FIORINI
Famiglia di pittori e decoratori attivi a Ferrara tra XV e XVI secolo. Il capostipite, Gerardo o Gherardo, è documentato da un atto del 9 maggio 1449 in cui compare il figlio Egano, di professione medico. Gerardo ebbe altri tre figli, Costantino, Giovanni Francesco e Sigismondo che, come il padre, furono pittori: la discendenza è dimostrata dal Cittadella (1868, II, pp. 16 s.) attraverso alcuni rogiti notarili - degli anni 1486, 1488 e 1491 - che riportano sia la qualifica di pittore, sia la medesima contrada dì appartenenza (San Gregorio), e che permettono di datare la morte di Gerardo tra il 1486 ed il 1488.
Costantino è detto pittore in atti tra il 1476 ed il 1489, anno in cui riceveva in dote per la seconda moglie, Antonia Zanelli, un terreno posto in Cornacervina; dalla prima moglie, Ginevra o Gennara de' Novelli, ebbe due figlie, Alessandra e Caterina, sposate entrambe nel 1494 (ibid., II, p. 18). In un rogito dello stesso 1494 Costantino è qualificato come pittore e come praeceptor tripudiorum, ossia maestro di ballo (ibid., I, pp. 587, 726). Eseguì diversi lavori, perduti ma documentati, per la Compagnia della Morte (ibid., II, p. 20): nel 1486 dipinse una tavola dove erano rappresentati i confratelli del sodalizio, nel 1491 eseguì pitture per arredi e nel 1495 lavorò ad un rosone del nuovo soffitto della cosiddetta chiesa della Morte (oggi oratorio dell'Annunziata) ove si riuniva la compagnia. Costantino (secondo il Baruffaldi [1697-1722], 11, 1846, pp. 389 s.) fu, insieme con il fratello Sigismondo, tra quegli artisti che lavorarono ai "quadroni" a fresco sul muro della parte superiore della chiesa della Morte. Non si hanno più sue notizie dopo il 1498, quando elargì un'offerta alla compagnia suddetta, in occasione della festa del Corpus Domini.
GiovanniFrancesco è noto solo attraverso due documenti, del 1486 e del 1491, nei quali è detto pittore (Cittadella, 1868, I, p. 588; II, pp. 17, 22). Lo stesso vale per suo figlio, Giacomo Filippo, che aveva un'età tra i ventidue ed i venticinque anni quando, nel 1496, vendette una bottega "da pittore" posta sotto la sua abitazione e soggetta all'arte dei calzolai, presso S. Crispino; che anch'egli fosse pittore, è provato da due rogiti del 1528 (ibid., II, pp. 17 s.).
Sigismondo (I) è ricordato per la prima volta nel 1460 (Boschini, in Baruffaldi, 1846, II, p. 585) e in alcuni atti tra il 1490 ed il 1506, anno del testamento della moglie Caterina Fabbri, dalla quale ebbe due figli Bernardino e Girolamo, entrambi pittori (Cittadella, 1868, II, pp. 18 s.). Sigismondo è ricordato (ibid., II, p. 21) anche quale autore di ornati ad affresco nel soffitto della chiesa della Morte: si tratta di quaranta "quadroni", distrutti per lasciar posto al ciclo decorativo della seconda metà del Cinquecento, per i quali si trovano i pagamenti dal 13febbraio al 29 dic. 1495. Per la stessa Compagnia della Morte, della quale divenne confratello il 5 luglio 1495, eseguì diversi lavori tra il 1496 ed il 1498; nel 1499 fu pagato, tramite il figlio Bernardino, per aver dipinto il soffitto della sacrestia della chiesa ed ancora nel 1506 e nel 1507 è ricordato per aver decorato alcune suppellettili.
Sigismondo fu a lungo uno degli artisti preferiti dalla corte estense (Gruyer, 1897): nel 1482 decorò, con G. Bonaccioli e con altri artisti, tredici stendardi per le truppe del duca Ercole I; sempre nel Quattrocento, per Alfonso d'Este, ancora bambino, dorò alcune lance ed una sella; nel 1489 Eleonora d'Aragona gli commissionò un quadro raffigurante la Vergine ed altri regali per due sue dame; Sigismondo venne inoltre incaricato di decorare il bucintoro che avrebbe poi condotto a Mantova Isabella d'Este, sposa di Francesco Gonzaga. Tra le numerose collaborazioni per decorazioni spettacolari, nel 1491 partecipò alla realizzazione di un arco di trionfo allestito presso il palazzo Schifanoia in occasione del matrimonio del duca Alfonso I con Anna Sforza (Cittadella, 1868, 1).
