CORNER, Flaminio
Nacque a Venezia il 4 febbr. 1693 da Caterina Bonvicini e Giambattista, senatore e discendente dal ramo di S. Apponal dei Corner, una delle più illustri e potenti casate della Repubblica. Sin dagli anni dell'adolescenza egli alternò gli studi letterari e giuridici, condotti nelle severe scuole dei gesuiti, a intense pratiche religiose. Era quasi prossimo alla decisione di prendere gli ordini sacri quando nel 1727, rimasto unico superstite della sua famiglia, fu indotto da amici e parenti a dar una discendenza alla sua stirpe: sposò così Margherita Donà, da cui ebbe numerosi figli in gran parte premortigli. Entrato nel Maggior Consiglio iniziò la consueta trafila nelle magistrature minori senza peraltro rivelare un particolare interesse per la vita politica; anche nelle cariche finanziarie da lui ricoperte con particolare assiduità, come ad esempio i Provveditori sopra il denaro e gli Inquisitori sopra i dazi, dimostrava scrupolo, onestà, zelo caritativo verso il prossimo più che una decisa volontà di affermazione politica.
La sua vera vocazione si manifestò in occasione della venuta a Venezia del gesuita Francesco A. Zaccaria che gli comunicò l'intenzione di scrivere una Storia ecclesiastica veneta chiedendogli collaborazione nella raccolta del materiale; quando lo Zaccaria rinunciò al lavoro il C., caldamente incoraggiato da Apostolo Zeno e Angelo Calogerà, decise di stendere personalmente l'opera, iniziando subito ricerche negli archivi ecclesiastici della città. Ostilità e diffidenze di conventi gelosi delle loro storie, sospetti di privati, indifferenza di molti per la diffusa convinzione dell'impossibilità per una sola persona di condurre in porto un'opera di così vasto respiro, resero difficile il reperimento dei documenti e costrinsero il C. a pubblicare il suo lavoro non secondo un piano organico ma a mano a mano che riusciva a completare il disegno di ogni chiesa. Nel 1749 uscì a Venezia il primo volume delle Ecclesiae Venetae antiquis monumentis nunc etiam primum editis illustratae ac in decades distributae cui seguirono negli anni seguenti, ma sempre con la stessa data di copertina, altri tredici, più uno di Supplementa, uno di Indices, e tre dedicati separatamente alle Ecclesiae Torcellanae, per un totale di diciotto volumi che vanno a costituire un unico corpo organico.
L'opera si articola in una storia cronologica di ogni chiesa e monastero corredata di ampia messe di documenti (bolle, lettere, atti) tratti per lo più dagli archivi propri, integrati quando necessario dalle grandi opere dell'erudizione sacra straniera. All'interno di ogni singolo capitolo il C. traccia ampi profili biografici di personaggi illustri per santità e pii costumi trascurando invece gli uomini famosi per dottrina e lettere per i quali rimanda alla grande storia Della letteratura veneziana di Marco Foscarini di imminente pubblicazione (in effetti uscirà a Padova nel 1752). Modelli storiografici dichiarati sono il Mabillon ed il Muratori; ovvia e scontata è anche la dichiarazione di voler servire unicamente alla verità rinunciando a farsi guidare dall' "amor patriae" o dal "Venetae Ecclesiae amplificandae ardor" (Ecclesiae Venetae..., III e VI, prefazione). In realtà il C. non sempre sottomette la ricerca dei documenti "ad criticae leges", come promette nella prefazione al tomo sesto, e si abbandona volentieri all'esaltazione di tradizioni, riti, reliquie ed episodi edificanti mal documentati o appoggiati a opinabili testimonianze interne al singolo monastero o chiesa. Ciononostante la passione genuina per la ricerca e il grande prestigio della sua famiglia, che gli dischiude le porte di molti archivi privati, consentono al C. di scrivere un'opera meritoria per l'ampia mole di documentazione, oggi forse invecchiata per l'impianto o per qualche sezione non del tutto completa, ma pur sempre utile agli studiosi.
