FIORITURE
. È uso di antica tradizione dare questo nome al frazionarsi dell'unità di tempo in due o più suoni. Tale denominazione ha avuto origine dall'immagine del fiorire che i suoni ricordano nel loro succedersi ed aggrupparsi. Di qui venne anche il modo di dire di "stile fiorito", spesso ricorrente nella retorica della forma musicale. Lo stesso vocabolo "fiorito, florido" venne applicato a una data specie di contrappunto, nel senso che a una nota più lunga fossero opposti, da altra voce, suoni più brevi e quindi più numerosi.
L'antica musica greca usò moderatamente di fioriture, ce ne vengono esempî da frammenti a noi noti, come l'inno alla Musa, i due inni delfici, l'iscrizione sepolcrale di Seikilos, uno stasimo, giunto solo in parte, dell'Oreste euripideo. Il gusto di frazionare la sillaba lunga in più suoni, fino a cinque e sei, si propagò tra i Greci nel sec. V e venne subito seguito da Euripide; infine le nuove scuole musicali finirono con l'abusarne. Aristofane, nelle Rane, riprodusse con spirito comico la fioritura dell'Oreste di Euripide che aveva suscitato scandalo tra i conservatori, e negli Uccelli ricorse a tale espediente con intenzioni onomatopeiche.
La tecnica delle fioriture vocali fu particolarmente coltivata nella musica dei popoli orientali e diffusa nella Sinagoga. Nel canto liturgico della chiesa cattolica si eleva spesso a non comune bellezza. Di solito, secondo interpretazioni superficiali e scolastiche, le fioriture del gregoriano vengono considerate soltanto come aggregati di ornamentazione, quasi un amplificarsi arbitrario delle note principali della melodia in un formulario accessorio di abbellimento esteriore. È necessaria una concezione estetica che approfondisca il senso musicale delle fioriture nel canto gregoriano. Perché esse sono un elemento essenziale della struttura melodica e nei momenti di maggior fervore diventano la melodia stessa che, con ardore lirico, si effonde in volute di libero canto. Già nella salmodia solistica appaiono gruppi di suoni su di una sillaba accanto a brevi fioriture melismatiche. In seguito, lo sviluppo della coloritura vocale (v. color) portò a fioriture di maggiore estensione e respiro melodico, nello stile responsoriale e particolarmente nei pezzi affidati al solista liturgico della Messa e dell'Officio. Ricco di fioriture fu il canto melismatico nei vocalizzi sulla parola Alleluia (v.). Nelle forme primitive della polifonia l'espandersi della voce in fioriture di suoni ebbe un particolare complesso svolgimento: dai primi organa del sec. X a quelli della scuola parigina di Notre-Dame, passi misurati si alternarono a passi di ritmo libero e il giuoco delle fioriture si espandeva in arditi slanci.
Nel sec. XIV i Madrigali, le Ballate, le Cacce dell'Ars nova appaiono spesso in preziosi tessuti di vaghe fioriture che s'intrecciano in ghirlande di suoni. Con lo svilupparsi della tecnica polifonica e della scuola italiana di canto ebbe grande voga e diffusione l'arte delle diminuzioni (v.) e del colorire, dal sec. XVI al XVIII. Essa è tutta nell'improvvisare fioriture. Il passo seguente d'un ottimo teorico italiano, Ludovico Zacconi, si può considerare come una vera e propria definizione della fioritura, nel gusto dei contemporanei: ".... la musica è stata sempre bella, et hogni hora più per la diligenza, et per lo studio che ci hanno i cantori si abellisce: la quale non si rinnova, e si muta per via delle figure, che sempre e sono d'una sorte; ma con le gratie, et gli accenti la si fa parer sempre più bella. Questo modo di cantare, et queste vaghezze del Volgo comunemente vien chiamato Gorgia: la qual poi non è altro che un aggregato, et collectione di molte Chrome, et Semicrome sotto qual si voglia particella di tempo colligate. Et è di natura, che per la velocità in cui si restringono tante figure, molto meglio s'impara con l'udito che con gli esempij: et questo perché negli esempij quella misura et tempo non si può porre, in che le hanno ad essere senza diletto pronunciate".
L'arte delle diminuzioni e del colorire si diffuse rapidamente anche nella musica strumentale determinando conseguenze di notevole importanza per le nuove formazioni stilistiche. Su questo argomento Gerolamo della Casa, da Udine, scrisse tra i primi (Il vero modo di diminuire con tutte le sorti di strumenti di fiato et corda, et di voce humana, Venezia 1584). I clavicembalisti del sec. XVIII fecero largo uso delle fioriture come ornamentazione (v. abbellimenti).