Sigismondo morì prima del 1514, anno in cui suoi eredi versarono alla Compagnia della Morte il lascito da lui stabilito nel testamento.
Suo figlio Bernardino appare spesso erroneamente citato come Flori, Florio, o De Floris (Cittadella, 1868, II, p. 21; Mezzetti - Mattaliano, 1983, III, p. 25). Nel 1507 lavorò con Pellegrino da San Daniele realizzando decorazioni ad affresco, non più esistenti, nella loggia del palazzo vescovile di Ferrara (Gruyer, 1897, I, p. 149). Bernardino è documentato dal 1492 al 1523 per lavori eseguiti su incarico della Compagnia della Morte: oltre ad incarichi minori - come la decorazione di forzieri, comici e suppellettili diverse e la realizzazione di un gonfalone - nel 1515 e nel 1516 (Fioravanti Baraldi, 1987) ricevette pagamenti per l'acquisto dei colori e la doratura dell'ancona per la tavola raffigurante la Madonna col Bambino e i ss. Giacomo ed Elena (Milano, Pinacoteca di Brera), eseguita nel 1512 da N. Pisano; nel 1517 fu poi impegnato nella realizzazione della "cassa" dell'ancona; nel 1519 decorò con un fregio il soffitto per la conforteria nel palazzo della Ragione e nel 1521 lavorò al poggiolo della sala della Compagnia della Morte; gli ultimi pagamenti risalgono agli anni 1522-23.
Il Brisighella (sec. XVIII, pp. 527 s.), seguito dagli altri eruditi locali, riconobbe in Bernardino l'autore del Ballo della morte (ancora visibile nel 1832 ed in seguito andato distrutto) che fu eseguito nel 1520 nella stanza della conforteria, presso le prigioni dei palazzo della Ragione. All'altare della cappellina della conforteria era inoltre una Metà che il ministro della Compagnia della Morte, L. Gerardini, aveva commissionato al Garofalo; questi, oltre a Girolamo da Carpi e a B. Griffi (Gruyer, 1897, II, p. 316), ebbe come collaboratore anche Bernardino che, come attestano i pagamenti nel libro del massaro G. Beltramino, eseguì l'ancona lignea (Ferrara, Archivio della Curia arcivescovile, Libro dell'amministrazione della Compagnia della Morte di Ferrara. 1486-1600, 13 febbr. 1520; tale notizia chiarisce le informazioni, alquanto confuse, tramandate dalle fonti: Brisighella, sec. XVIII, p. 528; Barotti, 1770, pp. 192 s.; Cittadella, 1783, IV, p. 330; Frizzi, 1787, p. 46; Cittadella, 1872, p. 38). Bernardino è menzionato anche nei registri della Camera ducale estense per lavori pagati tra il 1505 ed il 1509, anno in cui eseguì decorazioni per una commedia da rappresentare durante il Carnevale (Gruyer, 1897, II, p. 130 n. 4).
Marito di Filippa Spinelli e, dopo la morte di questa, avvenuta nel 1510, di Angela dì Ludovico da Reggio, Bernardino ebbe diversi figli, tre dei quali seguirono le orme paterne (Cittadella, 1868, pp. 19-22): Sigismondo (II), ricordato come pittore in un documento del 1528, Girolamo, menzionato come pittore in una lettera del 1531 e testimone ad un testamento del 1551 insieme con l'altro fratello, anch'egli pittore, GiovanniMaria.
Bernardino morì il 22 dic. 1523 e venne sepolto nella chiesa di San Francesco a Ferrara (Cittadella, 1868, II, p. 21).
Girolamo, l'altro figlio di Sigismondo (I), è ricordato nel 1487 come monaco cistercense del monastero di S. Bartolomeo a Ferrara (Cittadella, 1868, II, p. 20). Sulla scorta della data 1519 ricordata dal Libanori (1659), il Cittadella (1868, II, p. 19) scrive che Girolamo fu in quell'anno nominato confessore e teologo del cardinale Ippolito d'Este, che nel 1528 venne scelto come commissario testamentario dalla seconda moglie del fratello Bernardino e che era ancora vivo nel 1531, anno di una lettera inviata al nipote (Girolamo di Bernardino).
Secondo il Libanori (1659), Girolamo fu dottore di leggi e teologo e divenne più volte abate annuale di S. Bartolomeo; architetto e "diligente scrittore corista", eseguì inoltre "li due Lettionari delle Domeniche di tutto l'anno, che s'adoperano in Coro". Le sue miniature nei libri corali in pergamena, oggi perduti, erano visibili ancora al tempo del Cittadella (1782, I, pp. 45 s.), il quale, citando il Libanori ed altri, ricorda che Girolamo fu autore di molte "pitture a fresco" e, tra queste, di un Crocifisso nella sala delle Colonne del convento di S. Bartolomeo: tutte opere che andarono probabilmente distrutte nel corso dei lavori settecenteschi della chiesa e del monastero, oggi sconsacrati.
