FIUMICINO
Nome del canale settentrionale del Tevere, scavato in età imperiale, e di un centro moderno presso la foce del fiume. Il proseguimento degli scavi e delle verifiche tecniche degli elementi del porto di Claudio, protrattosi dal 1965 a oggi, ha consentito un arricchimento dei dati relativi allo sviluppo cronologico e alle forme dell'edilizia portuale e della carpenteria navale romana.
Per quanto concerne il molo foraneo sono state evidenziate le tre fasi costruttive in piena rispondenza alla descrizione delle fonti (v. ostia, porto): la costruzione di due segmenti in opera quadrata lungo la battigia della terraferma, prima dello scavo interno per il bacino; il taglio della terraferma nei due intervalli tra i segmenti e nella zona - larga 200 m - prevista per lo sbocco a mare del bacino; la congiunzione e il potenziamento dell'altezza dei due segmenti con gettate in casseforme a tenuta d'acqua, spesso costituite da vecchi scafi di 21 m di lunghezza, secondo il sistema verificato per la prima volta nella zona del faro con la gettata cementizia nello scafo della nave di Caligola. Per quanto riguarda quest'ultima, lo studio attento degli elementi che la costituivano e delle casseforme di rinforzo alla parte di poppa ha consentito di stabilirne la lunghezza con buona probabilità intorno ai 60 m.
Gli scavi condotti sull'altura di Monte Giulio, in corrispondenza della banchina orientale del porto, hanno confermato che le costruzioni sulla sponda non avevano continuità uniforme ma si sviluppavano a blocchi variamente articolati a seconda dei servizi necessari; blocchi alternati a piccole darsene, a taglio parallelo ai medesimi, e ampi spazi strutturati a pontili di cui sono state documentate notevoli tracce.
La tipologia dei blocchi è di estremo interesse: due di essi, adibiti a uffici, magazzini, cortili di deposito, terme con vasche per il personale di servizio, sono costituiti da due corpi compatti, probabilmente a due piani - data l'esistenza di scale interne - decorati finemente da mosaici pavimentali, alabastri e intonaci dipinti sul soffitto. Il terzo è rappresentato da una cisterna monumentale, dalla capacità di c.a 1.152.000 litri d'acqua, pari al rifornimento di 46.000 anfore.
La costruzione è di eccezionale bellezza, realizzata su un'unica piattaforma a gettata di conglomerato, in casseforme lungo la linea di spiaggia e a cavo aperto nella parte di terraferma; i bolli presenti nei mattoni della pavimentazione che precede la cortina delle nicchie esterne e la fodera di cocciopesto delle pareti interne permettono di datare la costruzione ai primi decenni del II sec. d.C.; essa si collega indubbiamente con l'acquedotto costruito da Traiano a servizio del suo porto ed è probabile che, per facilitarlo, le maestranze abbiano dato alla costruzione un'angolazione diversa rispetto all'allineamento del vicino corpo di fabbrica.
Sulla terraferma, accanto alla cisterna, muri paralleli di fondazione e grandi estensioni di materiale carbonizzato documentano la presenza di tettoie adibite a deposito di granaglie riscontrate in larga misura sotto la rovina delle coperture.
Il museo delle navi. - Inaugurato nel 1979, accoglie le navi romane scoperte nell'interramento secolare del bacino di Claudio in occasione dei lavori per la costruzione dell'aeroporto intercontinentale Leonardo da Vinci a F. (1958-1965). Da allora si è svolto un paziente lavoro di scavo, restauro, consolidamento, rimozione degli scafi su controscafi a centina lignea e trasporto su slitta nel vicino padiglione-ricovero; quest'ultimo fu trasformato poi in ambiente museale, mantenuto con rigore nei limiti e nelle forme di un cantiere navale, per esaltare la bellezza degli antichi legni. Essi consistono in due grandi navi onerarie (dimensioni originali presumibili: m 21 x 7 x 3,50), due grossi frammenti, una bordata e una fiancata di due navi consimili, due scafi di onerarie minori (dimensioni originali presumibili: m 17 x 4,50 x 2,30) e una barca da pescatore (m 5 x 1,55 x 0,53). In base all'analisi del legno al radiocarbonio e alla tipologia del corredo, il pezzo più antico risulta la barca (fine II d.C.); le navi si datano tra la metà del III e gli inizi del IV d.C. Sono costruite in legname di leccio (quercus ilex) con qualche elemento in larice per l'alberatura e qualche inserimento di pino per le carene; l'esecuzione segue il sistema mediterraneo che ridossa il fasciame allo scheletro, costituito dall'asse della carena e dalle ordinate maestre, unisce poi il fasciame a paro con biette e cavicchi di legno (mortase e tenoni) ribattute dall'esterno con chiodi di ferro a sezione quadra; il rame è usato per le zone che; richiedono elasticità al tessuto, quali i giunti e il fasciame di prua e di poppa. La costruzione segue per la dinamica del manufatto la formula canonica che diventa quella catalana, valida fino all'800, del «dos, tres, y as» (l'altezza deve essere la metà della larghezza che risponde a un terzo della lunghezza dell'asse di carena). Lo studio dei pezzi si è valso come base di un rilevamento fotogrammetrico eseguito da M. Döhler dell'Università di Karlsruhe e dai suoi collaboratori nel 1977, corredato da una serie di fotogrammi per l'analisi stereoscopica dei dettagli.
Bibl.: V. Santa Maria Scrinari, Le navi del porto di Claudio, Roma 1979; ead., Le Musée des navires in Ostie, port de Rome, in DossAParis, 71, 1983, pp. 30-45; ead., Scavi al porto di Claudio, in Archeologia Laziale VI (QuadAEI, 8), Roma 1984, pp. 213-219; ead., Indagini al porto di Claudio, in Archeologia Laziale Vili (QuadAEI, 14), Roma 1987, pp. 181-188; ead., Guida al Museo delle navi del porto di Claudio a Fiumicino, Roma 1989; V. Mannucci, Il parco archeologico naturalistico del porto di Traiano. Metodo e progetto, Roma 1992.