BAVA BECCARIS, Fiorenzo
Nacque a Fossano (Cuneo) il 17 marzo, 1831. Uscito dall'Accademia militare a vent'anni col grado di luogotenente d'artiglieria, guadagnò nel 1852 una menzione onorevole in occasione dello scoppio della polveriera di Borgo Dora a Torino. Partecipò alla guerra di Crimea e, col grado di capitano, a quella del 1859, meritando una medaglia d'argento. Maggiore nel 1862, comandò nel 1866 una batteria alla battaglia di Custoza.
Nel 1869 pubblicò a Firenze un importante studio sull'ordinamento militare italiano: Considerazioni sull'ordinamento militare del Regno (estratto dalla Rivista milit. ital.).In esso sostiene la necessità di un'educazione militare per l'intera nazione, e non soltanto per il proletariato, per tenerla costantemente pronta alla guerra e propone l'istituzione di una cattedra di scienza militare nelle università. L'esercito in tempo di pace avrebbe dovuto toccare i 195.000 uomini con una ferma ridotta al di sotto dei cinque anni; in tempo di guerra limitarsi a 300.000, ma perfettamente addestrati. Auspica la diffusione di corpi leggeri (cacciatori delle Alpi e degli Appennini; bersaglieri, raccolti questi ultimi sotto un comando generale) e propone numerose semplificazioni amministrative. Si dichiara favorevole al metodo elettivo per il comandante in capo e i generali di corpo d'armata e di dìvisione, riservando il diritto di veto al potere esecutivo. L'opera si conclude con proposte d'istituzione d'un consiglio permanente di guerra, di modifiche delle norme per l'avanzamento, di abbandono del carattere specialistico del corpo di Stato Maggiore. Non mancano auspici per un miglioramento generale nelle condizioni delle popolazioni rurali, per elevare il livello medio dei coscritti e per un più intenso e proficuo contatto tra gli ambienti militari e la società.
Comandante del 59° fanteria e maggior generale nell'ottobre 1882, il B. fu a capo di una brigata di cavalleria, poi della Direzione generale. d'artiglieria e genio, quindi della Divisione militare di Roma, finalmente del VII ed in seguito del III Corpo d'armata, di stanza a Milano.
In tale sua qualità, nel pomeriggio del 7 maggio 1898, in seguito à violente manifestazioni popolari contro il carovita, assunse, con un manifesto invitante alla cahna, i poteri di R. commissario straordinario a Milano e represse con durezza militare il moto popolare. Il numero delle vittime, mai accertato con precisione, fu certo elevatissimo, nell'ordine di parecchie centinaia di individui, a causa dell'uso indiscriminato delle armi, e perfino dell'artiglieria. Altre gravissime violazioni della legalità vennero. allora compiute, dall'invasione dei locali del Secolo con l'arresto di tutti i presenti all'incarceramento dei deputati Turati e De Andreis. Nel corso delle settimane successive l'azione del B. si volse con particolare energia a danno dei cattolici e dell'estrema sinistra. Istituito un tribunale di guerra e prorogato il coprifuoco a mezzanotte, in. seguito al ristabilimento della tranquillità, nel pomeriggio del 10 maggio, il B. emanò l'indomani un manifesto di ringraziamento alle truppe, in cui diceva tra l'altro: "... I malvagi di ogni partito, concordi nel folle intento di sovvertire le istituzioni e disfare l'Italia, l'avrebbero ripiombata in una servitù peggiore della prima. Voi l'avete impedito". Seguì, dopo l'offerta di collaborazione da parte del vicario generale Mantegazza, un vivace scambio di lettere tra il B. ed il cardinale arcivescovo Ferrari; questi, già assente da Milano nei giorni del tumulto, giudicò bene di ripartire. L'attrito si aggravò con la diffida, pronunziata il 17 maggio dal B., ai parroci di "seminare zizzania" dal pulpito, e con lo scioglimento, seguito l'indomani, del comitato diocesano, con successive misure contro la stampa e i giornalisti cattolici. Il 22 maggio, m concomitanza con la liberazione dei cappuccini detenuti. per i fatti di corso Monforte, Leone XIII interveniva con una lettera al Ferrari in cui riprendeva polemicamente talune espressioni del Bava Beccaris. Quanto all'estrema sinistra, risale alla personale responsabilità del B. il divieto ai deputati di visitare i loro colleghi arrestati e di far uscire il soppresso Secolo sotto la garanzia di censura preventiva (14 maggio) e il rifiuto a Sonzogno di fondare un nuovo giornale, il Tempo (28 maggio).
