FIORENZO di Giuliano di Geminiano
Non si conoscono gli estremi anagrafici di questo intagliatore documentato a Perugia dalla seconda metà del XVI all'inizio del XVII secolo. Il primo documento del novembre 1566 ricorda che il F., avendo intenzione di lasciare il servizio presso il reverendo priore canonico Roberto Ludovici Lancillotti per dedicarsi alla professione di pittore o scultore, ricevette in dono da questo 500 fiorini per facilitargli l'inizio della carriera (Arch. di Stato di Perugia, Notarile 1400, c. 334r). Il F. intraprese così l'attività di intagliatore e doratore, lavorando prevalentemente a Perugia: nel 1573 dorò "ornamentum lignaminis" nella cappella della Confraternita di S. Giuseppe nel duomo (ibid., 2014, c. 123v). Continuò poi un assiduo rapporto con il vivace cantiere della cattedrale perugina, in cui venne impiegato tra gli anni 1581-1583 per dipingere il cero pasquale, rabescare in verde i banchettoni del coro. decorare il baldacchino di S. Onofrio, eseguire alcuni drappelloni e colorare in verde i gradini dell'altare maggiore e in turchino quelli della cappella del Crocifisso. Nel 1585 dorò il tabernacolo, costruito nel 1567, della basilica di S. Pietro di Perugia e in seguito ne ideò l'ingrandimento, dorandolo e dipingendolo nel 1608 (il tabernacolo, andato perduto, fu sostituito dall'attuale in marmo). Gnoli (1923) ricorda che nel 1586 il F. dorò una predella ed un serafino per la Confraternita di S. Agostino. L'anno seguente (non nel 1581 come riporta Mancini, 1992, p. 488) il capitolo della cattedrale affidò al F. l'esecuzione di varie decorazioni, tra cui "alcuni misteri de la santissima Passione di bassorilievo d'oro brunito", dei serafini con festoni a bassorilievo e la doratura per il tabernacolo del duomo secondo il disegno e la supervisione del suo autore: l'architetto perugino Bino Sozi (Arch. di Stato di Perugia, Notarile 1860, c. 177r).
Nel 1591 il F. compare fra i testimoni nell'atto di vendita di alcuni diritti su un pezzo di terra (ibid., 2419, c. 27r). L'anno dopo ricevette l'importante incarico di costruire il tabernacolo (andato perduto) per l'altare maggiore della chiesa di S. Francesco a Perugia (ibid., 1877, cc. 333r-336v), opera impegnativa dall'architettura classicheggiante come indica la minuziosa descrizione con più di quaranta statuette. Al 1593 risale il primo testamento di F., abitante in Porta Eburnea, parrocchia di S. Stefano, in cui chiede di essere sepolto nella chiesa di S. Francesco e nomina erede la moglie Lucrezia Balestrucci (ibid., 2239, c. 192r).
Nel 1594 gli fu allogata una grande ancona con tabernacolo per l'altare maggiore della chiesa di S. Francesco a Cascia, ora nel transetto sinistro. I dipinti con Dio Padre e Ascensione di Cristo benché dal testo del documento (Morini, 1915) risultino essere stati commissionati al F. insieme con la grande cornice architettonica, appartengono a Niccolò Circignani, che firmò e datò la seconda opera al 1596. Nel 1595 il F. incaricò un suo procuratore di riscuotere dal padre guardiano dei frati della chiesa di S. Francesco e dai committenti delle famiglie nobili Frenfanelli e Franceschini di Cascia il compenso per una pittura ed altri lavori fatti secondo la convenzione stipulata dal notaio R. Graziani di Cascia (Arch. di Stato di Perugia, Notarile 1442, c. 557). Due anni dopo fece quietanza di pagamento ai figli ed eredi di Francesco Franceschini di Cascia e Geronimo di Marino Bartolomei del residuo di una somma maggiore a lui dovuta (ibid., 1443, c. 67r). Nel 1600 completò la decorazione del soffitto ligneo della Confraternita di S. Francesco a Perugia, essendo venuto a mancare il maestro Ercole di Tommaso nel 1573.
