FLAGELLAZIONE (lat. flagellatio; fr. flagellation; sp. flagellación; ted. Geisselung; ingl. scourging)
È un rito magico che consiste nel battere con un legno, una frusta, ecc., una persona, una vittima animale o anche un oggetto inanimato, soprattutto per eccitarne la fecondità, e poi rimuovere i cattivi influssi di carattere spiritico che impediscono quella fecondità, o, comunque, l'efficacia dell'oggetto flagellato. Nel folklore della mietitura sopravvivono riti agrarî che, con la battitura dell'oggetto in cui si è rifugiato lo spirito del grano (ultimo covone; animale: lepre, gallo, cane, ecc.; uomo) intendono mantener vivo lo spirito medesimo obbligandolo poi a trasferirsi negli elementi del nuovo raccolto.
A Roma, nelle feste Lupercali, i Luperci correndo nudi attorno alla città quadrata battevano, con strisce (februa) ricavate dalla pelle del capro sacrificato, le donne che si offrivano ai loro colpi per ottenere fecondità. Alle None Caprotine (7 luglio) in onore di Giunone, le donne si battevano tra loro, con ramoscelli di fico selvatico; e per le feste di Fauna o Bona Dea (1 maggio) con ramoscelli di mirto. A Sparta era famosa la flagellazione dei giovani avanti al simulacro di Artemide Ortia, allo scopo di esaltare in essi il principio vitale, almeno in origine; non per addestrare i giovani al coraggio e alla resistenza al dolore (Plut., Inst. Lac., 40; Luciano, Anach., 38) né in sostituzione di un sacrifizio umano (Paus., III, 16, 10). Invece lo scopo apotropaico è evidente nella flagellazione o cacciata o uccisione del ϕαρμακός ("espiatore"; v. capro espiatorio). La flagellazione del mare, con 300 colpi di verga, che Serse ordinò alla traversata dell'Ellesponto, non va interpretata come una punizione (Herodot., VII, 35) ma come un rito, forse eseguito dal sacerdozio persiano con strumenti sacri, diretto a domare gli spiriti delle onde e a porsi in comunione mistica con il mare prima di offrirgli il dono delle catene arroventate.
Bibl.: S. Reinach, La flagellation rituelle, in Cultes, mythes et religions, I, Parigi 1905, pp. 173-183; id., Le mariage avec la mer, in Cultes, mythes et religions, II, Parigi 1909, pp. 206-219; N. Terzaghi, in Archiv für Religionswiss., XI (1909), p. 145-150.