abitato in età pre-romana, nel 1951-54 sono stati portati alla luce i resti di un tempio di stile italico-romano con abside semicircolare in tutta muratura, probabilmente dedicato all'Iside Noreia. Sul Seggauberg, separato dal Frauenberg da una insellatura, sono riuniti in un museo all'aperto, nel cortile del castello del principe-vescovo, circa 100 monumenti dell'epoca romana venuti alla luce per la demolizione di un sobborgo che aveva origine nel XII secolo. Eccetto i pochi monumenti onorari e votivi, gli altri sono tutti monumenti sepolcrali di varie forme, spesso recanti il busto del defunto: forma sepolcrale caratteristica soprattutto nel Noricum meridionale. Una parte delle pietre meglio conservate furono trasportate a Graz, e collocate nel Lapidarium del Landesmuseum Johanneum. Un gran numero di pietre con iscrizioni e rilievi, in massima parte murate nelle chiese, non è stata rimossa. L'insieme dei monumenti mostra una prassi artistica chiusa, sia nel contenuto che nella forma, ed anche piuttosto unitaria. Secondo i contrassegni stilistici alcuni pezzi si potrebbero datare al I sec., come, ad esempio, la stele funeraria dei Canti (C. I. L., 5437-8) a Graz; essa misura 3 m e rivela nelle figure dei defunti e dei due fanciulli il suo carattere flavio, mentre alcuni rilievi su pietra mostrano, isolatamente, criteri dell'epoca tarda. I monumenti sepolcrali ornati di sculture appartengono nella maggioranza al II sec., fino al tempo dell'invasione dei Marcomanni. Oltre ai ritratti, per lo più coppie di coniugi, l'uomo con il panneggio romano, la donna nel costume popolare norico con un caratteristico copricapo, si hanno rilievi con figure simboliche di satiri, ninfe e menadi, nonché di esseri marini. Fra gli dèi, è Marte che, equiparato ad un dio celtico ed onorato col nome di Marte Latobio (C. I. L., 5320 [=11721], 5221) viene spesso rappresentato; altri rilievi descrivono le fatiche di Ercole. Fra i monumenti più importanti come grandezza e qualità, citiamo: la mezza figura a grandezza naturale di un centurione con fisionomia marcata, in un medaglione rotondo, da Seggau (a Graz); la pietra sepolcrale di un duovir i. d., con una magnifica sella curulis fiancheggiata da camilli, lictores e scribae, da Waltersdorf; ivi anche una figura seduta acefala, più grande del naturale, anch'essa a Graz; un pilastro alto m 2,25, di stile pittorico-barocco riccamente ornato, che porta sul lato anteriore, in scomparti incorniciati e con vivace decorazione vegetale di eroti, le figure di Medea sul carro tirato dal drago e di Paride col suo gregge, sul Monte Ida, collocate una sopra all'altra; a S. Giovanni presso Herberstein, un fregio in rilievo, dove si vede rappresentata la lotta fra centauri e leoni. A Hartberg e Waltersdorf leoni sepolcrali di grandezza naturale con testa di cinghiale fra le zampe.
Bibl.: C. I. L., III, p. 649, nn. 5319-5459, 6526, 11721-11749, 1436822-26, 152061; L. Wickert, in Pauly-Wissowa, III, A, c. 987 ss.; s. v. Solva; E. Diez, Flavia Solva. Die röm. Steindenkmäler auf Schloss Seggau bei Leibnitz, Vienna 1949; id., Die Bildhauerwerkstätten von Flavia Solva (in corso di stampa, 1959); id., Ein hervorragendes Monument norischer Grabmalkunst, in Osec., XL, 1953, p. 83 ss.; R. Knabl, Flavium Solvense, Scritti dello Hist. Vereines für Innerösterreich, I, 1848; W. Modrijan, Frauenberg bei Leibnitz. Die frühgeschichtlichen Ruinen und das Heimatmuseum, Leibnitz 1955; W. Schmid, Röm. Forschung in Österreich, in Röm. Germ. Komm., XV, 1923-24; id., Flavia Solva, Graz 1917; id., Flavia Solva bei Leibnitz in Steiermark: II ser., 19-20, 1919, Beibl. Sp. 135 ss.; A. Schober, Die röm. Grabsteine von Noricum und Pannonien, Vienna 1923; id., Die Römerzeit in Österreich, II, Vienna 1955.