Il Cittadella (1868, I, p. 339; II, pp. 19 s.) cita inoltre documenti del 1509, 1523 e 1528 nei quali sono menzionati, rispettivamente, i pittori Sperandio, Florio e Filippo Maria Fiorini i quali, tuttavia, non sono inseriti nell'albero genealogico della famiglia (ibid., p. 22) non essendo stato possibile ricostruirne la paternità.
Fonti e Bibl.: Ferrara, Archivio della Curia arcivescovile, Libro dell'amministrazione della Compagnia della Morte di Ferrara. 1486-1600: 13 ag. 1486, 15 maggio 1491, 16 apr. 1495, 1498 (per Costantino); 13 febbr. 1495, 9 giugno 1495, 5 luglio 1495, 29 dic. 1495, 2 sett. 1496, 1497, 1498, 6 apr. 1499, 12 ag. 1499, 12 apr. 1506, 21 luglio 1507, 7 apr. 1514 (per Sigismondo); 10 marzo 1492, 13 marzo 1492, 21 apr. 1492, 18 dic. 1503, 22 luglio 1511, 17 dic. 1513, 11 marzo 1514, 13 febbr. 1515, 13 apr. 1515, 17 apr, 1515, 3 marzo 1516, 17 apr. 1516, 25 febbraio-27 apr. 1517, 15 marzo 1519, 13 febbr. 1520, 10 marzo 1520, 1 giugno 1521, 19 dic. 1521, 8 marzo 1522, 28 maggio 1522, 2 febbraio-15 marzo 1523, 23 dic. 1523 (per Bernardino); A. Libanori, Monaci illustri della badia di S. Bartolomeo di Ferrara, Ferrara 1659, pp. 34 s.; C. Brisighella, Descrizione delle pitture e sculture della città di Ferrara (sec. XVIII), a cura di M.A. Novelli, Ferrara 1991, pp. 401 s. (per Sigismondo), 527 ss. nn. 5 s. (per Bernardino); C. Barotti, Pitture e scolture che si trovano nelle chiese, luoghi pubblici e sobborghi della città di Ferrara, Ferrara 1770, p. 192 (per Bernardino); C. Cittadella, Catalogo istorico, de' pittori e scultori ferraresi…, I, Ferrara 1782, pp. 45 ss. (per Girolamo); IV, ibid. 1783, p. 330 (per Bernardino); A. Frizzi, Guida del forestiere per la città di Ferrara, Ferrara 1787, pp. 45 s. (per Bernardino); G. Baruffaldi, Vite de' pittori e scultori ferraresi (1697-1722), con annotaz. di G. Boschini, I, Ferrara 1844, pp. 337 s. (per Bernardino); II, ibid. 1846, p. 585 ss., (per Sigismondo e Girolamo); L.N. Cittadella, Notizie amministrative, storiche, artistiche relative a Ferrara, Ferrara 1868, I, pp. 217, 334 n. 1, 587 s., 726; II, pp. 16-22, 60, 85; Id., Documenti ed illustrazioni risguardanti la storia artistica ferrarese, Ferrara 1868, pp. 16-22; Id., Benvenuto Tisi da Garofalo..., Ferrara 1872, p. 38 (per Sigismondo II); A. Venturi, L'arte ferrarese nel periodo di Ercole I d'Este, in Atti e mem. della Deput. di storia patria per le prov. della Romagna, s. 3, V (1888), p. 112 (per Sigismondo II); G. Gruyer, L'art jerrarais à l'époque des princes d'Este, Paris 1897, ad Ind.; C. Cavaliere Toschi, in La chiesa di S. Giovanni Battista e la cultura ferrarese del Seicento, Milano 1981, p. 261 n. 1; A. Mezzetti - E. Mattaliano, Indice ragionato delle Vite de' pittori e scultori ferraresi di G. Baruffaldi, II, Ferrara 1981, pp. 78 s., 172; III, ibid. 1983, pp. 22, 25; A.M. Fioravanti Baraldi, Il contributo della Confraternita dell'Orazione e Morte alla cultura figurativa ferrarese del secondo Cinquecento: l'Oratorio dell'Annunziata, in L'impresa di Alfonso II, Bologna 1987, p. 275 nn. 17, 20 (per Bernardino); U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XII, pp. 2 s.