FLAMINIA
. È la regione che si stende lungo il litorale adriatico, da Ariminum (Rimini) all'Aesis (Esino), e, nell'interno, fino al versante orientale dell'Appennino, corrispondente all'ager gallicus. Il nome Flaminia passò alla regione dalla via che la traversava, così come avvenne per la limitrofa Aemilia. La prima menzione risale al tempo di Commodo (Corp. Inscr. Lat., VI, 1509); e un'altra al tempo di Gordiano. Quel distretto che poi ebbe il Nome di Flaminia, unito al paese interno dopo Silla, costituì con l'Umbria la VIª regione augustea, formata, così, da due territorî distinti.
Verso la fine del sec. II, con la suddivisione in diocesi e l'istituzione dei iuridici, i due territorî vennero a separarsi e l'Ager gallicus prese il nome di Flaminia (iuridici per Flaminiam et Umbriam e Aemiliae et Flaminiae). Unita l'Umbria alla Tuscia, il distretto di Flaminia si unì al Picenum formando la provincia Flaminia et Picenum. Nel sec. IV questa grande provincia è distinta in Fl. et Pic. annonarium e Pic. suburbicarium, divise dall'Aesis, delle quali la prima era designata semplicemente come Flaminia. Di questa fecero parte, un tempo, la Pentapoli e Ravenna, poi unite all'Emilia. Il paese, costituito dal versante orientale appenninico e dalla pianura degradante al mare, era suddiviso dai fiumi, scendenti con corso parallelo verso l'Adriatico. I principali, da nord a sud, sono il Crustumius (Conca), il Pisaurus (Foglia), il Metaurus (Metauro), il Misus (Miso), l'Aesis (Esino). Alla foce di questi fiumi e lungo il loro corso erano i principali centri della regione, non numerosi, dei quali dà notizia completa Plinio (III, 112 segg.; cfr. Strab., V, 227 e Ptol., III, 1, 19, 44): Pisaurum, Fanum Fortunae, Senagallica, e, nell'interno, Suasa, Ostra, Aesis (Iesi), Sentinum, Forum Sempronii (Fossombrone), Pitinum mergens (Acqualagna), Pitinum Pisaurense (Macerata Feltria), Urvinum Metaurense (Urbino) e Urvinum Hortense.
Bibl.: H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, pK. 376 segg.; Weiss, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI, coll. 2492-93.