Le lodi di Giovanni Lami sulle Novelle letterarie di Firenze, l'elogio caldo e appassionato di papa Benedetto XIV che gli scrive una lettera di congratulazioni e di incoraggiamento per un'opera che sfata il pregiudizio che un laico non possa dedicarsi con profitto alle materie ecclesiastiche e infine la riconoscenza delle congregazioni del clero veneziano che gli fanno coniare una medaglia celebrativa in oro, danno grande fama al C. nel mondo degli studi eruditi sia veneti sia italiani. Parti dell'opera vennero anche stampate separatamente, come la dissertazione Cleri et collegii novem congregationum Venetiarum documenta et privilegia già inserita nel volume IV e le Notizie istoriche della Veneranda Scuola o sia Confraternita della SS. Trinità, tratta dal volume V. Dopo l'uscita dell'opera molti concittadini si erano lamentati che fosse scritta in latino e allora il C., che a suo tempo aveva prescelto la lingua della Chiesa, contro il parere dello Zeno e del Calogerà, nella speranza di divulgarla più facilmente tra gli studiosi stranieri, ne fece una traduzione italiana, peraltro largamente rimaneggiata, priva dell'apparato documentario e ordinata all'interno secondo la collocazione geografica dei sestieri; ridotta ad un volume unico di circa settecento pagine uscì a Padova nel 1758 col titolo di Notizie storiche delle chiese e monasteri di Venezia e Torcello, tratte dalle Chiese Venete e Torcellane e, per ammissione dello stesso C., fu stesa in "uno stile piano e corrente", senza "ricerche spinose" e "riflessioni critiche".
Ormai esperto di archivi ecclesiastici il C. dedicò gli anni più fecondi della sua vita a raccogliere testimonianze storiche necessarie a ripristinare o confermare il culto di beati e santi veneziani e a patrocinare le cause presso la Sacra Congregazione dei Riti e, quando otteneva un esito positivo, a creare le condizioni materiali per la ripresa della devozione dei fedeli. Particolare rilievo ebbero il recupero dei culto del beato Pietro Acotanto, monaco patrizio veneto, della b. Giuliana di Collalto, di s. Simeone, fanciullo cristiano di cui si sosteneva il martirio ad opera degli ebrei, e della vergine contessa Tagliapietra: per ognuno di questi santi o beati stampò una apposita dissertazione per lo più pubblicata dal Calogerà nella sua Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici e poi nella Nuova raccolta... (isaggi si trovano rispettivamente nei tomi XLVIII e XLIX e VIII, IX, X, XII, 1761-1764; quello su s. Simeone fu pubblicato anche separatamente a Trento nel 1765).
Col passare degli anni il C. accentuò il suo attaccamento alle devozioni religiose e dedicò gran parte della sua vita ad opere di carità verso conventi, chiese e singoli individui, scrisse preghiere e opuscoli edificanti, tra cui una riduzione e adattamento degli Esercizi di perfezione e di cristiane virtù del gesuita spagnolo Alfonso Rodriguez (Bassano 1778) e un Giornale di spirito nel quale ogni giorno si registra una ristretta memoria del santo e del mistero occorrente, coll'aggiunta di una massima tratta dalla Sagra Scrittura o da' SS. Padri (Padova 1760), poi ripubblicata nel 1761 e 1762.
L'eccessiva adesione alle tradizioni religiose incrina talvolta il rigore critico delle sue opere come nel caso del volume Venezia favorita da Maria. Relazione delle imagini miracolose di Maria conservate in Venezia (Padova 1758) in cui il C. si abbandona a una vivace polemica contro la "mordacità de' critici" del suo secolo che osano demolire un patrimonio di devozioni peraltro fondate sull' "antichità delle carte". È così convinto che non sia giusto "il sottrarre gli ajuti alla pietà de' buoni, per le opposizioni e schemi de' falsi sapienti del Mondo" che negli anni seguenti allarga il disegno dell'opera in una silloge di più vaste proporzioni prima in latino (Apparitionum et celebriorum Imaginum Deiparae Virginis Mariae in civitate et dominio Venetiarum enarrationes historicae ex documentis traditionibusque ex antiquis codicibus ecclesiarum depromptae, Venetiis 1760) e poi in italiano (Notizie storiche delle apparizioni e delle immagini più celebri di Maria Vergine santissima nella città e dominio di Venezia, Venezia 1760).
