FIRRIOLO (Ferriolo, Ferraiolo)
Famiglia di stuccatori palermitani d'ornato e di figure, operanti tra la metà del Settecento e i primi decenni del sec. XIX. La loro attività si pone in continuità con quella dei Serpotta, con i quali erano imparentati, sviluppando stilisticamente un ventaglio di moduli espressivi fra tardo-barocco e neoclassicismo.
Giuseppe nel 1754 lavorò insieme con il fratello Gaspare e con lo stuccatore Bartolomeo Sanseverino alla decorazione con stucchi ornamentali delle volte della chiesa di S. Matteo al Cassaro di Palermo su progetto dell'architetto F. Ferrigno. Negli anni 1758-1760 operò nel cantiere palermitano di palazzo Bonagia con decorazioni in stucco, sotto la guida dell'architetto Andrea Gigante (D'Arpa, 1989, p. 84). Inoltre, tra il 1763 e il 1765 ornò di stucchi la volta della navata della chiesa del noviziato dei gesuiti, o di S. Stanislao, in collaborazione con Vittorio Perez (Garstang, 1990, p. 213). Nel 1793 decorò con stucchi due stufe del Gynmasium dell'Orto botanico palermitano (Riccobono, 1990).
Gaspare, fratello minore di Giuseppe, attese nel 1754 con lo stesso e con B. Sanseverino alla decorazione delle volte della chiesa di S. Matteo al Cassaro. La sua attività è più di tutti legata al filone plastico serpottesco anche perché egli divenne genero di Procopio Serpotta, figlio del più noto Giacomo, per averne sposato la figlia Antonina. Nel 1750 collaborò alla messa in opera degli stucchi della chiesa palermitana dei Tre Re, con il suocero, il cognato Giovan Maria Serpotta e Giacomo Guastella, specializzato nello stucco "di liscio", ovvero d'ornato (Meli, 1934, pp. 309 s.). Dal novembre del 1751 eseguì gli stucchi relativi al prospetto della stessa chiesa. Il 27 nov. 1751 gli fu conferito l'incarico della decorazione della chiesa di S. Margherita a Palermo per la Compagnia del Ss. Sacramento. L'anno successivo, l'8 novembre, gli fu commissionata l'omamentazione della cappella del Ss. Crocifisso della chiesa dei Tre Re. Tra il 1760 e il 1765 lavorò insieme con Vincenzo Perez al rilievo inserito sopra il portale principale nella chiesa di S. Ninfa dei Crociferi a Palermo e raffigurante il Martirio di s. Ninfa, opera in cui si palesano i modelli serpotteschi. Per la chiesa di S. Orsola, sempre a Palermo, nel dicembre 1772 avviò i lavori di decorazione, coadiuvato dallo stuccatore Stefano Manzella. In questo intervento, secondo la più avvertita storiografia, egli mostrò un "uso misurato ed elegante dei motivi tipici del rococò palermitano" (Garstang, 1990, p. 294). Per la Confraternita di S. Maria degli Agonizzanti di Palermo nel 1781 Gaspare riconfigurò l'interno della chiesa realizzando quattro statue in stucco raffiguranti i Dottori della Chiesa poste in nicchie alle estremità della navata. Assai interessante si rivela l'ampio ed avvolgente panneggio di queste statue, insieme con la naturalistica espressività degli atteggiamenti, come si evince soprattutto dalle figure di S. Agostino e di S. Girolamo (Bongiovanni, 1993). Insieme con il fratello Giuseppe negli anni 1786-1790 lavorò nella chiesa di S. Ignazio all'Olivella a Palermo per la messa in opera della decorazione in stucco che ebbe il suo apice nella Gloria posta sull'altare maggiore, già orientata verso un lessico proto-neoclassico. Nel 1790-1791 decorò il presbiterio di S. Matteo al Cassaro, la cui Gloria sull'altare maggiore ha fatto attribuire a Gaspare (Garstang, 1990, pp. 226, 288) la Gloria, stilisticamente assai vicina, dell'altare maggiore della cattedrale di Trapani. Nel 1791 eseguì per il coronamento del portico nell'edificio del Gymnasiurri dell'Orto botanico a Palermo, progettato dall'architetto francese Léon Dufoumy, sul lato che guarda il giardino, le quattro statue allegoriche delle Stagioni che esibiscono l'assimilato linguaggio di segno pienamente neoclassico, nonostante talune insorgenze di ambito serpottesco visibili nel modo di comporre i panneggi delle figure. Nel 1795 eseguì l'elegante cornice con decorazioni arboree in stucco che racchiude i dipinti parietali di Giuseppe Velasco nello stesso edificio. Si attribuisce a Gaspare anche una collaborazione nella decorazione a stucco dell'oratorio di S. Caterina d'Alessandria a Palermo (ibid., 1990, p. 265), opera di Procopio Serpotta, portata a termine entro il 1754. Un altro intervento in parte a lui riferito riguarda la pala d'altare della cappella della Natività della chiesa francescana della Gancia di Palermo, già attribuita a Giacomo Serpotta (Meli, 1934, p. 136).
