LIBERI, Fiore de'
Figlio di Benedetto, nacque tra il 1340 e il 1350 a Premariacco o - più probabilmente - a Cividale, in Friuli, da una famiglia originaria della vicina Premariacco.
I pochi dati biografici sul L. si ricavano dai prologhi del suo trattato, il Flos duellatorum, nei quali il L. offre una descrizione di se stesso e della genesi dell'opera.
Incline alle arti marziali, il L. coltivò fin dalla prima giovinezza l'arte del combattimento, appresa da vari maestri italiani e tedeschi, soprattutto da Giovanni detto Sveno, discepolo di Nicola Toblem, della diocesi di Metz. Raggiunta la piena conoscenza nelle diverse discipline (uso di spada, lancia e daga, lotta a piedi e a cavallo), si dedicò a esse per cinquant'anni, mettendo la sua abilità a disposizione di vari signori in Italia e fuori.
Nel 1383 il L. rientrò per breve tempo in Friuli, in seguito alla guerra civile scoppiata dopo la nomina di Filippo d'Alençon a patriarca commendatario di Aquileia nel 1381. In quell'occasione ricevette l'incarico dai cittadini di Udine - contrari all'elezione del d'Alençon - di ispezionare e rimettere in efficienza il materiale bellico presente nell'armeria della Comunità o in consegna alle corporazioni. Accettando questo compito, si alleò con gli avversari dei suoi concittadini, poiché la Comunità di Cividale faceva capo al partito disposto a riconoscere l'elezione e, quindi, il declassamento del patriarcato a semplice commenda.
Durante il soggiorno friulano, il L. si stabilì verosimilmente nella casa di Borgo Gemona in cui nel 1384 abitava il figlio Benedetto. Non è noto in quale modo abbia assolto l'incarico affidatogli dagli Udinesi e nemmeno in seguito risultano altre notizie al riguardo.
Nei primi anni del '400 il L. si trovava presso la corte di Ferrara, dove era maestro di scherma del marchese Niccolò (III) d'Este, al quale dedicò il Flos duellatorum, il primo trattato italiano conosciuto sull'arte del combattimento, composto in pochi mesi, dal febbraio all'agosto 1409.
L'unico esemplare dell'opera conservato in Italia risulta un codice figurato conosciuto come Pisani Dossi, di proprietà del nobile Alberto Pisani Dossi (lo scrittore Carlo Dossi); questo manoscritto, del quale non si conosce l'attuale ubicazione, fu riprodotto in facsimile nel 1902 da F. Novati. Si hanno tuttavia informazioni sull'esistenza di almeno altri cinque esemplari oggi non reperibili, che presentavano varianti: due di questi sono stati conservati nella biblioteca estense fino al 1508; un altro, con notizie sugli allievi più illustri del L. nonché sulle loro attività, risulta essere stato proprietà del veneziano Nicolò Marcello di Santa Marina e poi di Apostolo Zeno. Un quarto appartenne a Bernardo Maria De Rubeis per passare quindi, probabilmente, al bibliofilo inglese Walter Sneyd, mentre l'ultimo esemplare, forse identificabile con quello di Marcello, ai primi del '900 doveva trovarsi in Inghilterra nella biblioteca di sir Thomas Phillipps. Sono noti altri due manoscritti: uno conservato al Paul Getty Museum di Malibu, CA (Ludwig, XV.13, del quale Kristeller segnala la precedente collocazione: Phillipps, 4204) e l'altro alla Pierpont Morgan Library di New York (383), con nuove figure e un ampio commento tecnico, entrambi utilizzati per la riedizione dell'opera del 2002, curata da Rubboli e Cesari.
Il Flos duellatorum si presenta come una raccolta di centinaia di disegni commentati da didascalie in uno o più distici in volgare, "rozzi versi quasi dialettali, in cui ora si fanno parlare le armi, ora si descrive il colpo, ora si minaccia o s'irride l'avversario" (Croce, p. 61). Fu realizzato come opera collettiva del maestro di scherma, di un letterato e di un disegnatore per volere del L. - ormai anziano e per questo impossibilitato a esercitare la sua arte - affinché l'esperienza da lui maturata in anni di attività non andasse perduta. Il L. intendeva così offrire un valido supporto per gli uomini impegnati in guerre o in altre situazioni di pericolo, auspicando, tuttavia, che le informazioni nel trattato fossero unicamente appannaggio di nobili e cavalieri e che l'opera non venisse divulgata tra il popolo. Al pubblico, così selezionato, il L. trasmetteva le sue conoscenze tecniche su lotta libera, difesa personale contro un avversario armato di daga, uso della daga stessa, di spada a una mano o a due, di lancia, azza e, inoltre, spiegava come difendersi da un nemico con armi diverse dalle proprie; una parte della trattazione riguarda infine il combattimento equestre, con o senza l'uso delle armi. L'opera è introdotta da tre prologhi: il primo è scritto in prosa latina di tipo notarile, il secondo in un volgare di area settentrionale, il terzo è in esametri latini.
La caratteristica più evidente del Flos, e ciò che ne costituisce anche il maggior pregio, è la presenza di disegni semplici e precisi, di cui l'autore si serve per descrivere le varie tecniche di combattimento, secondo le diverse discipline. Ogni pagina contiene di solito sei o otto scene di lotta; le figure rappresentate sono isolate oppure accostate, spesso impegnate a combattere a due a due; talora sono disarmate, ma sovente lottano con l'ausilio di armi di vario tipo, pugnali, lance, spade, spadoni, bastoni; a volte indossano pesanti armature; possono essere raffigurate a piedi o a cavallo. Nelle varie scene il maestro si distingue perché ha sul capo una corona regale, mentre l'avversario indossa una sorta di giarrettiera d'oro collocata sotto il ginocchio. Data l'abilità tecnica con la quale le immagini furono realizzate, si presume che il L. dovette avvalersi della collaborazione di un valido disegnatore, identificato, in modo ipotetico, con il nome del veronese Altichiero.
Edizioni: Flos duellatorum in armis, sine armis, equester et pedester (Il Fior di battaglia di maestro Fiore dei Liberi da Premariacco). Testo inedito del 1410, a cura di F. Novati, Bergamo 1902, in facsimile con l'aggiunta di una trascrizione diplomatica (ristampa in facsimile Pisa 1982); Fiore de' Liberi, Flos duellatorum in armis, sine armis, equester et pedester, a cura di G. Rapisardi, Padova 1998; Flos duellatorum 1409-2002. La pietra miliare della scuola marziale italiana, a cura di G. Galvani, San Giovanni Lupatoto 2002 (riproduzione del cod. Pisani Dossi); Fiore dei Liberi, Flos duellatorum. Manuale di arte del combattimento del XV secolo, a cura di M. Rubboli - L. Cesari, Rimini 2002 (con uno studio comparato fra i tre manoscritti esistenti).
Nulla si conosce del L. dopo la redazione del Flos duellatorum e si ignorano sia la data sia il luogo della morte.
Fonti e Bibl.: B. Croce, Aneddoti di varia letteratura, I, Bari 1953, pp. 59-63; G. Marchetti, Il Flos duellatorum e Fior furlano, in T. Miotti, Castelli del Friuli, 6, La vita nei castelli friulani, Udine 1981, pp. 297-319; P.O. Kristeller, Iter Italicum, V, p. 274.