Dopo la pubblicazione delle Ecclesiae Venetae raccolse in un unico volume, edito nel 1754, le biografie di s. Simeone, del cavaliere Andrea Donato, un illustre veneziano del sec. XV, di Giovanni Benedetti, predicatore e vescovo di Treviso e un'epistola del beato Francesco Quirini. Frutto dell'enorme lavoro di scavo erudito intrapreso per la sua opera maggiore sono anche numerose altre pubblicazioni degli anni seguenti, tra cui meritano una menzione particolare l'edizione della cronaca di Lorenzo de Monacis, notaio cretese vissuto tra il 1351 e il 1428, ora conservata alla Bibl. Marciana (Mss. lat., cl. X, n. 143 [= 3536]), Laurentii de Monacis Veneti Creta e Cancellarii Chronicon de rebus Venetis ab Urbe condita usque ad annum MCCCLIV sive ad coniurationem Ducis Faledri, Venetiis 1758, il volume Catharus sive Dalmatiae civitas in ecclesiastico et civili statu historicis documentis illustrata (Patavii 1759), una storia ecclesiastica e civile di Cattaro dalle origini ai suoi tempi, corredata di documenti originali e dell'elenco completo dei rettori e dei vescovi di Corone e Modone e infine i due volumi della Creta sacra sive de episcopis utriusque, ritus graeci et latini in insula Cretae (Venetiis 1755), scritti con l'intento di ampliare l'Oriens Christianus di padre Michel le Quien e che contengono una descrizione di Candia di Cristoforo Buondelmonti, un trattato De Cretae locis e la serie cronologica dei vescovi di rito greco e latino e dei duchi veneziani.
L'ultima sua fatica fu l'Hagiologium Italicum, pubblicato a Bassano nel 1773, uno scarno repertorio biografico di tutti i santi e beati italiani scritto ad integrazione del Catalogus Sanctorum Italiae di padre Filippo Ferrari. Negli ultimi anni della sua vita, ormai quasi sordo e cieco, alternò un'intensificata pratica religiosa all'opera di riordino e catalogazione del suo archivio familiare, che donò, sistemato in sette volumi, al convento di S. Michele dei monaci camaldolesi dov'era entrato uno dei suoi figli. Un elenco completo delle opere edite, latine ed italiane, e di quelle rimaste manoscritte si può consultare in appendice all'ampia biografia del Costadoni (pp. CXXVII-CXXXIV) che gli fu in vita amico e collaboratore nelle ricerche archivistiche e dopo la morte ne conservò il carteggio e la biblioteca.
Il C. morì a Venezia il 26 dic. 1778.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Segretaria alle voci. Elezioni del Senato, regg. 23 e 24;A. Costadoni, Mem. della vita di F. Cornaro, Bassano 1780;L. von Pastor. Storia dei papi, XVI, 1, Roma1933, pp. 144 s.; P. Berselli Ambri, L'opera di Montesquieu nel Settecento italiano, Firenze 1960, p. 132;R. Weiss, Un umanista antiquario: C. Buondelmonti, in Lettere italiane, XVI (1964), pp. 105-116; M. Poppi, Ricerche sulla vita e cultura del notaio e cronista veneziano L. de Monacis, cancelliere cretese (ca. 1351-1428), in Studi veneziani, IX (1967), pp. 153-186; Atti del seminario di studi su F. C., in Ateneo veneto, XVIII (1980), pp. 9-121.