Angelo, figlio di Gaspare, nel 1751 si impegnò con lo stuccatore Francesco Grasso ad eseguire otto mensole per la chiesa palermitana dei Tre Re (ibid., p. 309). Nel 1763 lavorò a Sciacca alla decorazione in stucco della chiesa di S. Maria delle Giummare e di quella del collegio dei gesuiti (Navarra, 1986).
Altro componente della famiglia è Tommaso, figlio di Angelo, nato nella seconda metà del XVIII secolo. Nel 1795-96 lavorò alla decorazione dei prospetti di villa Lanza di Trabia a Bagheria.
Con ogni probabilità Tommaso si specializzò nella decorazione degli estemi con capricci e motivi fioreali realizzati in stucco che animavano i prospetti di palazzi e ville palermitane assegnando spesso un sapore ancora barocchetto ai linguaggi neoclassici dell'architettura. Per il palazzo Santa Croce-Sant'Elia in via Maqueda a Palermo eseguì le decorazioni del prospetto e il rilievo con lo stemma gentilizio retto da putti sopra l'ingresso (Meli, 1934, p. 309). Sempre a Palermo mise in opera le decorazioni del prospetto del palazzo del marchese Geraci distrutto durante la seconda guerra mondiale. Morì a Palermo verso il 1830.
Fonti e Bibl.: F. Meli, Giacomo Serpotta. La vita e le opere, II, Palermo 1934, pp. 309 s.; G. Sgadari di Lo Monaco, Attori e scultori siciliani dal seicento al primo ottocento, Palermo 1940, p. 53; A. Giuliana Alajmo, Opere sconosciute e opere erroneamente attribuite a Giacomo Serpotta, in Sicilia Mondo, 1956, nn. 5-6, pp. 6, 8; G. Bellafiore, La civiltà artistica della Sicilia, Firenze 1963, p. 298; M. De Simone, Ville palermitane del XVII e XVIII secolo, Genova 1968, pp. 220-223; I. Navarra, Arte a Sciacca, Caltabellotta e Burgio, Foggia 1986, ff. 53, 119; A. Mazzè, L'iconografla del naturalismo nel ciclo pittorico dell'orto botanico di Palermo, in I naturalisti e la cultura scientifica siciliana nell'800, Palermo 1987, p. 375; G. D'Arpa, Lo scalone di palazzo Bonagia a Palermo: A. Gigante (1731-1787), N. Palma (1693-1769) e la cultura artistica coeva, in Quaderni dell'Istituto di storia dell'arte medievale e moderna. Facoltà di lettere e filosofia dell'università di Messina, 1989, n. 13, p. 84; D. Garstang, Giacomo Serpotta e gli stuccatori di Palermo, Palermo 1990, ad Ind.; S. Riccobono, in L'Orto botanico di Palermo, Palermo 1990, pp. 7 s.; G. Bongiovanni, in Le Confraternite dell'arcidiocesi di Palermo. Storia e Arte, Palermo 1993, pp. 182-185; V. Zoric, in L. Sarullo, Dizionario degli artisti siciliani, III, Scultura, Palermo 1994, pp. 121 s. (per Gaspare e Tommaso); B. Fasone, ibid., p. 121 (per Angelo).