BROGNOLO, Fioramonte
Nacque a Mantova in data imprecisata nella seconda metà del secolo XV. Abbracciò lo stato ecclesiastico, ma seguendo le tradizioni della famiglia entrò, come il fratello Giorgio, al servizio del' marchese Francesco Gonzaga, che lo utilizzò per il lavoro diplomatico presso la corte di Roma. Nel febbraio del 1487 egli risulta già a Roma con l'incarico di chiedere al papa Innocenzo VIII la "reservatione delli beneficii" di Ludovico da Crema "per uno ... fiolo" del fratello Giorgio, con tutta probabilità quel Ludovico che si segnalerà presto anche lui al servizio diplomatico dei Gonzaga. Il negoziato, che riguardava anche altri benefici mantovani, si concluse con successo, tanto che il marchese poteva nominarlo verso la fine del maggio suo agente presso la corte pontificia (il 2 giugno il B. lo ringraziò per averlo "constituito qui appresso el pontefice suo oratore, procuratore... come appare nel mandato segnato di mano di V. E."). Questo primo soggiorno romano, nel corso del quale il B. ebbe modo di ragguagliare il suo signore sulle vicende della guerra tra re Ferrante di Napoli e Innocenzo VIII, fu interrotto però al sopraggiungere dell'estate (il suo ultimo dispaccio al Gonzaga porta la data del 17 luglio 1487).
Ritornò a Roma come residente mantovano nel 1492 e vi restò con qualche interruzione (negli anni 1499, 1508 e 1509 per i quali mancano i suoi dispacci da Roma) fino alla morte.
Negli ambienti della Curia il B. si trovò presto a suo agio, guadagnandosi le simpatie generali. La sua condizione di ecclesiastico gli valse la nomina a protonotario apostolico e nel 1505, sotto il pontificato di Giulio II ben altrimenti disposto verso i Gonzaga di quanto non lo fosse il suo immediato predecessore, il conferimento di un pingue beneficio, l'abbazia di S. Gregorio in Urbe.
Giunse a Roma nel maggio del 1492 in tempo per seguire le alterne vicende della malattia che doveva condurre nel luglio Innocenzo VIII alla morte. Del successivo periodo di interregno fino all'apertura del conclave e all'elezione di Alessandro VI egli fu attento spettatore. Il 7 agosto riferì al marchese del clima romano in tempo di sede vacante, senza tralasciare di accennare ai disordini sedati dall'energico intervento dei cardinali. All'elezione del nuovo papa dedicò non minore attenzione, descrivendo la sontuosa cerimonia dell'incoronazione in un famoso dispaccio del 31 ag. 1492 (pubblicato dal Pastor), nel quale non mancò di elencare maliziosamente i ricchi benefici dispensati generosamente da Alessandro VI ai cardinali che gli si erano venduti. Hanno avuto tanto, concluse il B. gustosamente, "che tutti saranno richi". Della splendida e tumultuosa vita della corte borgiana il B. resterà uno dei cronisti più pittoreschi, come comportava il gusto dei suoi committenti - e della marchesa Isabella in particolare, notoriamente avidissima di notizie e sensibile oltre ogni dire al richiamo irresistibile della cronaca mondana. Alla richiesta imperiosa ed inesauribile di lei, sempre pronta ad eccitare lo zelo indagatore degli agenti mantovani, il B. seppe corrispondere per tanti anni con indubbia sagacia. All'abilità dell'informatore non si può dire però che il B. accompagnasse l'intelligenza politica del commentatore capace di influenzare gli orientamenti e le decisioni del suo signore. La sua attività romana, abbondantemente documentata dalla ricca messe dei suoi dispacci conservati nell'Archivio di Stato di Mantova, non offre appigli ad una valutazione diversa ed appare invece fortemente condizionata dagli atteggiamenti decisamente antiborgiani della corte dei Gonzaga. Più disposto alla notazione di costume che alla penetrante osservazione politica, il B. dette in effetti il meglio di sé in certi bozzetti di vita cortigiana sapidi di mordaci allusioni, di fini ed argute riflessioni. Vale la pena di ricordare i gustosi riferimenti ai bastardi di Alessandro VI, al duca di Gandia "nepote de uno fratello de Sua Santità" o a quell'altro "nipote de uno fratello di Nostro Signore che è episcopo di Valenza", del quale nel marzo 1493 si preannunciava che "metterà zoso lo abito e torrà per moglie una nipote overo figliola de la maestà del Re".