Il F. è ricordato ancora in un documento del 1602 come proprietario di beni situati in Porta Eburnea a Perugia (ibid., 2804, c. 162r) e nel dicembre di quell'anno ricevette una quietanza di pagamento per aver condotto a fine in ogni sua parte il tabernacolo della chiesa di S. Francesco a Perugia; compare poi nel 1603 tra i testimoni di un atto riguardante la costituzione di una società di officio (ibid. 2255, c. 293r). Al 1605 risale il suo secondo testamento nel quale, a differenza dei precedente, dichiara di voler essere sepolto nella cattedrale di S. Lorenzo nel pilo della società del Ss. Sacramento (ibid. 1868, c. 79v).
Le ultime notizie su F. risalgono al 1608 e sono relative a quattro pagamenti per il tabernacolo di S. Pietro a Perugia. In quasi tutti i documenti viene ricordato anche con la qualifica di pittore: risulta infatti nella Matricola dei pittori (Perugia, Bibl. com. Augusta, ms. 961, c. 4r) fra i maestri che pagavano 10 scudi alla dogana ogni semestre, ma nessuna sua opera è stata rintracciata per avviare una ricostruzione che abbia fondata concretezza. Non è presente invece il nome del F. nella Matricola dell'arte di pietra e legname, come indica Gnoli, mentre compare per il rione di Porta S. Pietro suo figlio Pietro Matteo "receptus die X augusti 1631" (Ibid., ms. 977, c. 38v). Della sua attività di intagliatore e doratore rimangono il tabernacolo sull'altare maggiore a forma di tempio a pianta centrale e la grande mostra d'altare in S. Francesco a Cascia, di gusto classico, con eleganti intagli, trabeazione d'ordine corinzio e quattro colonne ornate con tralci di vite dorati di andamento elicoidale, poggianti su piedestallo di ordine composito.
Fonti e Bibl.: A. Mariotti, Lettere pittoriche perugine, Perugia 1788, p. 252; L. Manari, Documenti e note ai cenni storico-artistici della basilica di S. Pietro di Perugia, in L'Apologetico, V (1866), pp. 254 s., 2741 F. Guardabassi, Indice guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l'istoria e l'arte esistenti nella provincia dell'Umbria, Perugia 1872, p. 183; A. Rossi Maestri e lavori di legname in Perugia nei secc. XVXVI, in Giornale di erudiz. artistica, I(1872), pp. 316, 318, 321-325; G. Mazzatinti, Statuto e matricola dell'arte dei pittori in Perugia, in Rassegna bibl. dell'arte ital., II(1899), p. 146; L. Manzoni, Statuti e matricole dell'arte dei pittori delle città di Firenze, Perugia, Siena, Roma 1904, p. 9; W. Bombe, in U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XI, Leipzig 1915, p. 597 s.; A. Morini, Un dipinto di F. di G. perugino con firma apocrifa del Pomarancio nella chiesa di S. Francesco a Cascia, in Boll. della R. Dep. di storia patria per l'Unibria, XXI (1915), pp. 537-542; U. Gnoli, Pittori e miniatori nell'Umbria, Spoleto 1923, pp. 111 s.; W. Bombe, Urkunden zur Geschichte der peruginer Malerei im 16. Jahrhundert..., Leipzig 1929, pp. 94-96; A. Fabbi, Storia e arte del Comune di Cascia, Spoleto 1975, pp. 105, 309-311; Id., Guida della Valnerina. Storia ed arte, Spoleto 1977, p. 331; M. Tabarrini, L'Umbria si racconta, I, Foligno 1982, p. 285; F.E Mancini, Miniatura a Perugia tra Cinquecento e Seicento, Perugia 1987, pp. 126, 132; K. Zimmermanns, Umbria, Milano 1990, p. 302; F.F. Mancini, La decorazione manieristica della cattedrale, in Una città e la sua cattedrale…, il duomo di Perugia, a cura di M.L. Cianini Pierotti, Perugia 1992, pp. 498, 500.