Vedi FISHBOURNE dell'anno: 1973 - 1994
FISHBOURNE (v. S 1970, p. 335)
Dagli scavi degli anni 1960-1968 risulta che l'occupazione della località ebbe luogo subito dopo l'invasione romana del 43 d.C., quando a F. fu costruita una base di rifornimento militare, provvista di porto, su un promontorio. La base faceva parte dell'installazione organizzata da Vespasiano (allora comandante della Legio II Augusta) e serviva il grosso delle truppe di base a Chichester (v.). Di qui ebbe inizio la conquista della Britannia sud-occidentale. I resti trovati a F. comprendono numerosi edifici adibiti a magazzini, probabilmente granai, costruiti in legno, e strade lastricate.
Nel corso di pochi anni l'esercito romano si spostò a Ν e la base militare cominciò ad assumere connotati sempre più marcatamente civili. I vecchi magazzini furono sostituiti con nuovi edifici di legno ove erano installati negozi e botteghe artigiane. Il rinvenimento di pietra non locale, portata dalle navi come zavorra, indica che il vicino porto era frequentato da battelli provenienti dalla Cornovaglia, dalle isole del Canale e dalla Bretagna.
Un ulteriore sviluppo del sito, durante il regno di Nerone, è caratterizzato dall'aggiunta di costruzioni in muratura. Fra queste c'era il c.d. protopalazzo, un edificio estremamente elaborato, composto di un cortile colonnato con un ampio impianto termale a Ν e con una serie di stanze da soggiorno a E, i cui pavimenti erano decorati da mosaici e le/ pareti da tarsie marmoree e da intonaco dipinto. Frammenti di capitelli corinzi indicano che l'ingresso, posto a pianterreno, doveva essere un ambiente di una certa rilevanza: ma di questa struttura si conosce solo la pianta, giacché attualmente giace in buona parte sotto un'importante arteria stradale e sotto case moderne.
Intorno al 75 d.C. iniziarono i lavori per la costruzione di una nuova sontuosa residenza. La parte principale misurava 150 m2 con un ampio giardino a S, di proporzioni simili, che si estendeva fino al mare. L'edificio principale era composto da quattro ali costruite intorno a un giardino centrale. L'ala O, costruita a un livello superiore rispetto al resto del complesso, era il luogo di ricevimento ufficiale. Tutte le stanze si aprivano su un unico corridoio a colonne e, al centro, una rampa di scale portava a un'ampia stanza con un'abside all'estremità occidentale, che probabilmente fungeva da sala per le udienze. L'ala Ν era organizzata come una serie di appartamenti privati situati intorno a due piccoli giardini colonnati. L'ala E era più complessa; al centro, immediatamente di fronte alla sala delle udienze, vi èra un ampio salone d'entrata ravvivato da una vasca con fontana, mentre nell'angolo NE vi era una grande sala a navate che serviva evidentemente come luogo di riunione. Il resto dell'ala era composto da cortili colonnati e da stanze probabilmente destinate agli ospiti. Conosciamo solo alcuni resti dell'ala meridionale, ma sembra trattarsi della principale ala residenziale, affacciata a S sull'ampio giardino verso il mare. Il vecchio complesso con il suo impianto termale, che continuò a funzionare, fu incorporato nell'angolo SE della nuova struttura.
Il giardino centrale era circondato da un colonnato continuo; esso era a pianta simmetrica con un largo sentiero centrale che congiungeva il salone d'entrata con la sala delle udienze, e con sentieri laterali lungo il perimetro fiancheggiati da siepi ornamentali in cui si aprivano esedre absidate e rettangolari: il tracciato di tali siepi è testimoniato dalle tracce del solco in cui erano piantate. I sentieri, inoltre, erano abbelliti da fontane alimentate da una rete idrica. Vi sono anche tracce di un pergolato lungo il lato E del giardino, con alberi da frutto.
La decorazione interna del palazzo era assai elaborata. La maggior parte delle stanze era pavimentata a mosaico, per lo più in bianco e nero ma in qualche caso policromo. Pareti e soffitti erano dipinti, mentre porte, nicchie, esedre e altre modanature erano incorniciate in marmo. Restano avanzi anche di cornici in stucco.
La perizia tecnica richiesta dai lavori di costruzione e di decorazione di un simile palazzo era praticamente sconosciuta in Britannia a quel tempo: buona parte del lavoro deve essere stato eseguito da artigiani continentali fatti venire appositamente.
È assai difficile dire chi fosse il proprietario: la ricercatezza e lo stile «ufficiale» dell'edificio farebbero pensare a un personaggio di livello sociale non comune. Potrebbe essere stato un alto funzionario romano o un membro dell'aristocrazia locale elevato a posizione ufficiale sotto il patronato romano. Una possibilità è che si sia trattato del «re cliente» Tiberio Claudio Cogidubno, ma non c'è nessuna prova precisa.
A partire dall'inizio del II sec., il palazzo cominciò a subire modifiche tali da far pensare che non servisse più come residenza ufficiale. L'ala O e forse quella S furono abbandonate, mentre l'ala Ν subì una serie di modifiche, trasformandosi infine, verso la metà del II sec., in una residenza assai ridotta che occupava solo due terzi dell'ala originale del I secolo. Tuttavia la struttura principale fu conservata e le stanze furono decorate con mosaici policromi, il più completo dei quali rappresentava un erote a cavalcioni di un delfino circondato da pannelli semicircolari, entro i quali erano raffigurati animali marini mitici. Altri mosaici, pur meno elaborati, forniscono interessanti esempi di un primo stadio nello sviluppo dell'arte britannica del mosaico. L'ala E era, in quel momento, in larga misura demolita, ma ne fu conservata una parte convertita in bagno. L'edificio fu in uso fino alla fine del III sec., quando venne definitivamente abbandonato.
Bibl.: B. Cunliffe, Excavations at Fishboume 1961/1969, I. The Site, II. The Finds, Leeds 1971; id., Fishboume: a Roman Palace and Its Garden, Londra 1971.