Nel corso dei lunghi anni del suo soggiorno romano il B. non ebbe molte occasioni di alternare ai suoi compiti di informatore una vera e propria attività diplomatica. In genere egli era incaricato di negoziare questioni attinenti alla collazione dei benefici ecclesiastici mantovani oppure di incombenze ancor più irrilevanti. Nel 1493 ad esempio dovette adoperarsi a lungo per ottenere alla marchesa la dispensa dall'obbligo di mangiare "di puro olio" in tempo di quaresima, scontrandosi nell'ostinata resistenza del papa che mostrava "farne renitentia assai". Il negoziato più impegnativo di tutta la sua carriera fu quello relativo alla candidatura al cardinalato del protonotario Sigismondo Gonzaga, fratello del marchese Francesco. Il B. vi dispiegò tutta la sua abilità, nel marzo del 1494 suggerì accortamente di interessare opportunamente al negoziato "tutte queste donne, le quali hanno quello adito che voleno al pontefice et precipue madonna sua consorte [di Giovanni Sforza], la quale da ogni canto intendo essergli molto accepta". Il mese successivo irritato dalla scarsa compiacenza della corte mantovana, non mancò di precisare con rude franchezza che non si trattava solo di fare complimenti a Lucrezia Borgia. "El ce bisogna denari et non lettere..." scrisse il 3 aprile ad Isabella d'Este. Neanche il soccorso di altri diplomatici mantovani di lui più esperti, come il fratello Giorgio, accorso appositamente a Roma per coadiuvarlo nel difficile compito, valse a rimuovere lo sfuggente pontefice dal suo atteggiamento dilatorio. La trattativa fu ripresa dal B. dopo la morte di Alessandro VI, con il nuovo pontefice Giulio II che nel concistoro del 1º dic. 1505, superata la resistenza del Sacro Collegio, concesse finalmente il tanto desiderato cappello cardinalizio a Sigismondo Gonzaga.
Della marchesa Isabella, che coltivava amorosamente le lettere e le arti, raccogliendo anche appassionatamente quadri, statue e anticaglie d'ogni genere, il B. fu un corrispondente artistico competente e prezioso. Come si addiceva a quel cronista mondano di gran classe che egli era, usava ragguagliare la sua signora degli spettacoli teatrali di rilievo. Così nel 1492 riferì della rappresentazione allestita dal cardinale Giuliano Della Rovere in onore degli ambasciatori napoletani, "de una comedia la quale serrà quella de lo Amphitrione, et ogniuno spera che la debba essere una delle belle cose che fusseno fatte a Roma molti anni fa". Non meno zelante era nel procurare alla sua signora gli oggetti d'arte dei quali ella si era incapricciata. Nel 1502 riuscì a strappare ad Alessandro VI, che ne era gelosissimo, due statue antiche, una di Venere e l'altra di Cupido, appartenute già al duca di Urbino Guidubaldo Della Rovere, spodestato da Cesare Borgia, e ardentemente desiderate da Isabella. Nel 1505 sempre per commissione della marchesa fece riprodurre "per uno bono pictore de palatio" "quello mapamondo et signi celesti, che sono depinti in due spere solide in la libraria del papa".
La corrispondenza del B. con la corte mantovana si arresta all'anno 1512, nel quale egli dovette ritirarsi dal servizio diplomatico assolto per venti anni. Abbandonò anche l'abbazia di S. Gregorio in Urbe che cedette al nipote Niccolò Brognolo, ma continuò a vivere a Roma fino a quando lo colse la morte il 19 dic. 1514 dopo lunga malattia.
Fonti e Bibl.: I dispacci del B. si conservano nell'Archivio di Stato di Mantova, Gonzaga, buste 847, 849, 850, 851, 852, 854, 855, 856, 857, 858, 860. I dispacci del nipote Niccolò, ibid., buste 862-863; Archivio di Stato di Mantova, Fondo D'Arco, n. 218: C. D'Arco, Delle famiglie mantovane (ms.), V, p. 205; Carteggio inedito d'artisti dei secc. XIV, XV, XVI, pubblicato ed illustrato con documenti pure inediti, a cura di G. Gaye, II, 1500-1557, Firenze 1840, pp. 67 s.; A. Luzio, Isabella d'Este e i Borgia, in Arch. stor. lomb., XLI ( 1914), pp. 474-478, 482 s., 488, 677; XLII (1915), p. 124; L. v. Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1925, ad Indicem; L. Mazzoldi, Da Ludovico secondo marchese a Francesco secondo duca, in Mantova. La storia, II, Mantova 1961, ad Indicem.