Nominato senatore il 16 giugno 1898 e decorato della croce di grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia, il B lasciò il servizio attivo nel febbraio 1899 e fu collocato a riposo tre anni più tardi.
Tra i suoi interventi principali al Senato segnaliamo i seguenti: 30 giugno 1903, sul bilancio della Guerra (delegazione ministeriale di funzioni ai comandi di corpo d'armata, divisione tra gli ufficiali di reggimento e quelli di stabilimento, incremento delle scuole, di tiro a segno con l'obiettivo della nazione armata); 9 maggio 1905, sul disordine nelle funzioni dello Stato; 29 giugno 1905, d'intesa con Pelloux, perché il confine austriaco fosse fortificato come s'era fatto per il francese; 20 marzo 1908, in violenta polemica contro il presidente Giolitti, per protestare dinanzi al carattere amministrativo anziché parlamentare della commissione inquirente sull'affare Nasi; 10 apr. 1911, contro l'istruzione elementare obbligatoria, proposta dal ministro Credaro per i militari in servizio. Ultimo intervento, quello del 24 marzo 1922 sugli orfani ed invalidi di guerra. Partecipò al referendum sulla massoneria bandito dall'Idea nazionale (7ag. 1913) in forme duramente critiche verso le società, segrete, "ribellione contro la libertà", e sottoscrisse più volte per la campagna elettorale nazionalista dello stesso anno.
Morì a Roma l'8 apr. 1924.
Nel 1911 il B. aveva preparato - avvalendosi della collaborazione del capitano Giulio Del Bono - per i volumi celebrativi del cinquantennio dell'unità la monografia sull'esercito, pubblicata col titolo: Esercito Italiano. Sue origini, suo successivo ampliamento, stato attuale (Cinquant'anni di storia italiana, Milano 1911, vol. I).
Fonti e Bibl.: In mancanza di una monografia particolareggiata sull'operato personale del B. durante i moti del 1898, si consultino le trattazioni di quegli avvenimenti, fra le quali: P. Valera, Dal cellulare a Finalborgo, Milano 1899, passim; C. Romussi, Pagine staccate (Dal cellulare al reclusorio), Milano 1900, passim; P.Valera, La sanguinosa settimana del maggio 1898, Genova 1907, pp. 3-20 e passim; T.De Carpi, La breccia del convento di Milano nel 1898, Firenze 1910, pp. 12, 35, 89, 101 e passim; F. Borghi, Milano negli ultimi 50anni di storia italiana, 1871-1921, Milano 1923, pp. 95-98. Vedi inoltre: Illustrazione italiana, 20 apr. 1924, p. 501 (necrol.); N. Colaianni, L'Italia nel 1898. Tumulti e reazioni, a cura di B. Biral, Milano 1951, pp. 67-72 e passim; G. Spadolini, L'opposizione cattolica da Porta Pia al '98, Firenze 1955, pp. 465 nota, 466, 474 s., 477, 490, 492, 532; R. Colapietra, Il '98 - La crisi di fine secolo, Milano 1959, v. Indice.Cfr. infine la stampa coeva, con particolare riguardo al Corriere della Sera, alla Perseveranza e alla Illustrazione italiana (primo semestre 1898).