fisco
Settore e attività dello Stato che si occupa dell’imposizione e della riscossione delle tasse. In origine nel diritto romano la parola fiscus («cesto») designava la cassa dell’imperatore, distinta dalla cassa del popolo (aerarium). In seguito il termine le comprese entrambe venendo a indicare, in contrapposizione al patrimonio privato del principe, il complesso dei beni propri dell’imperatore come tale, quindi di pubblica provenienza e destinati a scopi pubblici: complessivamente, ciò che oggi chiameremmo demanio. Nell’Alto Medioevo europeo la distinzione tra patrimonio pubblico e privato del sovrano andò tuttavia assottigliandosi. Così nell’impero carolingio f. venne a indicare le proprietà fondiarie dell’imperatore, in particolare le aziende agrarie del sovrano. Nel Medioevo centrale f. tornò quindi a indicare la cassa del principe o del titolare dei diritti pubblici, come per esempio quella del Comune; ma, poiché in questa confluivano, oltre alle tasse prelevate per erogare determinati servizi, anche le imposte (sui trasferimenti, sulle successioni, le multe), il f. passò a designare la persona giuridica che rappresentava il principe, o l’ente pubblico, in quanto titolare di un patrimonio non privato, ma sottoposto – nelle eventuali controversie – al diritto privato. Da tale concezione si passò a quella secondo cui al f. era attribuita la titolarità di tutti i diritti patrimoniali. In Età moderna, il f., legato alle spese necessarie per le guerre, ma anche alla difesa e tutela dei territori, fu un elemento centrale nel sorgere e nel consolidarsi degli Stati. L’evoluzione storica del f. è dunque connessa ai cambiamenti politici ed economici della società: in epoca preindustriale è prevalsa una imposizione diretta sui redditi agricoli, che spesso veniva soddisfatta in natura; in epoca moderna, con lo sviluppo dei commerci e la formazione degli Stati-nazione, si è diffusa l’imposizione indiretta (cioè sulle cose); dalla Rivoluzione industriale fino a oggi, i sistemi tributari sono diventati più complessi, incentrati sull’ideazione di una vasta gamma di imposte dirette (sui redditi personali e societari) e indirette, e di contributi sociali necessari a rispondere allo sviluppo dello stato sociale. Nel 20° sec. il f. si è legato dunque alla costruzione del , e in generale all’erogazione di servizi da parte dello Stato, benché siano rimaste significative anche destinazioni tradizionali quali quelle delle spese militari. Nell’Unione Europea, tra il 1970 e il 2000 l’incidenza sul PIL di imposte e contributi sociali è passata dal 33,5 al 41,7%, mentre il peso relativo dell’imposizione diretta è aumentato rispetto a quella indiretta; d’altra parte, è cresciuto in quasi tutti gli Stati membri il peso dei contributi sociali sul gettito fiscale, soprattutto di quelli a carico del lavoratore rispetto a quelli a carico del datore di lavoro. In Italia, con la riforma del 1971, il sistema tributario è stato completamente centralizzato, eliminando il gettito prelevato dagli enti locali. Venivano quindi realizzati un’anagrafe fiscale e l’accorpamento di tante imposte in pochi tributi diretti e indiretti. Modifiche sostanziali sono state poi apportate con la legge finanziaria del 1997, che ha previsto il riordino della finanza regionale e locale, attribuendole la riscossione e gestione di nuove imposte. All’inizio del 21° sec. l’ampliamento dell’interscambio all’interno della UE ha fatto emergere l’esigenza di una maggiore uniformità dell’imposizione indiretta, per cui si è cercato di armonizzare almeno le regole per la determinazione del reddito d’impresa. Ciò nonostante continuano a sussistere differenze notevoli tra i sistemi fiscali degli Stati membri, che ostacolano la completa realizzazione del mercato interno dell’UE.